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PARCO ADAMELLO BRENTA * “ IL LUPO IN TRENTINO “: « CONOSCERLO PER GESTIRE LA SUA PRESENZA, NUOVA SERATA IERI A DIMARO DEL CICLO “ I MARTEDÌ DEL PARCO ” »

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19.19 - mercoledì 11 agosto 2021

Nuova serata ieri a Dimaro del ciclo “I martedì del Parco” .Il lupo in Trentino: conoscerlo per gestire la sua presenza.

Si è parlato di lupo ieri a Carciato – frazione di Dimaro Folgarida – nell’ambito del ciclo di incontri “I martedì del Parco – conversazioni sulla natura”, che possono essere nuovamente seguiti anche in presenza, dopo il lungo periodo di lockdown, ma che vengono comunque trasmessi in diretta sul profilo Facebook del Parco Naturale Adamello Brenta. Relatori d’eccezione Enrico Ghirardi, del Gruppo grandi Carnivori del CAI, che ha presentato l’esperienza del 2020 che ha coinvolto un certo numero di allevatori che hanno messo in atto buone pratiche di allevamento per mitigare il conflitto con il lupo, Enrico Ferraro, tecnico dell’Associazione Cacciatori del Trentino, che ha affrontato il tema della percezione del lupo da parte del mondo venatorio, e Claudio Groff, del Settore Grandi carnivori del Servizio Faunistico della Provincia autonoma di Trento, che ha tracciato un quadro generale della gestione del lupo in provincia. In Trentino i branchi di lupi erano 17 a fine 2020, ognuno composto mediamente da 4-5 individui adulti. Molti di essi si spostano in un’area che comprende anche altri territori italiani confinanti con la provincia, il che evidenzia la necessità di una gestione coordinata degli interventi che riguardano l’animale; ciò sulla base di una normativa di riferimento che ha ormai una trentina di anni, ed è quindi un po’ datata, e tenendo conto del fatto che il nuovo Piano nazionale lupo non è ancora stato approvato.

La mancata conoscenza porta la paura: parte da questa considerazione la serata di ieri organizzata dal Parco Naturale Adamello Brenta nell’ambito del ciclo “I martedì del Parco”, dedicata al lupo. Ed un effetti su questo animale pesano in pari misura stereotipi e lacune conoscitive, che eventi come questo possono contribuire a colmare.

Il rapporto fra uomo e lupo è da sempre molto stretto, tant’è che circa 20.000 anni fa il lupo è stato il primo animale ad essere addomesticato dall’uomo. Al lupo la specie umana è quindi molto legata, sul piano concreto ma anche simbolico. In Trentino le prime presenze si sono registrate nel 2010 (in valle di Non) e poi, partendo dal branco della Lessinia (2013), si è arrivati a 17 branchi, circa una novantina di esemplari, in 8 anni. Un branco di lupi ha bisogno all’incirca di un territorio di 150-200 kmq. Il Nord Est italiano permetterebbe quindi di ospitare anche una settantina di branchi. Quale può essere l’impatto della presenza di questo grande predatore sulla fauna selvatica, che costituisce la sua principale fonte di cibo? Monitoraggi effettuati in Piemonte hanno mostrato un calo significativo di esemplari solo per quanto riguarda il muflone, che non è una specie autoctona ed è quindi meno attrezzata per difendersi dal predatore, senza il quale si è evoluta. Ovviamente ci sono altri fattori che determinano aumenti o decrementi del numero di esemplari appartenenti alle varie specie, oltre alle predazioni, ad esempio gli inverni innevati.

In Trentino il ritorno del lupo è dovuto comunque anche alla grande presenza di ungulati. Il problema, sottolinea l’Associazione Cacciatori, non si può affrontare in maniera ideologica, ma semmai con un approccio di carattere tecnico-scientifica. Dove ci sono dei lupi, come riconosciuto dalla stessa Provincia, ci sono danni alla zootecnia, che possono essere limitati con il ricorso alla prevenzione, ma non del tutto eliminati. E se la normativa di riferimento, dopo trent’anni, è invecchiata, la condizione del lupo in quel lasso di tempo è invece molto migliorata.

La situazione del lupo, però, è diversa da quella dell’orso. L’orso è una presenza molto legata al territorio trentino (dove vive, isolata, l’unica popolazione delle Alpi), mentre il lupo è tornato in tutta Europa. Una collaborazione interregionale e internazionale, per gestirne la presenza, è quindi quantomai necessaria, posto che il lupo è una specie protetta, e quindi anche eventuali abbattimenti possono essere effettuati solo in situazioni particolari.

A quanto ammontano gli indennizzi provinciali per i danni prodotti dal lupo in un anno, in Trentino? A circa 80.000 euro/anno negli ultimi anni. Riguardo agli incentivi per le opere di prevenzione – essenzialmente recinzioni elettriche e cani da guardiania, utili anche per prevenire gli attacchi dell’orso – essi sono maggiori per ovini e caprini, specie più vulnerabili, più ridotti per bovini e equini. I cani da guardiania, che erano scomparsi sul territorio trentino, sono stati incentivati dall’ente pubblico con sovvenzioni e sono ormai diverse decine. La Provincia investe ormai da un decennio risorse umane e finanziarie per la conservazione e la gestione del lupo, che sono impiegate con l’obiettivo di rendere questa presenza compatibile con la zootecnia di montagna, che rimane un elemento essenziale, sotto molti punti di vista, del paesaggio trentino ed alpino.

Infine, sulla pericolosità del lupo nei confronti dell’uomo: in realtà non ci sono segnalazioni recenti, documentate, di attacchi agli uomini da parte di lupi in Europa. Ma è successo in passato, con condizioni sociali, economiche e ambientali assai diverse da quelle attuali. Gli ultimi casi in Italia si sono registrati fino all’inizio dell’800, quindi in un’epoca che precede, fra l’altro, la diffusione di armi da fuoco efficaci. In alcune parti del mondo, come l’India dove le condizioni citate permangono, si segnalano tuttavia ancora alcuni eventi. Come ci si deve comportare per evitare che il lupo diventi confidente con l’uomo? Il tutto ruota essenzialmente attorno al cibo e alla gestione dei rifiuti. Avere un territorio pulito e dove il ciclo dei rifiuti è tenuto sotto controllo di per sé può ridurre molto il rischio di contatti.

Il prossimo appuntamento con “I martedì del Parco” si terrà a Cles, sala Borghesi Bertolla, il 7 settembre, in collaborazione con il Comune e la biblioteca di Cles, sul tema: Ali a rischio: gli uccelli rapaci, osservati speciali. Interverranno l’ornitologo Luigi Marchesi e Elena Guella, funzionario del Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette della Provincia.

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