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OPENPOLIS.IT * EUROPA – IMPOSTE PROFITTI D’IMPRESA: « IL PAESE CON TASSAZIONE PIÙ ELEVATA SUI REDDITI NEL 2022 È IL PORTOGALLO (31,5%), POI GERMANIA (29,83%) E ITALIA (27,81%) »

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07.43 - mercoledì 21 dicembre 2022

L’Unione europea ha recentemente adottato una direttiva per l’applicazione dell’imposta minima globale per le multinazionali e le grandi aziende. L’aliquota è considerata molto bassa, ma ancora oggi alcuni paesi Ue si trovano al di sotto di tale soglia.

Il paese con la tassazione più elevata sui redditi d’impresa nel 2022 è il Portogallo (31,5%). Al secondo posto si trova la Germania (29,83%), soprattutto grazie alla tassazione di livello regionale. L’Italia, con il 27,81%, è terza, mentre agli ultimi posti, come accennato, si trovano l’Ungheria (9%) e l’Irlanda (11%).

Consideriamo qui l’aliquota combinata, ovvero che comprende sia le imposte a livello centrale (statale) che quelle a livello sub-centrale (regionale). Quest’ultima componente risulta particolarmente elevata nel caso della Germania, dove ammonta al 14% (appena più bassa di quella di livello centrale, pari al 15,8%). Ma ha un peso notevole anche nel Lussemburgo (6,7%) e non è indifferente nemmeno in Italia (3,9%).

Un altro indicatore che l’Ocse utilizza per misurare la tassazione delle imprese è il loro rapporto con il prodotto interno lordo nazionale (Pil).

Da questo punto di vista il dato più alto lo registra il Lussemburgo, dove le tasse sui profitti delle società ammontavano, nel 2020 (l’ultimo dato disponibile), al 4,6% del Pil. Quote elevate si riscontrano anche in Belgio (3,3%) e in Irlanda (3,2%). Mentre risultano particolarmente basse in Lettonia (0,7%) e in Ungheria (1%).

A parte pochissime eccezioni (Austria, Belgio, Estonia, Lituania e Slovenia) si tratta di cifre che si sono ridotte rispetto a 20 anni prima. In Finlandia ad esempio nel 2000 le imposte sulle imprese si attestavano al 5,7% del Pil, mentre nel 2020 erano scese ad appena il 2,1% (-3,6 punti percentuali). Marcato anche il calo osservato dal Lussemburgo, pari a oltre 2 punti percentuali.

Anche l’Italia, come gli altri grandi stati dell’Ue (Germania, Francia e Spagna), non è stata estranea a questa dinamica. Nel nostro paese il rapporto tra imposte sui profitti d’impresa e il Pil è infatti diminuito di 0,7 punti percentuali in questo stesso lasso di tempo.

In Francia e Italia le imposte ammontano a più del 2% del Pil. La tassazione dei profitti d’impresa come quota del Pil nei grandi paesi Ue (2000-2020). I profitti delle imprese sono una delle molte componenti per cui gli stati prevedono delle imposte specifiche. Si tratta infatti molto spesso di proventi notevoli, che possono dare un importante contributo allo sviluppo di beni e servizi pubblici, accessibili a tutta la cittadinanza.

Questo aspetto assume particolare importanza all’interno dell’Unione europea, dove esiste un mercato unico ma sussistono ancora differenze marcate nella tassazione dei profitti societari. Un fenomeno che facilita lo spostamento delle aziende nei paesi con regimi più favorevoli, a scapito di quelli che tassano più severamente. Si tratta quindi di un aspetto che necessita di un’armonizzazione maggiore rispetto a quella attuale.

L’imposta minima sui profitti d’impresa: l’iniziativa internazionale e la nuova direttiva europea
A fine novembre il consiglio dell’Unione europea ha emesso una direttiva, che entrerà in vigore nel 2023, sull’imposta minima sui profitti delle multinazionali e delle grandi imprese. Si tratta del secondo pilastro di una iniziativa globale, implementata a ottobre del 2021, il cui scopo è quello di combattere l’evasione fiscale e limitare i profitti eccessivi delle grandi aziende.

La direttiva definisce il target di riferimento dell’imposta minima. Si tratta delle grandi aziende, multinazionali o domestiche se caratterizzate da entrate annue superiori al 750 milioni di euro. Con l’esclusione delle aziende che producono beni e servizi di interesse pubblico (ad esempio nei settori della sanità, dell’educazione e delle infrastrutture pubbliche). Un’attuazione quindi che non si è discostata molto dalle decisioni già prese in sede internazionale – considerate tuttavia piuttosto manchevoli.

Oxfam ad esempio ha denunciato lo scarso livello di ambizione di un’aliquota fissata al 15%, appena al di sopra di quella dei paradisi fiscali. Inoltre la soglia particolarmente alta escluderebbe moltissime aziende, anche dai fatturati notevoli. Il fatto poi che la soglia riguarda solo le aziende domestiche tende oltretutto a facilitare le controversie legali ed è di fatto una forma di discriminazione ai danni delle imprese straniere.

La tassazione delle imprese nei paesi europei. Nonostante il traguardo posto dalla direttiva sia piuttosto modesto, ci sono ancora dei paesi in Europa in cui il regime fiscale è molto benevolo nei confronti delle imprese. Tanto da non raggiungere la soglia minima.

DA SAPERE
I dati si riferiscono all’imposta combinata, che comprende sia il livello statale che quello sub-statale, nei paesi Ue che fanno parte dell’Ocse (sono quindi esclusi i paesi che fanno parte dell’Unione europea ma che non sono membri dell’organizzazione). Nei casi di struttura tariffaria progressiva, viene mostrata l’aliquota marginale superiore.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(pubblicati: lunedì 2 Maggio 2022)

 

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