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LANCIO D'AGENZIA

OPENPOLIS * FOCUS PREFETTI: « CHI SONO – COSA FANNO – CHI LI NOMINA / TRENTATRÉ I RAPPRESENTANTI DEL GOVERNO NOMINATI DALL’ATTUALE MINISTRO DELL’INTERNO LUCIANA LAMORGESE »

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15.48 - venerdì 12 giugno 2020

Sono trentatré i Prefetti nominati dall’attuale ministro dell’interno Luciana Lamorgese. Quella di Prefetto è la qualifica più alta in grado dei funzionari di carriera prefettizia. La nomina avviene con decreto del Presidente della Repubblica, previa delibera del Governo. Il ruolo di Prefetto prevede un rapporto di fiducia e stretta collaborazione con il Ministro dell’interno e con il Governo che può revocargli l’incarico in qualsiasi momento.

 

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Chi nomina i Prefetti

I prefetti sono nominati dal ministro dell’interno, da cui dipendono direttamente e con cui devono mantenere rapporti di fiducia e piena collaborazione indipendentemente dal colore politico del ministro e del governo in carica.

La nomina a prefetto e’ conferita con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno.

Quella di prefetto è la qualifica più alta in grado dei funzionari di carriera prefettizia. La nomina avviene con decreto del presidente della repubblica. Si tratta tuttavia di un atto solo formalmente presidenziale ma sostanzialmente governativo.

La nomina infatti fa seguito a una deliberazione del consiglio dei ministri che si esprime su proposta del ministro dell’interno. È questo in effetti a disporre di un ampio margine di discrezionalità sulla nomina dei prefetti. Il procedimento inizia con una commissione consultiva che individua i funzionari con la carica di viceprefetto ritenuti idonei alla nomina, in base a valutazioni sul percorso di carriera. In seguito a questa valutazione viene stilato un elenco di funzionari pari ad almeno il doppio dei posti disponibili. Alcuni posti in lista sono inoltre riservati a dirigenti della polizia di stato. A questo punto il ministro dell’interno, in vista della proposta al consiglio dei ministri, sceglie tra i funzionari presenti nella lista.

La qualifica di prefetto permette di ricoprire incarichi di vertice presso il ministero dell’interno, ma anche altri ruoli come il capo o vicecapo della polizia di stato. Inoltre i prefetti possono essere nominati alla guida di una prefettura – ufficio territoriale del governo. Anche questo incarico è conferito con decreto del presidente della repubblica, previa deliberazione del consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’interno. Tuttavia in questo caso la scelta del ministro avviene tra il personale che già detiene il titolo di prefetto.

Dei prefetti a capo delle 103 prefetture – uffici territoriali del governo attualmente in carica sono 33 quelli nominati dall’attuale ministro Luciana Lamorgese. Sono invece 51 quelli nominati da Matteo Salvini quando sedeva a capo del Viminale. D’altronde Salvini ha ricoperto l’incarico per poco più di 15 mesi mentre Lamorgese è in carica da meno di un anno. Sono poi 15 i prefetti ancora incarica nominati da Minniti e 4 quelli nominati dal Angelino Alfano.

Quello di prefetto è un incarico di carriera ma allo stesso tempo prevede un rapporto di fiducia e stretta collaborazione con il ministro dell’interno, da cui dipende direttamente. Questo vale per i prefetti con ruoli dirigenziali presso il ministero ma a maggior ragione per coloro che sono capo degli uffici territoriali. I prefetti infatti devono uniformarsi alle direttive dell’esecutivo e godere della fiducia del governo, che può revocargli l’incarico in qualsiasi momento.

 

 

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Chi sono i Prefetti

Sono funzionari del ministero dell’interno al massimo livello di carriera. Hanno grandi responsabilità nella gestione dell’ordine pubblico e del buon funzionamento delle istituzioni statali e locali.

Il prefetto rappresenta il livello di carriera più elevato a cui possono ambire i “funzionari di carriera prefettizia” del ministero dell’interno. In base al decreto legislativo 139/2000 questi sono selezionati tramite concorso pubblico ed iniziano la loro carriera con il rango di consigliere. Da sottolineare che, in base all’articolo 42 della legge 121/1981, anche i dirigenti della polizia possono diventare prefetti.

L’incarico più noto (ma non l’unico) che può ricoprire un prefetto è quello di essere destinato alla gestione di uno dei 103 uffici territoriali del governo distribuiti su tutto il territorio nazionale. L’area di competenza di queste strutture ricalca a grandi linee quella delle province con alcune differenze.

Le province sono infatti 107. Questo perché in Valle d’Aosta le funzioni prefettizie sono svolte dal presidente della regione, mentre nelle province di Trento, Bolzano hanno sede dei commissariati del governo.

Quello di titolare di un Utg è un incarico soggetto ad una frequente turnazione. Nel 2020 sono 21 i prefetti nominati per questo ruolo mentre erano stati 33 nel 2019. Il prefetto in carica da più tempo è quello di Cuneo, nominato nel 2014.

Da sottolineare che tra i prefetti attualmente in carica, le donne sono 40 (il 38%), mentre gli uomini 65.

Il grafico considera solamente i prefetti a capo di una prefettura – ufficio territoriale del governo. Non sono conteggiati gli altri funzionari del ministero dell’interno che hanno la qualifica di prefetto ma che svolgono altri incarichi.

Quella del prefetto è una figura che raramente trova spazio nel dibattito pubblico ma che invece ricopre una posizione centrale all’interno della pubblica amministrazione, con grandi poteri e responsabilità. Non bisogna dimenticare infatti che nelle facoltà dei prefetti ci sono, tra gli altri, anche poteri sostitutivi in caso di inerzia degli amministratori locali, oltre al fatto che ricoprono un ruolo di primo piano nei commissariamenti per mafia.

Non a caso, il percorso di carriera per arrivare al rango di prefetto è molto lungo. Dopo aver superato il concorso, seguono infatti due anni di preparazione nella scuola superiore dell’amministrazione dell’interno, terminati i quali i consiglieri ottengono l’incarico di viceprefetto aggiunto e possono iniziare a lavorare nei vari uffici che fanno capo al ministero.

Devono poi trascorrere almeno 9 anni e 6 mesi e la valutazione positiva di una apposita commissione di avanzamento prima che un viceprefetto aggiunto possa essere promosso al rango di viceprefetto.

A questo punto, il passaggio per diventare prefetto non è automatico. Questa nomina infatti è a totale discrezione del ministero e si basa sulle capacità dimostrate dai candidati nel corso della loro carriera.

on la riforma apportata dal decreto legislativo 29/2004 al prefetto sono stati attribuiti compiti di coordinamento anche al fine di garantire l’attuazione del principio di leale collaborazione tra lo stato e le autonomie territoriali.

Oggi il prefetto è un polo di aggregazione e centro di imputazione di responsabilità che deve facilitare il dialogo e la coesione sociale ed istituzionale tra i soggetti che operano a livello periferico.

 

 

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Che cosa fa il Prefetto

Ha il compito di rappresentare il governo a livello locale. Svolge attività di coordinamento in materia di sicurezza e ordine pubblico, sviluppo economico, ambiente e servizi alla comunità.

Il prefetto è il massimo livello di carriera che può essere raggiunto da alcuni funzionari del ministero dell’interno. Tra le sue attività più note vi è senza dubbio quella di rappresentante del governo a livello locale. In questa veste è a capo di una struttura complessa detta Ufficio territoriale del governo, istituita dal decreto legislativo 300/1999, che ha lo scopo di garantire il coordinamento tra i vari uffici periferici dello stato.

Questo però non è l’unico incarico che può svolgere. Nel corso della sua carriera infatti, un prefetto può ricoprire altre posizioni dirigenziali nel ministero dell’interno, tra cui capo e vice capo della polizia di stato, capo di gabinetto, capo di dipartimento e titolare di un ufficio dirigenziale generale.

Come rappresentante del governo a livello locale, sono molte le sue aree di competenza, tra le più importanti vi sono le attività di coordinamento in materia di sicurezza e ordine pubblico, sviluppo economico, ambiente, cura del territorio, servizi alle persone e alla comunità. La sua attività si concretizza, oltre all’organizzazione di tavoli di concertazione, nella pubblicazione di ordinanze e decreti.

Il prefetto rappresenta l’autorità provinciale di pubblica sicurezza, presiede il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, può emanare ordinanze e decreti a tutela dell’ordine pubblico e può disporre delle forze dell’ordine coordinandone l’attività. In caso di necessità può richiedere l’intervento dell’esercito.

Tra i poteri del prefetto sono da ricordare anche il ruolo di mediazione nelle vertenze sindacali al fine di garantire l’erogazione dei servizi pubblici essenziali e la possibilità di concedere la cittadinanza italiana.

Poteri particolari sono attribuiti al prefetto che opera nel capoluogo di regione il quale, in base alla legge 131/2003, svolge le funzioni di rappresentante dello stato per i rapporti con il sistema delle autonomie ed inoltre indice le elezioni regionali, determina i seggi consiliari e la loro associazione con le varie circoscrizioni elettorali. Inoltre, informa il governo degli atti della regione per i quali potrebbe essere necessario ricorrere al giudizio della corte costituzionale e da esecuzione ai provvedimenti con i quali il governo esercita il potere sostitutivo nei confronti delle regioni ai sensi dell’articolo 120 della costituzione.

Il prefetto risponde del proprio operato al ministero dell’interno. Tuttavia anche gli altri membri del governo possono emanare apposite direttive a lui rivolte.

L’atto di nascita del prefetto è attribuibile al regio decreto 250 del 1861 ma, per molto tempo, la norma base che regolava questa figura è stata il regio decreto 383 del 1934 (più volte modificato nel tempo) che è stato superato definitivamente solo nel 2000, quando è entrato in vigore il cosiddetto Testo unico sull’ordinamento degli enti locali.

Si è detto che il prefetto ha il compito di rappresentare lo stato a livello locale. Vediamo quali sono i suoi ulteriori compiti. Ai sensi dell’articolo 11 del decreto legislativo 300/1999 (successivamente modificato dal decreto legislativo 29/2004), il prefetto ha il compito di assicurare l’esercizio coordinato dell’attività amministrativa degli uffici periferici dello stato. In caso di necessità può anche sostituirli, emanando ordinanze contingibili ed urgenti. Inoltre, è compito del prefetto assicurare il corretto svolgimento delle attività elettorali e promuovere la risoluzione di eventuali controversie tra autorità amministrative e giudiziarie.

Tra i poteri del prefetto rientrano anche la possibilità di avviare la procedura per lo scioglimento dei consigli comunali e di proporre al ministro dell’interno la rimozione del sindaco, del presidente della provincia, di consiglieri e assessori quando compiano atti contrari alla costituzione o per violazione di legge. Inoltre, può ordinare ispezioni che accertino il regolare funzionamento dei servizi resi dal sindaco quale ufficiale di governo, nominando (nel caso lo ritenga opportuno) un commissario in sua sostituzione. A questo proposito, il prefetto gioca anche un ruolo fondamentale nei commissariamenti per mafia che arrivano solo al termine di un complesso procedimento istruttorio, effettuato dal prefetto competente per territorio attraverso un’apposita commissione di indagine.

I prefetti gestiscono una parte significativa di risorse pubbliche. Per fare un esempio, le prefetture svolgono anche il ruolo di stazione appaltante per conto dello stato. In particolare, è stata loro affidata la gestione degli appalti per i centri di accoglienza governativi per migranti. Per questa ragione da alcuni anni il volume di importi gestito dalle prefetture è notevolmente aumentato.

I poteri dei prefetti, dunque, vanno oltre il mero coordinamento delle attività degli uffici statali periferici o l’organizzazione di tavoli di concertazione. La figura del prefetto ricopre oggi poteri significativi e gioca un ruolo di primo piano su temi di grande rilevanza, quali la sicurezza e i commissariamenti per mafia.

Con la revisione dei rapporti tra stato e periferie iniziata nel 2000 con l’entrata in vigore del Tuel, anche i prefetti hanno assunto un nuovo fondamentale ruolo nei rapporti tra stato ed enti locali. Con l’entrata in vigore del decreto legislativo 29/2004 infatti, al prefetto sono stati attribuiti compiti di coordinamento dell’attività amministrativa degli uffici periferici dello stato sul territorio.

Parallelamente alla non riuscita abolizione delle province, l’attuale ruolo dei prefetti conferma la necessità da parte dello stato centrale di mantenere sotto controllo il territorio, nonostante il tentativo di delocalizzazione del potere portato avanti con la riforma del titolo V della costituzione.

L’intreccio di funzioni tra rappresentanza del governo, coordinamento delle pubbliche amministrazioni periferiche e controllo sull’operato degli enti locali fa si che il prefetto sia diventato un centro di potere molto rilevante e a cui anche la società civile guarda come punto di riferimento e garanzia sull’operato delle istituzioni.

Dopo aver ricoperto un ruolo di primo piano sia nell’Italia post-unificazione che durante il ventennio fascista, con le prime elezioni regionali tenutesi nel 1970, il prefetto entra in una fase di subalternità ad un’altra figura prevista dall’articolo 124 della costituzione (ora abrogato) e cioè quella del commissario di governo.

La legge 62/1953 (abrogata con il decreto legislativo 40/1993) prevedeva infatti che questi presiedesse un organo di controllo sugli atti dell’amministrazione regionale, disponeva del potere sostitutivo in caso di loro inattività, poteva indire elezioni e promuovere l’azione giudiziaria per la verifica della composizione del consiglio regionale e della eleggibilità dei suoi componenti.

Nel 1999, con il decreto legislativo 300, la figura del commissario e quella del prefetto vennero accorpate ma un punto di svolta nel rapporto tra stato ed enti locali è rappresentato dalla riforma del titolo V della costituzione varata dalla legge di riforma costituzionale 3/2001 che, abolendo le funzioni che facevano capo alla figura del commissario di governo, ha determinato un vuoto nel rapporto tra lo stato e le regioni. Carenza compensata dal definitivo ritorno in auge dei prefetti.

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