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LANCIO D'AGENZIA

OPENPOLIS * EUROPEE 2019 – RICHIESTO CONTRIBUTO A TUTTI GLI ELETTI: « ANCHE IL MOVIMENTO 5 STELLE RICEVE FINANZIAMENTI PUBBLICI »

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10.44 - lunedì 6 maggio 2019

La scorsa settimana il comitato elettorale del Movimento 5 stelle ha inviato una lettera a tutti gli eletti richiedendo un contributo economico per finanziare la campagna per le imminenti elezioni europee. Nella comunicazione inviata si giustifica la richiesta dicendo che il “Movimento 5 stelle non riceve finanziamenti pubblici”, un’affermazione discutibile, e soprattutto nociva.La scorsa settimana il comitato elettorale del Movimento 5 stelle ha inviato una lettera a tutti gli eletti richiedendo un contributo economico per finanziare la campagna per le imminenti elezioni europee.

Il movimento guidato da Luigi Di Maio riceve infatti, come tutti i partiti in parlamento, un contributo economico dalla camera e dal senato. Non solo, richiedere una donazione da parte degli eletti è una forma di finanziamento formalmente privata (donazioni) ma di fatto pubblica, in quanto derivante da un contributo degli eletti sulla propria indennità.

Caro portavoce, il 26 maggio ci attende una sfida di fondamentale importanza: vogliamo portare a Bruxelles lo stesso cambiamento che stiamo apportando al nostro Paese e imporre le tematiche del Movimento 5 Stelle anche in Europa. Come sai, il Movimento 5 Stelle non riceve finanziamenti pubblici e non accetta donazioni dalle lobby, questo ci permette di avere le mani libere ed è la nostra più grande forza. Allo stesso tempo una buona campagna elettorale è il veicolo fondamentale per diffondere la nostra idea di Cambiamento: dobbiamo andare di piazza in piazza e chiamare a raccolta i cittadini intorno al nostro programma

– Lettera agli eletti del M5s

Nella comunicazione inviata si giustifica la richiesta dicendo che il “Movimento 5 stelle non riceve finanziamenti pubblici”, un’affermazione discutibile, principalmente per 3 motivi:

Tutti i gruppi politici presenti in organi istituzionali, come il M5s in parlamento, ricevono un finanziamento dall’istituzione stessa per portare avanti le proprie attività. Finanziamento che è, a tutti gli effetti, una forma di finanziamento pubblico;

Pur volendo limitare il concetto di “finanziamento pubblico” ai rimborsi elettorali, sostenere che il M5s non li riceve può anche essere vero, ma come lo è per tutti i partiti in parlamento: i rimborsi elettorali sono stati infatti abiliti nel 2013. L’unica differenza tra il M5s e gli altri partiti è che non riceve il 2×1000, il nuovo sistema di finanziamento pubblico indiretto alla politica;
Chiedere agli eletti parte del loro stipendio, che è pagato dallo stato, come donazione, è un forma indiretta di finanziamento pubblico.

I rimborsi elettorali sono stati aboliti

Con la riforma del 2013 sotto il governo Letta in Italia è stato progressivamente eliminato il finanziamento pubblico diretto ai partiti. Questo consisteva principalmente nei cosiddetti rimborsi elettorali, che sono stati ufficialmente aboliti nel 2017. Nessun partito quindi dalle ultime elezioni politiche del 2018 ha più diritto ai rimborsi elettorali.

Da questo punto di vista quindi quanto comunicato agli eletti del M5s è vero, ma come lo è anche per tutti i partiti politici che attualmente siedono alla camera e al senato. Nessun partito riceve più questa tipologia di finanziamento pubblico diretto.

I rimborsi elettorali sono stati aboliti, nessun partito li riceve.

Questo sistema è stato poi sostituito da meccanismi diversi, rimessi alla scelta volontaria del contribuente in sede di dichiarazione dei redditi (il 2×1000) o all’incentivo fiscale delle donazioni private verso i partiti (detrazione del 26% sulle erogazioni liberali). In sintesi un sistema basato sul finanziamento pubblico diretto è stato sostituito da uno basato sul finanziamento indiretto.
Con il 2×1000 i cittadini possono decidere di destinare una quota della loro irpef (lo 0,2%, cioè il cosiddetto 2×1000) a un partito anziché allo stato. Vai a “Che cos’è il 2×1000 ai partiti”

Si può scegliere tra le forze politiche iscritte nel registro dei partiti che abbiano fatto richiesta di essere ammesse alla ripartizione. Tra questi partiti non risulta esserci il Movimento 5 stelle, che quindi non riceve finanziamenti dal 2×1000. Da questo punto di vista quindi, il partito guidato da Luigi Di Maio si differenzia dagli altri principali partiti nazionali. Ma la questione del finanziamento ai partiti non finisce certamente qui.

Se infatti dalla sua fondazione il M5s non ha ricevuto 2×1000 o rimborsi elettorali, è anche vero che non mai ha rinunciato ai contributi pubblici destinati ai gruppi parlamentari.
Contributo ai gruppi parlamentari

Ogni gruppo parlamentare riceve un contributo calcolato, fra le altre cose, in base alla sua composizione: più è grande e più soldi riceverà. Questo esborso deve essere utilizzato per le attività istituzionali del gruppo, come anche per il suo funzionamento. Soldi che quindi vengono utilizzati: per pagare il personale del gruppo, per scopi di studio e ricerca collegati all’attività parlamentare, ma anche per promuovere l’attività politica portata avanti in aula.

53 milioni i contributi pubblici annuali che le due camere versano ai gruppi parlamentari.

Con l’abolizione dei rimborsi elettorali, i contributi ai gruppi sono diventati la fonte principale di finanziamento per la politica italiana. Contributo che anche il Movimento 5 stelle riceve, e che nel totale della scorsa legislatura ha portato alle casse del partito guidato da Luigi Di Maio oltre 31 milioni di euro. In generale, nei 5 anni della XVII legislatura i partiti italiani hanno incassato più soldi dal contributo ai gruppi, piuttosto che dai rimborsi elettorali.
I gruppi incassano più contributi pubblici dei partiti
Confronto tra finanziamento pubblico ai gruppi e ai partiti nella XVII legislatura (2013-17)

Il M5s sarà il gruppo parlamentare della XVIII legislatura che riceverà più fondi pubblici.

Nell’attuale legislatura il Movimento 5 stelle sarà, essendo il gruppo più numeroso in parlamento in entrambi i rami, il partito che riceverà la maggior somma da parte delle istituzioni per il funzionamento dei gruppi. Soldi che, come detto, rientrano pienamente in un finanziamento pubblico alla politica.
Le donazioni degli eletti

Raccogliere i contributi dagli eletti è diventata una via necessaria per finanziare la propria attività politica. Lo è diventata per tutti i partiti, come lo è diventata per il Movimento 5 stelle. Dall’inizio della XVIII legislatura gli eletti del M5s in parlamento devono infatti versare una quota della loro indennità, contribuendo con 300 euro al mese al funzionamento di Rousseau. Un’operazione che porterà nelle casse dell’associazione da qui alla fine della legislatura poco meno di 6 milioni di euro.

5,9 milioni i contributi che i parlamentari del M5s verseranno all’associazione Rousseau nel corso della legislatura se questa durerà 5 anni.

Si tratta di una forma di finanziamento formalmente privata (donazioni) ma di fatto pubblica, in quanto derivante da un contributo degli eletti sulla propria indennità. Va comunque specificato che queste contribuzioni non essendo versate a un partito registrato non seguono la disciplina sulle detrazioni prevista dal decreto 149/2013. Allo stesso modo richiedere un ulteriore contributo agli eletti per le imminenti elezioni, rientra pienamente in quello che possiamo comunque definire una forma di finanziamento pubblico.

Richiedere un contributo agli eletti è un forma indiretta di finanziamento pubblico ai partiti.

Non solo, appare esserci poca coerenza tra queste richieste del Movimento ai suoi eletti, e la lunga battaglia del partito stesso per la riduzione del compenso dei parlamentari. Se realmente si crede che lo stipendio di deputati e senatori sia troppo alto, avrebbe più senso proporne una riduzione, piuttosto che continuare a sfruttarlo per il finanziamento e funzionamento del partito.

Per completezza di informazione ricordiamo che il Movimento 5 stelle porta avanti una campagna per la restituzione di parte degli stipendi e rimborsi dei suoi parlamentari. Una raccolta fondi che ha contribuito tra le altre cose alla donazione di 25 milioni di euro al fondo per il microcredito.
Perché bisogna evitare queste dichiarazioni

Il tema dell’antipolitica ha caratterizzato il dibattito nel nostro paese per anni. Per certi versi le attuali forze di governo hanno basato molto del loro successo sull’essere una risposta all’establishment politico composto dai partiti storici. Una risposta definita dagli ideatori del Movimento come “diversa”, che non segue quindi i canali tradizionali né di funzionamento né finanziamento.

Il Movimento 5 stelle ha sempre sostenuto di non ricevere finanziamenti pubblici, lo ha fatto dichiarando per molti anni di aver rifiutato il diritto ai rimborsi elettorali. Fatto quest’ultimo che per quanto possa essere vero, ora non trova più fondamento, se non per la minima parte del 2×1000. Continuare a cavalcare l’onda dell’antipolitica, rilanciando affermazioni false e fuorvianti non aiuta a migliorare quel malcontento nei confronti delle istituzioni che ha portato proprio al successo elettorale dell’attuale governo.

È forse giunta l’ora di riconsiderare la scelta di abolire il finanziamento pubblico alla politica.

È poi forse giunta l’ora di rivalutare la bontà della riforma che nel 2013 portò all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Fare politica ha un costo, e la ricerca continua di modi alternativi per finanziarla ne è la prova. La pratica che accomuna praticamente tutti i movimenti che siedono in parlamento di richiedere un contributo economico ai propri eletti, dimostra quanto ad oggi i partiti non siano capaci di caminare con le proprie gambe.

Come abbiamo raccontato in passato nel nostro speciale “Partiti in crisi”, sia il 2×1000 che le donazioni dei privati stentano a decollare, ed il ruolo dei gruppi parlamentari, e dei suoi membri, è centrale nella sopravvivenza dei partiti. Avviare una riflessione su come re-introdurre il finanziamento pubblico alla politica permetterebbe forse di arrivare ad un sistema più trasparente ed equo.

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