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OLIVI (PD) * ECONOMIA VERDE: « QUELLO CHE LA GIUNTA PAT SI TROVA A GESTIRE È UN’EREDITÀ IMPORTANTE, IL TEMPO PER L’AMBIENTAMENTO NON PUÒ ESSERE PROROGATO A LUNGO »

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18.59 - domenica 10 novembre 2019

È fatto di chiaroscuri il rapporto dell’Unione Italiana delle Camere di Commercio pubblicato in questi giorni sulle previsioni dei nuovi profili occupazionali che saranno maggiormente richiesti nel quinquennio 2019-2023. Ma mentre le ombre sono fardelli noti e che ci riguardano come “sistema Paese”, ritardi che affaticano l’economia nazionale e che restituiscono la fotografia di un’Italia sempre più spaccata in due, le luci disegnano alcuni scenari di grande interesse e potenzialità per il Trentino e per alcune sue “punte avanzate”.

La crescita “sana” ossia quella legata alla nascita di nuove aziende ed alla espansione di quelle esistenti e che si tradurrà nei prossimi anni in circa 500mila posti di lavoro al netto dei subentri per pensionamento, si articolerà attraverso alcune aree di sviluppo dell’economia che il Trentino ha tutte le carte in regola per intercettare. Tra le competenze più richieste vi saranno quelle legate allo sviluppo della green economy, della meccatronica e più in generale riguarderanno l’ambito della transizione digitale.

Partendo da quest’ultima, il Trentino è la sede italiana dell’Istituto Europeo di Tecnologia (EIT-Digital). Creato nel 2008 dall’Unione europea per rafforzare la capacità d’innovazione del continente, l’istituto è rapidamente divenuto il punto di riferimento per organizzazioni pubbliche e private (grandi aziende, piccole e medie imprese, start-up innovative, istituti di ricerca e università) impegnate nell’affrontare le grandi sfide globali connesse alle nuove tecnologie digitali.

Forte di questo network – e grazie all’interazione costante con l’Università degli Studi di Trento, che del Sistema Trentino dell’Alta Formazione e Ricerca rappresenta il fiore all’occhiello e che è capace di interfacciarsi con efficacia e trasversalità in tutti gli ambiti provinciali della ricerca, della formazione e del technology transfer – il nodo di Trento rappresenta oggi uno degli attori chiave nella trasformazione digitale in Italia, ed affianca, anche sul nostro territorio, innovatori, studiosi e imprenditori.

In tema di economia verde, il Trentino può contare sull’incubatore pubblico specializzato del Progetto Manifattura. Una vera e propria “serra”, dove le startup sull’innovazione industriale nei settori dell’edilizia ecosostenibile, dell’energia rinnovabile, delle tecnologie per l’ambiente e della gestione delle risorse naturali possono avviare la propria esperienza imprenditoriale all’insegna dell’economia circolare in termini ambientali, sociali ed economici.

Un ambiente dunque che consente di affinare capacità, aggiornare servizi, fare rete, avere a disposizione assistenza tecnica e laboratori dedicati e che rappresenta oggi un punto di riferimento per il settore green-tech a livello internazionale, in grado di garantire attrattività imprenditoriale.

Sulla meccatronica c’è poi il Polo tecnologico di Rovereto. Uno spazio pensato e progettato per far dialogare e collaborare imprese, ricerca e formazione in un settore che, sempre secondo Unioncamere, sarà in gradi di assorbire da solo, nei prossimi cinque anni, quasi 70mila nuovi posti di lavoro a livello nazionale. I laboratori di prototipazione rapida gestiti da Trentino Sviluppo in collaborazione con Università e Fondazione Bruno Kessler sono il punto di partenza per sperimentare prodotti nuovi e più efficienti dando supporto anche alla filiera delle piccole e medie imprese specializzate che operano sul territorio.

Siamo dunque in parte già attrezzati per capitalizzare, in una fase di grande cambiamento, il vantaggio competitivo che deriva da scelte compiute con coraggio e lungimiranza. Il contrario di una politica intesa come somma di azioni di piccolo cabotaggio che mira prevalentemente a gestire il consenso e ad accontentare (all’apparenza) tutti.

Questo per dire che non è stato facile progettare il futuro dentro un tempo di crisi così come ci vuole poco per fermarsi, perdere la spinta all’innovazione ed iniziare la restaurazione.

Quello che la nuova Giunta provinciale si trova ora a gestire è un’eredità importante e il tempo per l’ambientamento non può essere prorogato a lungo.

Servono scelte chiare, meno forum e più concretezza perché il Trentino avrà sempre più bisogno di ricerca e di investimenti sia pubblici che privati a favore di una crescita duratura e sostenibile.

 

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Alessandro Olivi

Vicepresidente Consiglio della Provincia autonoma di Trento

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