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NURSING UP – TRENTO * INFERMIERE DI FAMIGLIA E COMUNITÀ: « APPROVATE IERI IN CONFERENZA STATO-REGIONI LE LINEE GUIDA, ORA SI ATTIVI UN CONFRONTO CON PATT E APSS »

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10.17 - venerdì 11 settembre 2020

Negli ultimi mesi, con la discussione in Senato sul disegno di legge in merito all’introduzione dell’infermiere di famiglia, Nursing up è stato chiamato a relazionare sul DDL davanti alla Commissione incaricata. In quel frangente abbiamo esposto la necessità di introdurre una serie di normative nazionali per regolarizzare l’organizzazione di questa fondamentale nuova figura professionale nell’ambito dei vari ambiti territoriali. Si correva seriamente il rischio di depauperare un progetto sulla carta straordinario, decisivo per lo sviluppo del sistema sanitario nazionale, cadendo nel pericoloso errore di ritrovarsi con 20 tipologie di infermiere diverse per ogni singola regione, senza una regolamentazione che ne tutelasse la corretta istituzione giuridico-funzionale. Infatti, tale figura era stata prevista nel decreto rilancio (L.77/2020) e nel patto per la salute 2019/2021 senza pero’ che nel contempo venisse declinata una specifica regolamentazione.

Con l’approvazione delle linee guida in conferenza stato-regioni, un primo passo importante è stato fatto. E’ l’inizio di un percorso ancora lungo e impegnativo, che necessita di impegno costante da parte di tutte le parti sociali, il pieno coinvolgimento dell’Ordine professionale infermieristico e soprattutto del mondo sindacale, per valorizzare al meglio le potenzialità del nuovo infermiere di famiglia italiano e trentino, al pari di paesi europei che già da tempo si avvalgono di tale peculiare figura.

Come sindacato non possiamo nascondere le nostre legittime perplessità, non vorremmo , infatti, che si trattasse dell’ennesima operazione di facciata! Riteniamo infatti che un documento del genere, nato dall’indispensabile esigenza di inquadrare in qualche modo le oltre 9500 nuove assunzioni a livello nazionale frutto della legge 77/2020, non possa che essere solo la punta dell’iceberg: serve un ampio panorama di azioni e intenti concreti che vanno portati a termine nel minor tempo possibile ed in questo abbiamo già sollecito un incontro a livello provinciale e dell’azienda sanitaria trentina, per sapere anche quanti saranno nella nostra realtà i professionisti dedicati.

Per noi è evidente che si tratta, per ora, di linee di indirizzo ancora incomplete ed è per questo che chiediamo fin da subito da subito la costruzione, per l’infermiere di famiglia, di un alveo contrattuale mirato e idoneo a valorizzare questa nuova figura professionale. Riteniamo inoltre che tutto il personale operante a livello territoriale debba avere un’adeguata valorizzazione economica, con particolare riferimento anche all’individuazione di un adeguata indennità per l’alto rischio biologico legato alla pandemia covid. Sarà inoltre necessario definire i criteri di attribuzione delle nuove funzioni, alla luce della specifica formazione universitaria in essere (master infermieristica di famiglia) e delle esperienze maturate sul campo dai nostri professionisti, così come previsto dalle linee guida approvate. Da stabilire inoltre come intercalare questa nuova figura nel tessuto dell’assistenza territoriale già presente e strutturata negli anni nella nostra realtà trentina.

Nel documento orientativo approvato a livello nazionale, come da noi richiesto, l’infermiere si occuperà di svariate tipologie di target che compongono quel nucleo fondamentale e socialmente importantissimo rappresentato dalla famiglia, dedicandosi ai bisogni di adulti, adolescenti, persone disabili ecc. Certo è evidente che in sede di prima introduzione di questo nuovo operatore ci si debba concentrare sulle cosiddette categorie fragili, ancor più nel particolare frangente in cui ci troviamo, a causa del Covid, e quindi anziani e malati cronici, che sono più a rischio che mai.

Da ultimo, non condividiamo assolutamente, che nel documento, si faccia riferimento “a un massimo di 8 infermieri da impiegare ogni 50mila abitanti”. Questo significa lasciare alle Aziende sanitarie la possibilità di spaziare come vogliono, se lo ritengono, utilizzando “da uno a otto infermieri per un numero stratosferico di cittadini, pari a 50000”.
Non ci siamo proprio, non deve essere applicata così la legge 77/2020, quel numero di otto unità ogni 50000, deve essere considerato “come il numero specifico di infermieri di famiglia da mettere in campo”, la legge lo consente, anche se lascia discrezionalità alle regioni e/o province autonome, e le linee di indirizzo avrebbero dovuto cogliere l’occasione per evitare una interpretazione al ribasso da parte di queste ultime, visto che la legge 77 si presta senza dubbio ad interpretazioni di questo tipo.

Noi vogliamo portare il nostro contributo costruttivo volto a garantire un servizio sempre migliore al cittadino, per questo chiediamo di essere coinvolti dalle istituzioni provinciali trentine per instaurare finalmente un proficuo confronto.

 

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Cesare Hoffer
Coordinatore Nursing up Trento

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