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NUOVO GIORNALE NAZIONALE * 28 ANNIVERSARIO STRAGE VIA D’AMELIO: « INTERVISTE VIDEO TV A GIUSEPPE AYALA E FAUSTO CARDELLA » (LINK YOUTUBE)

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17.25 - sabato 18 luglio 2020

Domani 19 luglio è il 28 anniversario della strage di via D’Amelio. Interviste video Tv a Giuseppe Ayala e Fausto Cardella. Parole molto dure nei confronti dell’attuale crisi della magistratura.

 

 

In allegato il video Tv che come Nuovo Giornale Nazionale abbiamo realizzato per ricordare il 28esimo anniversario della strage di Via D’Amelio, dove furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta (si salvò solo l’agente Antonio Vullo). Se volete potete utilizzarlo liberamente, senza corresponsione di alcun compenso, perché si tratta di un omaggio – come abbiamo fatto in occasione del recente anniversario della strage di Capaci – alla memoria di eroi del nostro tempo. Il video contiene due interviste. La prima a Giuseppe Ayala, il pm che sostenne l’accusa al primo maxi processo di Palermo (suo vice era Pietro Grasso), poi parlamentare e sottosegretario, che tra l’altro fu il primo magistrato ad arrivare in via D’Amelio perché abitava in linea d’aria a 300 metri di distanza. Ayala, proprio perché scelto come pm al maxi processo, lavorò a stretto contatto con il poll antimafia e in particolare con Falcone e Borsellino. La seconda intervista è a Fausto Cardella, che ha concluso la sua carriera in magistratura circa un mese fa come Procuratore generale dell’Umbria e che ha lavorato a Palermo ai tempi di Falcone e Borsellino, conoscendoli bene entrambi.

Si parla di allora, ma anche di oggi e della crisi della magistratura. E qui citiamo testualmente alcuni passi contenuti nelle interviste ad Ayala e Cardella.

 

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Giuseppe Ayala: “Nel 2017, 25º anniversario della strage del 23 maggio, quella di Capaci, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella convocò una seduta straordinaria del Csm per deliberare la desecretazione di tutti gli atti che riguardavano Giovanni Falcone esistenti al Consiglio superiore della magistratura. Furono invitati a intervenire Maria Falcone, il mio carissimo amico e collega Alfredo Morvillo, fratello della moglie di Falcone, oltre a me e a Di Lello. Ho potuto leggere tutto quello che Giovanni Falcone aveva detto in un convegno a Milano 28 anni prima, nel 1989, a proposito delle correnti dell’Associazione nazionale magistrati, delle logiche clientelari che gestiscono la scelta dei candidati, soprattutto per incarichi direttivi. Parole molto dure, e quello del 2017 era il Csm di cui, guarda caso, faceva parte anche il collega Palamara, oggi sui giornali ogni giorno. Non sta a me giudicare le responsabilità di Palamara, ma nessuno si illuda che fosse solo il problema di quelle logiche. Palamara era uno che partecipava, probabilmente anche da protagonista, a una logica spartitoria e clientelare vergognosa che ha gestito e regolato per anni le scelte del Consiglio superiore della magistratura. Questo deve essere moto chiaro. Cosa potrà accadere, come si potrà superare questa degenerazione dell’organo di autogoverno della magistratura del Csm io non lo so. Quello che spero è che questa storia, finalmente venuta fuori in maniera inequivocabile, serva da base per un intervento istituzionale, soprattutto da parte del Parlamento, volto a cercare di introdurre tutte quelle modifiche che possano rendere quanto meno molto più difficile il predominio del clientelismo nella scelta delle carriere dei magistrati”.

 

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Fausto Cardella: “Il momento della magistratura è drammatico perché abbiamo toccato, per colpa nostra colpa, per colpa di varie situazioni, non se il punto più basso (spero che lo sia il punto più basso). Ma la cosa che a me sconforta moltissimo non è tanto dove siamo, è che non vedo una prospettiva, perché se sento questi progetti di riforma che circolano ma francamente vedo che non siamo sul pezzo. Vedo che non c’è speranza. Ma davvero vogliamo pensare che il riscatto etico, il ritorno etico della magistratura si possa affidare alla trecentesima riforma elettorale del Consiglio superiore della magistratura? Allora, se è questa è la realtà, se queste sono le prospettive ecco che quell’ottimismo avevo prima (nella parte precedente dell’intervista, ndr) sugli aspetti sociali mi viene meno sulla magistratura. Non vedo un grosso desiderio, vedo tanta ipocrisia, vedo tanto manicheismo da una parte e dall’altra ma non vedo una prospettiva di soluzione”.

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