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MUSE TRENTO * “ THE WATER WE WANT ”: « IL CONCORSO A PREMI RIVOLTO AI GIOVANI PER RIFLETTERE SULL’IMPORTANZA DEL NOSTRO PATRIMONIO LIQUIDO »

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17.40 - domenica 22 dicembre 2019

Di fronte alla crisi idrica mondiale, il MUSE – Museo delle Scienze diventa “Water Museum”. E lancia il nuovo contest per le scuole “The Water We Want”.

C’è anche il MUSE tra i “Water Museums” del mondo (WAMU-NET), la rete di istituzioni museali chiamate a promuovere e supportare nuove visioni e approcci relativi a usi idrici più sostenibili in linea con le attività delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e le attività UNESCO-IHP (Programma idrologico internazionale). Un network globale – che attualmente riunisce una cinquantina di enti da 28 Paesi diversi, con un potenziale pubblico di oltre 12 milioni di visitatori l’anno – nato per far emergere una nuova civiltà idrica, attuando azioni urgenti per riparare il nostro rapporto deteriorato con l’elemento liquido più prezioso e la fonte di tutta la vita.

Come ha infatti evidenziato Youssef Filali-Meknassi, segretario dell’UNESCO-IHP e direttore della divisione scientifica dell’UNESCO, in occasione della Conferenza della Rete Globale dei Musei dell’Acqua, tenutasi lo scorso giugno a Valencia, “oggi, oltre 2 miliardi di persone, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e in particolare in Africa e in Asia meridionale, vivono ancora senza acqua sicura. E più di 2,4 miliardi – uno su tre abitanti del pianeta – manca l’accesso a servizi igienico-sanitari sicuri”.

 

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Il ruolo dei musei di fronte alla crisi mondiale dell’acqua.
Da qui, l’urgenza di sensibilizzare autorità e cittadini a preservare tutte le acque, insieme alle loro dimensioni culturali e storiche: quelle dimensioni che possono ancora narrare evocativamente il rapporto speciale e unico dell’umanità con questo prezioso patrimonio comune.
La rete globale, di cui il MUSE è entrato a far parte, mira a questo: coordinare le attività dei musei dell’acqua e di altre istituzioni che si occupano della gestione delle risorse idriche in tutte le parti del mondo, cercando soluzioni alle attuali sfide legate all’acqua collegando le conoscenze e le pratiche passate e presenti sulla gestione delle risorse idriche, nel quadro degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (OSS/SDGs). Obiettivi che il MUSE sta portando avanti anche attraverso varie iniziative e progetti legati all’acqua: dalle attività educative che ruotano attorno alla Science on a Sphere (SOS), un sistema di multi-proiezione su uno schermo sferico, costantemente aggiornato secondo i dati del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), alle attività di mediazione scientifica condotte presso la Stazione Limnologica del Lago di Tovel, nel cuore delle Dolomiti di Brenta, fino al nuovo progetto “Life Beyond the Plastic”, il bando per giovani artisti che ha lo scopo di contrastare l’inquinamento da plastica nei mari.

 

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Chi ne fa parte.
Dal Museo del Agua “Agua para Siempre” di Tehuacan, in Messico, al Museo delle civiltà acquatiche anatoliche di AB-I Hayat, in Turchia, dal Museo nazionale dell’acqua della Cina al Living Waters Museum, in India, passando per il Museum of Water di Londra, l’Hamilton Museum of Steam and Technology in Canada e il Musee de l’Eau a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso: la rete globale dei musei dell’acqua conta oltre 50 realtà da 28 Paesi diversi (qui la lista completa). In Italia, oltre al MUSE, hanno aderito l’Ecomuseo Martesana di Milano, il Consorzio dei Canali di Reno e Savena (Bologna), il Museo Civico della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme (Padova) e il Water Museum, la Fondazione Musei Civici e l’Università Ca’ Foscari di Venezia.

 

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Oltre gli aspetti tecnocratici.
Anche il MUSE, aderendo al “Water Museums Network”, s’impegna così ad allargare questa visione ad altre realtà impegnate a promuovere una nuova etica dell’acqua, ricollegando l’umanità al patrimonio materiale e immateriale dell’acqua, comprese le sue dimensioni sociale, culturale, ecologica, artistica e spirituale.
Le sfide della crescente scarsità d’acqua, dell’esaurimento delle risorse, dell’inquinamento idrico, della desertificazione, dello scioglimento dei ghiacciai e delle inondazioni ricorrenti dovute ai cambiamenti climatici, con la conseguente drammatica riduzione della diversità biologica e culturale e l’esodo di intere popolazioni, sembrano non essere risolvibili solo attraverso approcci tecnocratici. La necessità di reinterpretare i nostri “mondi acquatici” è estremamente impegnativa, ma fondamentale per iniziare a costruire una nuova cultura dell’acqua per usi idrici più sostenibili, partendo in primis dalle giovani generazioni.

 

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“The Water We Want”, un concorso per le scuole.
Il MUSE, assieme alla rete globale UNESCO dei musei dell’acqua, lancia la prima edizione di “The Water We Want”, il concorso a premi rivolto ai giovani per riflettere sull’importanza del nostro patrimonio liquido. L’invito è quello di collaborare tra loro e con i loro insegnanti per produrre una foto, un disegno o un breve video, da inviare entro il 15 marzo 2020 all’indirizzo email: impara@muse.it. Il concorso è rivolto a scuole, istituti didattici e organizzazioni della società civile in tutto il mondo ed è limitato a due categorie di età: studenti di età compresa tra 6 e 12 anni (istruzione primaria) e 13-18 anni (istruzione secondaria). L’argomento scelto per la prima edizione del contest è, in relazione al tema della Giornata Mondiale dell’Acqua 2020 (World Water Day), “Acqua e cambiamenti climatici”.

 

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“Life Beyond the Plastic”, 7 Regioni per un mare da salvare.
Tra le altre iniziative legate al tema dell’acqua, il MUSE – in linea con l’Obiettivo 14 dell’Agenda 2030 dedicato alla vita sott’acqua – partecipa al progetto “Life Beyond the Plastic” (maggiori info qui), un’iniziativa diffusa grazie a una rete di 10 partner – dal Trentino alla Sicilia – coordinati da Istituto Oykos e col sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, per ridurre, riciclare e riutilizzare i rifiuti di plastica.
Nel mese di febbraio, l’artista Valentina Furian (classe 1989), vincitrice del bando, risiederà per un breve periodo in museo, realizzando affianco ai grandi acquari “Nautilus 2050”, un’installazione creativa pensata per sensibilizzare i giovani all’utilizzo moderato della plastica.

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