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MOUNTAIN WILDERNESS ITALIA * “VINCOLI PAESAGGISTICI” COMELICO: « TRAVISARE IL SIGNIFICATO DEL DOCUMENTO MINISTERIALE SIGNIFICA INNESCARE PROCESSI DI ALLARME »

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17.49 - venerdì 17 gennaio 2020

Desta preoccupazione notare come negli ultimi mesi siano comparsi sulla stampa numerosi contributi relativi ai “vincoli paesaggistici” che il Ministero dei Beni Culturali avrebbe imposto all’Area Alpina compresa tra il Comelico e la Val d’Ansiei. In realtà è sufficiente leggere i documenti ministeriali per scoprire che la parola “vincoli” non è mai nominata. Al contrario il Ministero ha riconosciuto quegli elementi morfologici, naturalistici, ambientali, antropici e culturali che conferiscono a quest’area uno spiccato carattere d’identità ben conservata, di notevole interesse pubblico. Il provvedimento individua elementi paesaggistici da tutelare, recuperare, riqualificare e valorizzare; in armonia con la Convenzione Europea del paesaggio.

Il territorio oggetto del provvedimento presenta uno straordinario valore naturalistico, conferitogli dall’estrema varietà ambientale che si intreccia con gli aspetti storico-culturali e paesaggistici, in continuità con con le zone di Sappada, Val Visdende, lago di Misurina, Cortina d’Ampezzo, Dolomiti di Sesto, già tutelate da diversi decenni per il loro notevole interesse pubblico. Una parte consistente della nuova area dichiarata di notevole interesse pubblico è peraltro già inserita nella perimetrazione del sistema Rete Natura 2000 ed è inoltre compresa nella zona core e nella buffer del Patrimonio Dolomiti UNESCO.

Travisare il significato del documento significa innescare processi di allarme dannosi, unicamente strumentali alla surrettizia individuazione di un capro espiatorio esterno per problematiche che hanno la loro radice altrove. Il vero compito del politico è essere a servizio della popolazione e dei suoi bisogni reali, la cattiva informazione e la strumentalizzazione delle notizie non sono comportamenti intellettualmente onesti.

I politici che stanno preparando, con grande spreco di dichiarazioni indignate, un ricorso al TAR contro questo decreto ministeriale, fanno leva sul fenomeno dello spopolamento, ma dovrebbero riflettere sulle vere cause di questo reale problema. E dovrebbero cominciare a fare autocritica, riconoscendo che le ragioni da cui è derivata la situazione attuale, vanno individuate nella mancanza dei servizi primari, nella inadeguatezza dei trasporti, nei disagi relativi alle scuole, nella mancanza di infrastrutture efficienti che spingano le persone a restare.

Un decreto entrato in vigore da un mese non può essere la causa dello spopolamento delle terre alte, e non lo sarà nemmeno in futuro; a testimonianza di ciò si pensi che nelle zone in cui la politica non ha mortificato i servizi essenziali ai cittadini e questi sono capillari, lo spopolamento è un fenomeno del tutto marginale.
Gli obiettivi con cui il Ministero ha agito, dichiarando il notevole interesse pubblico di queste aree, sono: conservare il paesaggio, riqualificare le aree degradate, salvaguardare l’architettura e la cultura locale.

Tutto questo potrebbe essere colto come un trampolino per valorizzare non solo il paesaggio, ma anche il turismo, facendone una attività economica di elevata qualità e redditività. Il turismo di qualità è peraltro uno degli obiettivi strategici del progetto Dolomiti UNESCO, che, nonostante si sia rivelato finora fallimentare nell’attuazione, è ispirato a lungimiranti valori di tutela e conservazione.

Le ripercussioni sul territorio, anche nel lungo periodo, derivate dalla capacità di cogliere questa opportunità, possono permeare tutto il tessuto sociale, a differenza di quanto potrebbe invece farlo un singolo collegamento sciistico, per altro di proprietà altrui, per quanto possa essere propagandato come una panacea.

Ci auguriamo che questa riflessione sia uno stimolo per cittadini e politici per informarsi sul reale contenuto del provvedimento ministeriale ed esaminarlo senza preconcetti demagogici o alzate di scudi localistici, al fine di riconoscerne il grande valore come strumento e simbolo di rinascita economica e sociale.

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