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MOUNTAIN WILDERNESS ITALIA ONLUS* SALVIAMO LA MONTAGNA TRENTINA: UNA DISTRUZIONE CULTURALE E NATURALE

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18.00 - martedì 7 novembre 2017

Sul finire degli anni ‘80 e inizio degli anni ’90 del secolo scorso, dopo la tragedia di Stava, grazie alla energia e all’intelligenza politica e pragmatica di Walter Micheli, la Provincia Autonoma di Trento divenne il faro “ambientalista” di tutte le regioni italiane. I parchi, ideati nel primo Piano italiano Urbanistico Provinciale del 1967, divennero realtà, si recepì la legge europea sulla Valutazione d’Impatto Ambientale. Nonostante decise resistenze si avviò un reale percorso partecipativo e di condivisione dei territori nei confronti dell’ambiente.

Una stagione purtroppo tramontata, Stava è stata dimenticata. Oggi leggi come la via e altre riguardanti la tutela degli spazi liberi (si pensi alle strade forestali o alle scandalose deroghe diffuse ovunque) sono state ridimensionate. Nel nome della semplificazione burocratica l’ambiente naturale è stato messo a totale disposizione di impiantisti e di altri settori della speculazione afferente l’edilizia in alta quota, nonostante il varo della legge che vieta le seconde case, oggi facilmente aggirabile.

Nonostante accademiche discussione sulla intollerabilità dello scandaloso consumo di suolo.Inoltre, nel secolo scorso cittadini e associazioni potevano fare affidamento alle competenze tecniche e scientifiche dei diversi servizi: oggi questi servizi sono asserviti ai voleri del politico di turno e di impenitenti speculatori. Il cittadino, le associazioni, sono più che mai disarmati/e e impotenti.

Da diversi anni le scelte politiche e infrastrutturali sostenute dalla Provincia Autonoma di Trento stanno portando la montagna verso la totale banalizzazione, vi sono territori di alto pregio naturalistico e paesaggistico che sono stati distrutti, non solo in termini ambientali, ma anche nei valori culturali e sociali.

All’attenzione di un osservatore esterno il Trentino è esempio virtuoso di gestione del territorio. Uno sguardo che viene sostenuto da azioni di promozione e marketing straordinariamente efficaci. Come del resto sono efficaci i messaggi, ingannevoli, che il mondo politico riesce a produrre e diffondere, anche grazie a un mondo dei media sempre più debole nelle inchieste e chino alla voce del palazzo.

Se si va a indagare a fondo nella gestione delle “perle” ambientali della nostra provincia, parchi naturali, rete delle riserve, parco nazionale dello Stelvio, ci si accorge della grande attenzione offerta al settore turistico. Noi siamo a chiedere che una minima parte di tale attenzione venga portata anche alla conservazione reale dei beni comuni. Invece la stragrande percentuale di risorse economiche viene indirizzata a progetti inerenti solo il turismo: in questa provincia il marchio green sta perdendo ovunque significato e pregnanza.

Pubblicità, sentieri tematici, potenziamento delle aree sciabili, infrastrutture oltremodo invadenti spazi ancora liberi sono temi all’ordine del giorno. Veri e propri progetti tesi all’obiettivo della conservazione e della biodiversità è difficile incontrarli: parchi, reti delle riserve e parco nazionale dello Stelvio si stanno riducendo, anno dopo anno, a dei duplicati delle Aziende di promozione turistica. Certo, l’insieme della situazione è migliore che in altre regioni a noi limitrofe, ma le potenzialità che potremmo esprimere, specialmente in termini di coerenza nelle scelte, sarebbero incredibili. E’ evidente come in Trentino non si voglia investire in ulteriore ricerca, non si investe nel recupero del paesaggio, specialmente non si investe in formazione nelle nostre periferie.

rappresentato da questi soggetti o enti quando mai si trasforma in coerenza nella scelte di una politica complessiva che tuteli realmente la montagna, il paesaggio, le identità? Non riusciamo a leggere che incoerenze.

Mountain Wilderness è allarmata per quanto sta accadendo sulla montagna trentina. E’ necessario che le sensibilità più forti presenti sul territorio sostengano un percorso di resistenza, di lotta contro il continuo degrado delle nostre montagne: si tratta di azioni di legittima difesa, come ci ricordava Alex Langer nel 1990.

 

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