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MEDIASET – QUARTO GRADO * MORTE DI DAVID ROSSI: L’INTERVISTA AL COLONNELLO DEI RIS CONSULENTE DELLA PROCURA

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17.14 - venerdì 15 giugno 2018

Nella puntata in onda questa sera, alle ore 21.15, su Retequattro, “Quarto Grado” torna ad occuparsi del caso di David Rossi, il capo della Comunicazione di Monte dei Paschi di Siena precipitato dalla finestra del suo ufficio la sera del 6 marzo 2013.

In studio saranno presenti Carolina Orlandi e Ranieri Rossi, rispettivamente figlia e fratello del dirigente. Entrambi, sin dal primo giorno, insieme alla propria famiglia, si battono perchè vengano risolti i dubbi su questa vicenda: per tutti loro, contrariamente a quanto emerge da due filoni di indagine, non si è trattato di un suicidio.

Uno degli elementi centrali dell’inchiesta è la consulenza richiesta dalla Procura del capoluogo toscano, dalla quale emergono diversi importanti elementi.

Il programma condotto da Gianluigi Nuzzi, con Alessandra Viero, propone quindi un’intervista a Davide Zavattaro, colonnello dei RIS dei Carabinieri, che fu incaricato di svolgere questa consulenza insieme al medico legale Cristina Cattaneo.

Di seguito, la trascrizione dell’intervista realizzata dall’inviato di “Quarto Grado”, Pierangelo Maurizio. Al centro delle domande del giornalista, le immagini del cadavere di Rossi nelle quali si vedono delle ferite sul volto (in particolare, sulla fronte, sul naso e sul labbro inferiore).

 

*

Maurizio: «La sua convinzione è che David Rossi possa aver volontariamente deciso di uscire da quella finestra pensando di suicidarsi e poi ci abbia ripensato. Magari dopo essere stato fortemente spaventato, per questa colluttazione dentro la Banca?».

Zavattaro: «Io ritengo che questa ipotesi si sia altamente credibile, anche per il tenore delle lettere che lui scrive […]. Noi non siamo innamorati di una teoria piuttosto che un’altra: siamo innamorati delle tracce e cerchiamo di far parlare le tracce […]. Possiamo escludere molto ragionevolmente l’ipotesi che sia stato buttato da una finestra da una terza persona, mentre invece ci sono tanti elementi a supporto dell’ipotesi che l’uscita dalla finestra sia volontaria.

Se questa uscita avesse avuto l’immediata volontà di suicidio, in realtà contrasta un pochettino col fatto che su questa finestra lui ha perso un po’ di tempo: ci sono dei segnali sulle scarpe e sui pantaloni, con cui lui si è appoggiato al muro con le ginocchia, c’è un abrasione sulle scarpe…».

Maurizio: «Voleva scappare?»

Zavattaro: «Non posso escluderlo […]. La ferita in alto sulla fronte conteneva tracce di rame: una persona che sale in piedi (sul davanzale della finestra da cui sarebbe caduto, ndr) va a

toccare necessariamente contro un mattoncino (una specie di chiodo sporgente sul bordo superiore della finestra, ndr)».

Parlando delle ferite sul volto, Zavattaro spiega:

Zavattaro: «Effettivamente ci sono tre ferite che sono in linea: quel tipo di ferita ricorda molto da vicino un urto contro una parete spigolosa o uno spigolo. C’è un’ipotesi non nulla che possa essere avvenuta durante questa uscita dalla finestra. Tuttavia c’è un altro elemento – che non si può trascurare – che potrebbe lasciar pensare ad un’ipotesi molto diversa».

Maurizio: «Quale?»

Zavattaro: «L’ipotesi che se la sia procurata prima di decidere di uscire dalla finestra».

Circa i fazzoletti sporchi di sangue trovati nel cestino dell’ufficio di Rossi, il colonnello dei Ris dice:

Zavattaro: «Trovo grande affinità tra questo tipo di ferite (quelle sul volto, ndr) e queste macchie che hanno delle forme geometricamente simili. Non sono esattamente uguali, perché il labbro è una parte morbida e quindi, tamponando, potrebbe anche dilatarsi un pochettino».

Maurizio: «L’altra spiegazione che è stata avanzata invece dalla dottoressa Cattaneo qual è?»

Zavattaro: «L’altra spiegazione, che comunque è stata scritta nella nostra consulenza, potrebbe essere quella del tamponamento delle ferite ai polsi che lui si era già provocato».

Maurizio: «Ma lei non ci crede molto a questo…».

Zavattaro: «Da maschio… qui interviene più l’aspetto di essere maschio… un maschio non si vede, ma sente il labbro che pulsa e quindi tende a tamponarsi e poi a guardare il fazzoletto fino a quando non smette di sanguinare. Non possiamo dire di più perché appunto mancano i fazzoletti (distrutti nel settembre 2013, ndr). Personalmente ritengo che la ferita sia precedente».

Uno dei punti da chiarire, dunque, è quando Rossi si sia procurato la ferita (o qualcuno gliel’abbia provocata). Si sa che una collega della Banca, che quel giorno lo aveva incontrato intorno alle ore 18, non aveva notato alcuna escoriazione: cosa è successo, quindi, tra le 18 e le 19.30, momento della caduta dalla finestra?

Zavattaro: «Io ritengo che non sia stato nel suo ufficio: raramente ho visto un ufficio così in ordine (il riferimento è alle riprese video effettuate la sera del 6 marzo 2013, dopo la morte del dirigente MPS, ndr). In quell’ufficio non ci sono segni di colluttazione ma, soprattutto, abbiamo riscontrato sulle scarpe, e anche quelle non ci sono più, una sostanza biancastra che non era presente nel suo ufficio. L’ipotesi più probabile è che lui sia uscito dall’ufficio».

Maurizio: «Ma rimanendo in Banca?»

Zavattaro: «Verosimilmente sì […]. Ho lavorato ovviamente anche con i consulenti della famiglia: loro sono ovviamente convinti che gli sia stata provocata da terzi. La mia opinione è che ci sia un’alta probabilità che questo sia vero».

Maurizio: «Poco tempo prima che precipitasse dalla finestra, David Rossi ha avuto una colluttazione con una o più persone fuori dal suo ufficio, ma dentro la Banca?»

Zavattaro: «Personalmente la trovo l’ipotesi più probabile».

Maurizio: «Per spiegare la ferita sul labbro?»

Zavattaro: «Per spiegare la ferita, legata al fatto che ci siano dei fazzoletti e legata al fatto che questa ferita, quando poi era caduto, non stesse più sanguinando: quindi era stata tamponata prima».

Maurizio: «Le pare poco?»

Zavattaro: «Non è poco».

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