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MEDIASET – “ LE IENE “ * CASO RACITI: « GIOVEDÌ 19 NOVEMBRE, NUOVI ELEMENTI INEDITI SULLA MORTE DELL’ISPETTORE CAPO »

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19.07 - mercoledì 18 novembre 2020

Domani, giovedì 19 novembre a “Le Iene”, in prima serata su Italia1, Ismaele La Vardera torna ad occuparsi del “Caso Raciti”.

La Iena indaga sulla morte dell’ispettore capo di polizia Filippo Raciti, deceduto negli scontri seguiti al derby Catania-Palermo del 2 febbraio 2007. Un omicidio per il quale è stato condannato in via definitiva a 8 anni di carcere il giovane ultras del Catania Antonino Speziale, all’epoca 17enne.

Nel nuovo servizio l’analisi del consulente Lorenzo Coppi dei video registrati dalle telecamere dello stadio, in particolare dalla camera 7 – quella fissata sopra al cancello dove sarebbero avvenuti i fatti – e dalla camera 8 – che inquadra lo stesso cancello ma dall’interno. Su questi video si basa la condanna a 8 anni per il tifoso del Catania. Coppi, incrociando i filmati e migliorandone la qualità, sostiene che di fronte a quel cancello non ci fosse nessuno, mentre Speziale lanciava il sottolavello. Se questa ipotesi fosse vera, aprirebbe a nuovi, sconvolgenti, scenari.

Domani, spazio anche alle dichiarazioni dell’avvocato Giovanni Adami che assiste da anni diversi ragazzi che hanno partecipato agli scontri e che, a proposito di quelle immagini, sostiene di aver scoperto dettagli molto rilevanti.

 

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La vicenda:
Secondo l’accusa, la notte del 2 febbraio 2007 sarebbe accaduto questo: gli agenti erano schierati vicino alla cancellata per non far passare nessuno e gli ultras avrebbero portato fino a lì il sottolavello usandolo come arma per sfondare quel cordone. L’ispettore Raciti avrebbe tentato di chiudere il portone destro della cancellata offrendo così il fianco agli assalitori che, usando la lamiera “a mo’ di ariete”, l’avrebbero colpito “con il sottolavello all’altezza dello stomaco”, provocando così l’emorragia che l’avrebbe ucciso. Durante la ricostruzione dei fatti, anche alcuni appartenenti alle forze dell’ordine hanno testimoniato di aver visto la lamiera “uscire a getto dalla porta”, o addirittura “volare” e poi “strisciare per qualche metro”, nonostante il Tribunale avesse giudicato credibile la ricostruzione della scientifica secondo la quale quell’oggetto fu usato “a mo’ di ariete”. Il 16 febbraio 2007, all’interno del carcere di piazza Lanza a Catania, viene intercettata una conversazione avvenuta tra un detenuto, tifoso del Catania arrestato per aver preso parte agli scontri, e i suoi genitori, che sono andati a trovarlo presso la casa circondariale. Questa intercettazione parlerebbe di una ricostruzione dei fatti alternativa, in un momento in cui ancora nessuno sembra avesse percorso alcuna altra ipotesi. Parole captate senza che i protagonisti ne fossero a conoscenza, quindi ignari della registrazione che stava avvenendo.

Nei precedenti servizi sulla vicenda, la trasmissione ha provato a mettere in evidenza gli elementi che potrebbero dar consistenza a un’ipotesi alternativa, prima con le dichiarazioni esclusive di un uomo che, subito dopo la morte di Raciti, parlò di una versione diversa da quella ufficiale, poi attraverso una serie di documenti. L’inviato aveva ricostruito tutte le possibili incongruenze che potrebbero porre dei dubbi sulla colpevolezza di Speziale, sulla cui innocenza invece avevano scommesso non solo i familiari e il legale, ma anche altre persone che non fanno parte del mondo del calcio o della tifoseria organizzata. Come il giornalista d’inchiesta Piero Messina, che aveva dichiarato a “Le Iene”: “Antonino Speziale era il colpevole ideale. Un poco testa calda, fanatico del calcio, famiglia per bene ma umile, frequentazioni un po’ borderline. C’era una breccia che poco a poco è diventata una porta, un portone, una voragine. E in quella voragine è caduto Antonio Speziale che è stato condannato per un delitto che secondo me non ha commesso”.

A seguito del primo servizio, la reazione del Capo della Polizia Franco Gabrielli è stata immediata: “Le sentenze si rispettano. Se qualcuno vorrà presentare nuovi elementi è corretto che lo faccia nelle aule di giustizia e non nelle trasmissioni televisive”. E ancora: “La Polizia di Stato non ha bisogno di capri espiatori e non può accettare che una vicenda così dolorosa, che ha avuto la sacramentazione di un giudizio definitivo, possa essere messa in discussione, in pochi minuti, con una ricostruzione parziale e una parvenza di verità per giunta pregiudiziale”. A queste parole, la trasmissione aveva risposto: “Anche sull’omicidio dell’ispettore Raciti noi de Le Iene proseguiremo per amore di verità, come sempre nel nostro lavoro, mettendolo a disposizione della collettività, nel massimo rispetto dell’Autorità Giudiziaria e delle forze di Polizia”.

Giovedì scorso, durante il terzo servizio dedicato alla vicenda è andata in onda la dichiarazione choc di una donna che dice di aver sentito un poliziotto chiedere scusa al papà dell’Ispettore, con queste parole: “Signor Raciti, le dobbiamo porgere le scuse in quanto Polizia perché è stata una manovra errata di un collega. Nel fare la manovra l’ha beccato in pieno”. La donna, che dice di essere imparentata con la famiglia Raciti, ha raccontato a Ismaele La Vardera di essersi decisa a fare questa rivelazione, seppur a tredici anni dalla vicenda, dopo aver seguito attentamente i servizi andati in onda nella trasmissione di Italia1 sul caso.

Se le dichiarazioni mostrate durante il servizio fossero confermate, potrebbero sorgere nuovi dubbi sulla colpevolezza di Speziale.

Due giorni fa la Questura di Catania ha diramato un comunicato stampa su quanto emerso dall’ultimo servizio andato in onda a “Le Iene” (ndr. “Con riferimento al servizio della nota trasmissione televisiva “le Iene”, andato in onda lo scorso giovedì 12 novembre 2020 sulla emittente nazionale Italia 1, questo Ufficio ha ritenuto di informare la locale Procura della Repubblica per ogni opportuna valutazione sulle circostanze emerse durante il citato servizio nel corso del quale una donna ha sostenuto di “….essere stata al funerale di Filippo Raciti e di aver udito un poliziotto chiedere scusa al padre dell´ispettore perché è stata una manovra errata di un collega.” ).

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