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LANCIO D'AGENZIA

MARINA MATTAREI – EX PRESIDENTE FEDERAZIONE TRENTINA COOPERAZIONE * DOCUMENTO DI RENDICONTAZIONE: « LOTTATE PER DIFENDERE L’ANIMA COOPERATIVA DALL’INDIVIDUALISMO, ISPIRATEVI AGLI ANTICHI VALORI » (PDF INTEGRALE)

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19.41 - martedì 30 giugno 2020

Gentili colleghi Presidenti e Amministratori,

ho predisposto questo documento con l’intento di rendicontare alle cooperative Socie l’azione di governo del Consiglio d’Amministrazione federale, iniziata con la nomina assembleare l’8 giugno 2018 e conclusasi anzitempo l’11 febbraio 2020, a seguito delle dimissioni individuali di 13 consiglieri che ne hanno provocato la completa decadenza.

La rendicontazione, come ben sapete, è un atto di responsabilità istituzionale per ogni Presidenza, di pieno rispetto verso il mandato ricevuto direttamente dall’Assemblea. I Soci eleggono i propri rappresentanti e devono giudicarne l’operato, confermando o togliendo loro la fiducia, se del caso. Questo è il princìpio cardine della vita associativa in cooperazione, che va preservato e soprattutto onorato con azioni di testimonianza coerenti.

Questa modalità comunicativa è dovuta alla straordinarietà della decadenza del Consiglio e all’impossibilità di poter rappresentare la rendicontazione direttamente in sede assembleare, per le ragioni temporali e logistiche che l’emergenza sanitaria ha determinato.

Conosciamo il valore fondamentale e inalienabile della partecipazione del Socio alla vita della propria cooperativa, di cui certamente l’Assemblea ne rappresenta il punto più alto. Questo tempo, per molti aspetti così drammatico, impone dunque anche una grave e rischiosa deprivazione alla vita democratica cooperativa cui eravamo abituati e che forse, davamo tutti per scontata.

Cercherò di trasferirvi, sulla base della più ampia oggettività documentale (verbalizzazioni e allegati protocollati e consultabili in Ftc) tutte le informazioni utili ad acquisire maggiore consapevolezza circa le ragioni che hanno portato a questa crisi di governo, la quale, a prescindere da ogni altra considerazione, tanto sconcerto e danno reputazionale al movimento ha causato, oggettivamente.

E lo farò certamente secondo il ruolo che l’Assemblea mi ha assegnato, dalla prospettiva “privilegiata” della Presidenza, un ruolo che evidentemente nessun altro nell’arco di questo mandato ha vissuto sulla propria pelle, con tutto il suo carico di onore ed onere, ma che parte dei consiglieri e qualche “convitato di pietra” non hanno mai sostanzialmente accettato nel loro animo, disconoscendo di fatto il mandato dei Soci.

E allora, come ebbi a dire in una trasmissione televisiva il 14 febbraio scorso, a due giorni dal blitz dimissionario dei 13, di quello che io continuo a ritenere un atto, ancorché legittimo, profondamente irresponsabile, questa sarà la mia narrazione, la verità della ex Presidente. Col mio stile, il mio linguaggio, la mia franchezza. Non può essere che così, questo è l’unico modo che conosco e che pratico da quando la Cooperazione mi ha fatto innamorare di sé.

Andiamo con ordine.

All’Assemblea elettiva del giugno 2018 si confrontano, prima volta nella storia federale, ben 4 candidati alla Presidenza (Mattarei-Odorizzi-Sester-Villotti); 18 candidati al Consiglio d’Amministrazione proposti dai Convegni di settore; 6 candidati per il nuovo ruolo di 4 Consiglieri trasversali. Un percorso di avvicinamento al momento elettivo ricco di occasioni per lo sviluppo di un confronto aperto, partecipato e trasparente con e verso i Soci, di progettualità e, lo possiamo dire con serenità, anche all’insegna della correttezza fra candidati.

Nel rispetto delle modalità previste dallo Statuto, l’Assemblea elegge il Consiglio d’Amministrazione che risulta così composto:

Presidente: Mattarei 22 Consiglieri: – Credito (D’Andrea/Misconel/Pilati/Trainotti) – Consumo (Dalpalù/DalSasso/Facchinelli/Tommasi) – Agricolo (Lutterotti/Odorizzi/Rigotti/Trettel) – Produzione Lavoro e servizi (Castaldo/Fontanari/Preghenella – Sociale e abitazione (Cipriani/Fellin/Monfredini) – Trasversali (Brocchetti in quota agricolo/Carli/Franch/Ghezzer).

Dettaglio non trascurabile e che tanto peso avrà nel nuovo percorso avviato, ben 7 di questi sono al 3° mandato in Consiglio, 3 dei quali vicepresidenti uscenti.

Inizia quindi per me un’intensa fase di esplorazione, di ascolto e di confronto con tutti i Consiglieri, al termine della quale, in virtù delle prerogative della Presidenza ma anche dei vincoli posti dal nuovo statuto, propongo i nominativi cui attribuire le deleghe settoriali delle vicepresidenze e la composizione del Comitato Esecutivo. Con la consapevolezza che non fosse l’optimum, ma il meglio possibile in quel momento, frutto di un arduo esercizio di composizione del giusto equilibrio tra mandato assembleare, equa rappresentanza di tutti i Soci e delle loro istanze, profilo e disponibilità delle persone, sintonia sulle priorità da affrontare e sul sentirsi pienamente amministratori federali. Dando per acquisito che la facoltà di attribuzione della delega mai dovesse essere disgiunta dalla responsabilità consapevole di chi la andava ad assumere ed esercitare.

La lettura del contesto economico- sociale e politico evidenzia la necessità di prendere collegialmente piena consapevolezza di aver davanti sfide enormi, temi generali quali l’identità cooperativa e la sostenibilità d’impresa, problematiche e nodi anche settoriali in parte mai affrontati e di certo non sciolti negli anni recenti, la ridefinizione del ruolo dei corpi intermedi e quindi anche della Federazione, con conseguente recupero della sua autorevolezza istituzionale e sindacale (questa è stata senza alcun dubbio la prima istanza posta dai Soci), l’avviata (e in continuo divenire dal punto di vista legislativo e normativo) riforma del credito cooperativo e il  suo impatto sull’organizzazione aziendale federale, il recupero di protagonismo in capo ai Soci e il supporto alla selezione di classe dirigente potenziando lo strumento formativo, solo per citarne alcune.

 

Il Consiglio vota la proposta e, a maggioranza, questa è l’attribuzione di ruoli:

Vicepresidenti:vicario Agricolo-Lutterotti / Consumo-Facchinelli / Credito-Misconel / LavoroServizi-Preghenella / SocialeAbitazione-Franch.

Comitato Esecutivo: presidente e vicario componenti di diritto -(il nuovo Statuto vieta la nomina dei    presidenti   dei   consorzi) Consumo-Tommasi  / LavoroServizi-Castaldo SocialeAbitazione-Ghezzer.

Inizia da subito, nel metodo e nel merito, un’attività ostile ed antagonista a questa impostazione organizzativa da parte di alcuni consiglieri che non avendola (legittimamente) condivisa, hanno ritenuto di sviluppare la dialettica secondo questo schema: 1) in spregio alla responsabilità deontologica, non mantenere la discussione all’interno del Consiglio, ma anzi enfatizzare mediaticamente, attraverso esternazioni e lettere, giudizi pesantemente negativi e delegittimanti l’attività di governo. 2) avviare un’attività parallela di riunioni, una sorta di consiglio-ombra, naturalmente a geometria variabile, per costruire via via coesione maggioritaria in grado di neutralizzare l’efficacia dell’impostazione.

E mentre da un lato il Consiglio mi dava mandato per ricercare proposte di soluzione a criticità settoriali (rappresentanza per il sociale e delega nazionale per il credito, come se questi soli elementi potessero essere esaustivi per risolvere questioni in realtà molto più complesse come si è poi visto), ogni passo di avvicinamento, frutto di estenuante attività di mediazione, veniva sistematicamente vanificato, attraverso un costante e tempestivo rilancio di questioni.

Al punto che da febbraio ad aprile del 2019, dopo 3 mesi di gogna mediatica, di danno reputazionale per l’azienda federale e per il movimento e anche, aggiungo, per la mia persona, dopo una proliferazione incredibile di documenti sottoscritti in maniera altalenante dai diversi consiglieri, che imponevano tempi e temi di trattazione dei lavori, con un linguaggio e parole pesanti come macigni verso la Presidenza, anche dopo che, con un atto di responsabilità collegiale, si era condiviso di azzerare le cariche per una ricomposizione del conflitto, si compie il capolavoro finale, quello che la Storia valuterà se possa assurgere al rango di documento in virtù semplicemente dell’essere stato sottoscritto dalla maggioranza del Consiglio.

Inviatomi con un solo giorno di anticipo rispetto al Cda del 16 aprile, prendo visione della “proposta di porre in votazione le seguenti decisioni”, una sommatoria di imposizioni che spaziano dall’individuazione dei nuovi vicepresidenti, ai componenti il nuovo comitato esecutivo, dalla delega nazionale per il credito, alla cooptazione del consigliere trasversale in sostituzione della prof. Franch, dalla occupazione dei ruoli nelle società di sistema fino alla riassegnazione della delega sindacale.

La definitiva pietra tombale su qualsiasi istanza riformatrice espressa dall’Assemblea.

Si palesava dunque, con tutta la sua brutale carica intimidatoria il solo, vero obbiettivo di tutto questo attivismo ostruzionista all’azione di governo, concertato e coordinato abilmente dai pochi soliti capobastone probabilmente il giorno stesso della nomina assembleare.

La Presidenza a Mattarei è stato un incidente di percorso, una minaccia alla sopravvivenza dello status quo e va fermata a qualsiasi costo e con qualunque mezzo.

Dopo averla delegittimata nel suo ruolo con questa muscolare prova di forza, dovrà finalmente prendere in considerazione l’unico atto che le consenta un’uscita dignitosa, ovvero le dimissioni.

Sentivo infatti che questo era l’approdo che i più, oppositori e sostenitori, davano per scontato. I giorni e le notti che hanno preceduto la mia decisione, sulla quale hanno influito le tante manifestazioni di sostegno morale e di incoraggiamento alla “resistenza”, di Soci, di Presidenti di cooperative, di comuni cittadini, di rappresentanti istituzionali e del mondo dell’impegno civile, sono stati in assoluto i più difficili del mio mandato, per certi versi drammatici.

Tutto dentro di me mi spingeva a lasciare, a gettare la spugna di fronte a tanta ingiustificata e pervicace ostilità, a rivendicare il diritto di allontanarmi dalla mistificazione della realtà e dal discredito gratuito a cui ero sottoposta, e che aveva contaminato anche la mia sfera privata, ad indirizzare le mie energie laddove si potesse costruire con vera modalità cooperativa, e non più a dover tessere complicatissime tele che qualcun altro, fuori scena, più o meno sommessamente ma con lucido cinismo, implacabilmente disfaceva.

E invece è prevalsa la responsabilità istituzionale, la tutela dell’azienda e dell’unità del movimento, già gravemente lese da anni di incertezza e assenza di una visione cooperativa globale nuovamente al servizio del bene comune. Ho deciso di non scatenare una guerra intestina che non avrebbe avuto vincitori, ho pensato ai Soci, a tutti i Soci, e non ho consentito al mio orgoglio ferito di divorare la mia umiltà. Mettendo in conto di deludere anche parte dei miei sostenitori, che avrebbero preferito tornare in Assemblea, denunciando cosa stava accadendo.

Sono rimasta al mio posto, dove l’Assemblea mi ha voluta, per provare a fare ciò che i Soci hanno chiesto, ciò che hanno chiesto a tutti i candidati per la verità, avviare una stagione di rinnovamento cooperativo, di coinvolgimento della base sociale, di rilancio di un’identità e di un modello imprenditoriale che vuole ancora scommettere sul proprio ruolo propulsivo per lo sviluppo economico-sociale e culturale di questa terra, e si proponeva di farlo in sinergia con tutti gli attori e costruttori del nostro bene comune più importante, la nostra Autonomia.

Sono rimasta perché mi sono rifiutata di veder vanificato tutto l’impegno e la dedizione di tanti colleghi con cui si era lavorato bene, in primis coloro che hanno condiviso una progettualità e che sono rimasti al mio fianco, nella buona e nella cattiva sorte, testimoniando una lealtà d’altri tempi.

Sono rimasta per i collaboratori della Federazione, che non potevano ancora una volta essere abbandonati dalla propria governance.

Sono rimasta perché nei primi 8 mesi di mandato, smentendo nei fatti le accuse interne di presunto immobilismo e mancata condivisione, avevamo messo, come INTERO Consiglio d’Amministrazione le basi fondamentali per quel recupero di autorevolezza federale tanto invocato dai Soci, a tutti i livelli.

In seno al Coordinamento Provinciale Imprenditori, dove siedono le Associazioni delle categorie economiche, riconoscimento di pari dignità al sistema cooperativo. Lavoro sinergico che ha prodotto il documento 10 temi x 5 anni sottoposto ai candidati alle elezioni politiche provinciali dell’autunno
Ripresa la relazione istituzionale con le centrali cooperative altoatesine, in particolare con la più rappresentativa Raiffeisenverband, in un’ottica di alleanza regionale e lobby sindacale. Un volto nuovo che si è rivelato funzionale al superamento di storiche e cristallizzate

Presidio diretto in ambito federativo nazionale in rappresentanza dei Soci Casse Rurali. La responsabilità imponeva che prima di esercitare la facoltà di delega personale, la Presidente acquisisse una basilare conoscenza, anche relazionale, all’interno dell’Istituzione Federcasse e del suo ruolo. L’impatto della riforma del credito cooperativo, in quei mesi ancora non compiutamente definita da un punto di vista legislativo, è stato dirompente non solo sull’organizzazione della filiera delle CR/BCC, ma anche sui livelli associativi, che avevano la necessità di ri-definire il proprio ruolo per accompagnare il processo. Era dunque necessario il presidio politico in quella fase, per le competenze tecnico-bancarie più che adeguato il supporto fornito dalle strutture. A questo aggiungiamo l’indisponibilità da parte del vicepresidente Misconel ad assumere la delega, come sarebbe stato invece naturale, l’orientamento generale dato dal Consiglio di assegnazione delle deleghe preferibilmente ai Consiglieri, e infine la difficoltà all’interno dei presidenti delle Casse Rurali di individuarne uno unanimemente condiviso cui affidarla. La strumentalità circa questa questione è risultata palese, dal momento che avevo già comunicato l’impegno di attribuzione al presidente che era stato indicato solo a gennaio 2019 dalle CR.

Avvio delle relazioni istituzionali a livello del nuovo governo provinciale (oltre che nazionale), con l’individuazione delle priorità da affrontare (riforma del terzo settore, codice degli appalti, stati generali della montagna, centralità e valorizzazione dei settori ecc.).

Completata per la prima volta la ricognizione generale sulle Società ed Enti in cui la Federazione era presente con un proprio designato (una quarantina di tavoli da presidiare tra ruolo istituzionale e tecnico) e avviato il percorso per rendere più sinergica ed efficace la rappresentanza, con un mandato chiaro e trasparente al delegato, per impedire che esso finisse per rappresentare se stesso o piccoli gruppi di interesse, com’è troppo spesso accaduto.

A livello di organismi interni, avvio attività da parte dei Comitati di settore con definizione, attraverso il coordinamento dei vicepresidenti, dei rispettivi documenti strategici; proiezione della loro declinazione attraverso la costituzione di gruppi di lavoro su temi specifici, in particolare per l’agricolo, il sociale e la produzione

Il 16 aprile 2019, dunque, i Consiglieri a maggioranza approvano la LORO proposta ( proposta decisa preliminarmente fuori dalla sede istituzionale, degna dei più nobili moti carbonari) e, superato lo sconcerto per le scontate e mancate dimissioni della Presidente, si procede nel lavoro di preparazione dei 5 Convegni di settore e dell’Assemblea federale, ormai imminenti.

Nel frattempo, dettaglio trascurabile, qualcun altro che non sia la Presidente, posiziona le pedine sulla scacchiera dei ruoli apicali delle Società di sistema. Veti incrociati su qualsivoglia mia proposta riformatrice in termini di discontinuità, rinnovamento, trasparenza ed efficacia. E guai a chi osi insinuare che il vero obiettivo sia la solita corsa alle poltrone o la tutela di interessi di piccoli gruppi anziché il perseguimento del bene comune! I fatti parlano chiaro, basta dare un’occhiata ai nomi per comprendere come temi quali il limite di mandati, la concentrazione di ruoli e gli intrecci di rappresentanza siano stati ancora una volta disattesi.

Nonostante tutti i lacci e lacciuoli messi a freno dell’attività presidenziale, permane in alcuni la frustrazione più grande, quella di incontrare i Soci in Assemblea con ancora la Presidente nel suo ruolo.. (“e adesso, cosa racconterà?.. possiamo provare a sfiduciarla in quel contesto?.. rischioso, perché si sa.. la pancia dell’Assemblea è più complicato gestirla..”)

E così, altro sfoggio di responsabilità cooperativa, 4 giorni prima dell’Assemblea, mi viene sottoposta l’ennesima lettera, sottoscritta dai soliti consiglieri, questa volta “solo” 11, con alcuni passaggi palesemente intimidatori “ ..onde scongiurare ulteriore e inutile acrimonia fra di noi o in sede di assemblea.. confidiamo perciò che vorrai astenerTi da qui in avanti da dichiarazioni e commenti di dubbio senso ed oggettività, anche in assemblea, e da ogni esternazione che possa essere percepita come ostile a componenti di organismi federali o alle idee e aspirazioni da questi correttamente sostenute..”

In quei giorni stavo evidentemente preparando le relazioni, per la parte privata e la parte pubblica, e, coerentemente con le motivazioni per le quali non mi ero dimessa, avevo deciso di dare ad esse un taglio prospettico alto, comunque positivo riguardo l’attività del Consiglio e a sua tutela, per onorare il protagonismo responsabile del movimento cooperativo. Guardare nello specchio retrovisore avrebbe rimandato uno spettacolo desolante, umiliante per i Soci, alimentato ulteriore sconcerto e devastato la già compromessa reputazione della Federazione.

Non nego che quando ho preso visione di quell’ulteriore provocazione la mia indignazione sia salita sopra il livello di guardia, e sia stata tentata di ribellarmi a questa ennesima prevaricazione, a una vera e propria deriva fascista in virtù della quale alcuni consiglieri si sono permessi di imporre alla propria Presidente cosa dire all’Assemblea dei Soci! Una deriva degna di ben altri contesti e di ben altre forme di governo, indegna della storia della nostra Autonomia, prim’ancora che della democrazia cooperativa.

E sempre a dimostrazione di una capacità magistrale di coerenza, una delle Consigliere firmatarie di questo diktat, non avendo evidentemente apprezzato nulla della mia relazione, ha pensato  bene di intervenire in chiusura di dibattito assembleare con una violenta e brutale cesura a tutto tondo dell’attività presidenziale! Tirando in ballo perfino un presunto mancato riconoscimento all’attività dell’Associazione donne in cooperazione.

Uno dei vicepresidenti apprezzò il fatto che non reagii lodando la mia temperanza, in realtà incombeva la parte pubblica con le autorità e gli ospiti che non si poteva far attendere, viceversa avrei risposto, eccome se avrei risposto, perché non sono solita lasciare questioni in sospeso, soprattutto nelle Assemblee che presiedo.

Se ne avessi avuto il tempo avrei risposto che è stato su mia proposta se il Consiglio ha riportato il contributo economico a supporto delle attività dell’Associazione donne in cooperazione  (e  Giovani cooperatori) all’importo originario; il dimezzamento dei fondi era stato deliberato dal Cda precedente dove lei sedeva in qualità di vicaria. E che sono sempre stata attivamente a fianco  delle attività progettuali messe in campo dall’Associazione; la presidente Martinelli ne è buona testimone. Era forse distratta l’indignazione quando alle Associazioni donne e giovani è stato sottratto il diritto di voto in Consiglio?

Ah certo, è vero, e lo ribadisco, ho anche sempre stimolato le donne cooperatrici con ruoli di vertice al dovere della testimonianza; ad essere portatrici di valore, di libertà, di coraggio, di innovazione, di emancipazione da un modello culturale maschile dominante che non sa riconoscerne il merito se non all’interno del proprio cono d’ombra. E perbacco, se questo suscita qualche reazione piccata, ben venga! Vuol dire che si coglie nel segno.

Non ho visto nessun moto di sdegno nè di solidarietà femminile quando in Consiglio andava in scena la modalità di scadimento del linguaggio, nei toni e nei modi intenzionalmente intimidatorio,

verso le colleghe donne. Anzi, accodarsi alla scia di quello che poteva apparire sfoggio di virile autorevolezza, è stata ritenuta una pratica efficace per onorare la questione di genere.

Se non le avessi vissute sulla pelle, non avrei creduto possibili tali manifestazioni di arroganza, nella forma e nella sostanza. Niente a che vedere con l’auspicabile dialettica generativa, che può essere anche a tratti aspra, ma sa sempre mantenere il rispetto personale e istituzionale ed è lievito dei processi democratici.

Nonostante tutto, l’Assemblea 2019 è stata un bella occasione di incontro, di confronto costruttivo con i Soci, ai quali ho sempre dedicato primaria attenzione e ascolto, di rappresentazione al mondo economico e politico di una Federazione che discute sì al proprio interno, che non nasconde le difficoltà, ma continua a proporsi, e soprattutto ad essere riconosciuta come l’Associazione di riferimento unitario del movimento cooperativo.

E allora, archiviata l’Assemblea, facendo tesoro degli interventi propositivi dei Soci, ho, abbiamo provato a ripartire, a ri-costruire con alcuni il rapporto fiduciario pesantemente compromesso, a metabolizzare amarezze e ferite. A concentrarci sul lavorare, ciascuno nel ruolo assegnato, per dare risposte concrete ai bisogni e alle aspettative dei Soci. Né più né meno di ciò che quotidianamente siamo chiamati a fare nelle nostre cooperative per e con le nostre comunità.

Ventre a terra dunque per seguire gli innumerevoli dossier già aperti e fronteggiare le emergenze che quotidianamente si presentano.

A cominciare dalla necessità di dare maggiore sostanza al ruolo federale a favore dello sviluppo delle imprese cooperative e insieme, della comunità tutta.

Ha questa matrice l’intenso lavoro svolto con i colleghi del Coordinamento Imprenditori, in team con le Direzioni, sinergico ed efficace riguardo a temi di interesse comune al mondo economico, la cui sintesi veniva portata di volta in volta all’attenzione del governo provinciale (proposte per gli stati generali della montagna, per il programma di sviluppo provinciale, per la semplificazione e potenziamento della competitività, per gli appalti pubblici sul princìpio di rotazione e la clausola sociale, per la manovra di assestamento del bilancio, e quella finanziaria per l’anno 2020 ecc.). Si colloca in questo clima di consolidato rapporto fiduciario la “negoziazione” portata avanti in particolare con il presidente di Confindustria sul tema della rappresentanza in seno all’ente camerale, e più precisamente nella sua giunta; in una prospettiva evolutiva sul ruolo dell’ente nell’ambito dell’internazionalizzazione, l’accordo raggiunto ha consentito alla Cooperazione ( pur non avendone i numeri sulla carta), di esprimere nuovamente il proprio rappresentante, e ancora nella persona del Consigliere Rigotti (il quale evidentemente ha ritenuto irrilevante questa riconferma per un altro quadriennio come valore da riconoscere alla .)

Ripresa la già avviata interlocuzione con le organizzazioni sindacali confederali, su temi importanti quali le politiche del lavoro e la rappresentanza, che ha portato allo sblocco e al rinnovo di molti contratti settoriali; ulteriore attività volta alla creazione di uno strumento per la bilateralità delle

Consolidati i rapporti anche con le organizzazioni sindacali agricole, Cia, Coldiretti e Confagricoltura, all’insegna della condivisione sui temi da affrontare e portare avanti, in

particolare sui tavoli con il governo provinciale. La Federazione c’è sempre stata, al loro fianco, a portare un contributo di pensiero ai loro convegni / Assemblee, per rendere ancora più efficace la rappresentanza sindacale dei Soci comuni alle organizzazioni.

Dopo il documento cooperativo sugli Stati Generali della Montagna (coordinatore Tommasi in team con Cipriani, Brochetti, Pilati e Spagni), traendo spunto anche da quelle riflessioni, per contrastare lo spopolamento della montagna, si dovevano individuare i temi e le azioni che potessero impegnare in partnership la Cooperazione e il Governo provinciale attraverso un protocollo definito, che è infatti stato sottoscritto a gennaio 2020. Con riferimento anche ai temi dell’agenda 2030, sono stati ben 15 gli ambiti individuati nei quali sviluppare 62 azioni concrete, da realizzare attraverso modalità definite e tempi certi. Altro che chiacchiere o mera operazione di marketing come qualche sprovveduto ha commentato!

La necessità di elaborazione della vision federale, bussola fondamentale per orientare l’operatività di ogni azienda, da cui potesse prendere ispirazione la definizione di puntuali piani operativi

Su tutti i temi che richiedessero elaborazione di pensiero, è sempre stata chiesta la collaborazione a ciascun Consigliere, anche a latere delle riunioni collegiali, nelle quali, per evidenti ragioni di spazio e di tempo, non è sempre possibile garantire il protagonismo di tutti. Sono stati purtroppo pochi, ancorché preziosi, i contributi costruttivi in tal senso.

Ma per produrre la vision è stato definito un metodo ancora più partecipativo che, attraverso il coordinamento dei vicepresidenti, partendo dai documenti settoriali già elaborati, ha individuato i temi trasversali ad essi e ha consentito di presentare un documento degnissimo pur nella sua sinteticità e soprattutto unitario a cui il movimento potesse sentirsi più aderente. La vision rispecchia il contesto attuale, l’ambiente, la storia, i valori e la mission del movimento, ma anche le aspirazioni e le aspettative degli amministratori federali e il percorso di sviluppo cooperativo che intendevano intraprendere. Una grande opportunità per rilanciare uno sguardo unificante sul futuro del movimento e per supportarne lo sviluppo.

Un altro impegno assunto unitariamente come Consiglio federale, e solo qualche settimana dopo, come vedremo, non onorato da una parte di esso.

Sul fronte interno, grande concentrazione e collaborazione con la Direzione e la struttura per gestire al meglio, nel rispetto dei ruoli, i vari fronti legati all’organizzazione generale e settoriale, all’efficientamento dei servizi, ai rapporti con i Soci, e alle collaborazioni con tutte le Istituzioni politiche, economiche, civili, religiose e

Dovendo fare i conti con contesti tutt’altro che definiti, e in costante divenire.

Dopo la liquidazione della società Formazione Lavoro si è dato avvio alla costruzione di un’area interna dedicata alla formazione in grado di offrire ai Soci un servizio di eccellenza. Serviva una effettiva, concreta presa in carico da parte della Federazione del tema della formazione, dopo anni di proclami sulla sua importanza, ma una sostanziale mancanza di coordinamento tra i vari soggetti chiamati ad erogarla.

Ne abbiamo sperimentato tutto il valore durante questi terribili mesi.

Assestamento organizzativo rispetto al terremoto provocato dalla cessione di ramo d’azienda alla Capogruppo con la fuoriuscita di una trentina di collaboratori in area credito. Ricerca e selezione di personale in sostituzione di collaboratori fuoriusciti, con evidenti

difficoltà a garantire contestualmente su tutti i fronti elevati standard di servizio ai Soci. Alimentazione di progettualità volta a introdurre servizi a valore aggiunto (piattaforma digitale, carta in cooperazione, rendicontazione sociale d’impresa ecc.).

Rappresentanza politico-istituzionale:

Visita della Presidente del Senato presso la Cantina Rotari di Mezzocorona. Visita dell’ambasciatore del Cile in Italia presso il mondo Melinda.

Visita del console generale di Tunisia in Ftc.

In occasione del 100° di Confcooperative, incontro dei cooperatori con Papa Francesco e il Presidente della Repubblica Mattarella.

Incontri con la delegazione dei parlamentari trentini e il ministro Fraccaro (il quale invitò a Roma la presidente della Ftc e i presidenti delle CR per approfondire con loro l’impatto e gli sviluppi della riforma).

Ma ciò che più mi ha gratificata di questa esperienza di rappresentanza è stata la possibilità di incontrare centinaia di Soci, partecipare alle loro Assemblee, entrare nelle Cooperative di ogni settore e toccare con mano tutto il valore che sanno generare quotidianamente. Sono onorata di aver stretto la mano e guardato negli occhi tanti cooperatori, ed esserci riconosciuti, al di là dei ruoli.

 

*

COSA E’ STATO FATTO PER DARE CENTRALITA’ AI SETTORI

Con l’impostazione originaria, al di là dei nomi, la mia proposta andava nella direzione di un lavoro collegiale, la delega ai vicepresidenti per i cinque settori, non obbligatoria, con una chiara assunzione di responsabilità da parte loro, avrebbe dovuto rendere più efficace la rappresentanza e la griglia delle priorità da affrontare.

Sempre e comunque in una logica di sistema, chiariti laddove necessario i ruoli della filiera, consorzi e federazione compatti al fianco delle cooperative di 1°.

Da considerare anche che con il nuovo Statuto le deleghe affidate al Comitato Esecutivo riguardano esclusivamente la gestione aziendale.

 

AGRICOLO  –  Vicepresidenza vicaria a Lutterotti, in quel momento Presidente del Consorzio Cavit, a riconoscimento di un settore fondamentale in tutte le sue articolazioni (frutticolo, viticolo e zootecnico), per affrontare da protagonista il tema della sostenibilità a tutto tondo, economica, ambientale e sociale, in dialettica con la politica e la rappresentanza provinciale, nazionale ed europea.

Ho visto in Lutterotti capacità di visione, disponibilità, competenza e la giusta determinazione per avviare un percorso innovativo, certamente con la dovuta gradualità e nel pieno rispetto di quanto il settore aveva già dimostrato di aver saputo costruire, ma orientato necessariamente ad una

maggiore trasversalità intersettoriale. L’agricoltura cooperativa non poteva accontentarsi della buona reputazione consolidata, delle eccellenze e dei modelli che ogni comparto ha realizzato, doveva trovare il modo di elaborare e testimoniare la forza propulsiva di una visione unitaria. Per garantire ai Soci la sostenibilità economica, per dialogare con la società civile sui temi della salubrità dei prodotti e della tutela ambientale, per cogliere le grandi opportunità che la sinergia fra tutti gli attori della produzione e la filiera degli operatori turistici e commerciali avrebbe generato.        Dovrebbe essere superfluo ricordare che per cogliere e vincere le sfide in campo si deve poter disporre dei migliori giocatori, e questo era il tempo del coraggio, non dei  compromessi al ribasso, tanto per sopravvivere.

Subito dopo l’insediamento del Consiglio, stante il cambio di Presidenza al consorzio Concast, Trettel rassegna le dimissioni e viene cooptato il nuovo presidente Marchesi.

A seguito del cambio di Presidenza in Cavit, i Consiglieri del settore indicano Odorizzi presidente del Consorzio Melinda quale nuovo vicepresidente federale e Rigotti per il Comitato Esecutivo.

Lutterotti rassegna le dimissioni dal Consiglio (ennesima amarezza e frustrazione) e su proposta di Cavit viene cooptato il nuovo presidente Libera.

Nonostante la conferma della condivisione da parte di tutti i rappresentanti di settore sui temi strategici già indicati, si è di fatto affievolita via via l’iniziale impronta politicamente organica ed efficace della Federazione, che ha continuato a supportare i processi prevalentemente da un punto di vista tecnico. Il ruolo di Presidenza si è indirizzato alla rappresentanza istituzionale- sindacale a tutela dei comparti settoriali e delle singole cooperative. Non può sfuggire che il ricambio, fisiologico o imprevedibile dei ruoli apicali nelle cooperative Socie, i cui rappresentanti sedevano in ambito federale, ha aggiunto tensione e incertezza ad un contesto che necessitava invece di stabilità.

 

 

CONSUMO

Vicepresidenza a Facchinelli (anche dopo il rimpasto di aprile 2019). Comitato Esecutivo: Tommasi e successivamente DalSasso.

Approvato il piano strategico di settore, c’è stata un’oggettiva difficoltà a dare impulso alla sua declinazione, causa lungo turnover dei collaboratori federali di settore e la mancanza di un punto di riferimento ben definito per competenze e ruolo.

Attivismo del vicepresidente e consigliere Tommasi nel coinvolgimento e trasferimento del documento programmatico ai Soci Famiglie Cooperative sui territori. Impulso alla strutturazione come SIEG dei negozi multiservizi. Tavoli di lavoro per chiarire i ruoli degli anelli di filiera e modalità di erogazione dei servizi, a cominciare dal controllo di gestione, evoluzione della carta in cooperazione, rendicontazione sociale d’impresa ecc.

L’aver voluto affidare il coordinamento sull’elaborazione del documento in occasione degli Stati Generali della Montagna indetti dal governo provinciale ad un rappresentante del consumo, (Tommasi) andava nella direzione di valorizzare il ruolo delle Famiglie Cooperative, già presidio capillare in ogni comunità, ma anche e soprattutto in chiave prospettica, per lo sviluppo di progettualità intercooperativa volta a contrastare lo spopolamento dei territori di montagna.

Dopo il cambio di Presidenza nel consorzio Sait, Dalpalù rassegna le dimissioni dal Consiglio e viene cooptato il nuovo presidente Simoni.

Interventi di sistema, proprio in collaborazione tra SAIT e Ftc, rivelatisi efficaci, su situazioni di particolare complessità di diverse Famiglie Cooperative (commissariamento, progetti di fusioni, cessione di ramo d’azienda ecc.).

Su interpellanza di alcuni Sindaci, che evidentemente riconoscono il ruolo di servizio della Federazione per i territori, attivazione tempestiva e diretta per ricomporre relazioni fiduciarie e progettualità di comunità. La fiducia tra le persone e tra le istituzioni si rivela sempre essere il capitale più prezioso, ben superiore a quello finanziario, quello che può determinare lo sviluppo anche imprenditoriale delle aziende, per il sistema cooperativo è di vitale importanza. Quando la fiducia viene compromessa, gli effetti sono sempre deleteri e quindi, ancor prima della predisposizione di piani economico-finanziari, è necessario andare al cuore del problema, e ricercando verità e giustizia, consentire alla fiducia di ri-abitare le persone e le istituzioni.

 

 

LAVORO e SERVIZI Vicepresidenza a Preghenella, dopo il rimpasto di aprile 2019 anche vicaria, e quindi presenza di diritto in Comitato Esecutivo.

Ampia libertà operativa ai rappresentanti di settore, sostegno politico e tecnico ai contributi elaborati sulle politiche del lavoro, in materia di appalti e sulla progettualità dei contratti di rete con il settore agricolo.

Accompagnamento istituzionale al Consorzio CLA per il progetto avviato Edilizia 4.0.

Approvato il piano strategico di settore, indicati da parte del vicepresidente i gruppi di lavoro su specifiche tematiche. Non ho avuto aggiornamenti sull’efficacia operativa di questo strumento che ho peraltro da subito ritenuto valido, per garantire la massima collegialità.

Monitoraggio dell’evoluzione normativa in ambito nazionale e regionale sulla tipologia di cooperativa di comunità, delega di rappresentanza in continuità a Castaldo. Unica realtà di questo tipo in Trentino, la cooperativa Fuoco, da supportare e salvaguardare con azioni concrete, oltre che vantarne la presenza come movimento trentino.

 

 

SOCIALE  e  ABITAZIONE

Vicepresidenza a Franch, eletta dall’Assemblea tra i candidati trasversali. La non condivisione dell’indicazione da parte dei rappresentanti di settore non consentì, come sarebbe stato naturale, di trovare la disponibilità fra essi a far parte del Comitato Esecutivo, ragion per cui individuai la giovane Ghezzer, anch’essa trasversale, ma cooperatrice sociale.

Nella mia visione, la scelta, anziché costituire una diminuzio in termini di rappresentanza del settore (come invece è stato letto), equivaleva ad un potenziamento di essa, come mai si era visto prima in Federazione. Un grande riconoscimento al valore economico e sociale  che  l’intero settore rappresenta per la comunità trentina, un mondo ricco di biodiversità ed effervescenza, in grado di compartecipare da protagonista alla sfida della riforma del terzo settore e a una coprogettazione sostanziale del sistema di welfare del futuro. Voleva dire mettere a disposizione le competenze e la conoscenza del comparto di un profilo certamente qualificato come la prof.ssa Franch a fianco, e non certo in contrapposizione, del ruolo esercitato dal Consorzio Consolida che

associa una parte importante di cooperative, in termini di fatturato la parte preponderante, ma che dal punto di vista federale doveva trovare un migliore equilibrio anche rispetto alle istanze delle altre cooperative ad esso non associate. Con quell’assetto, la cooperazione sociale si trovava ad avere di fatto una rappresentanza, a vario titolo, di 5 Consiglieri anziché di 3, e in una logica di lobby positiva, questo avrebbe fatto la differenza in termini di incisività sulle partite importanti.

L’esasperazione dell’ostilità verso la vicepresidente Franch ha portato, dopo l’azzeramento delle cariche, anche alle sue dimissioni dal Consiglio, una delle ferite più dolorose che mi porto via da questa esperienza, per il carico di ingiustizia e violenza che l’ha prodotta.

Le è stato imputato un eccesso di rigore e una spigolosità caratteriale. Delitto capitale (e infatti ne è stata chiesta e ottenuta la testa). Intanto mai sentite simili idiozie rivolte a colleghi uomini.  Come se i parametri per selezionare classe dirigente fossero la simpatia o la capacità di affabulazione.

Onestà intellettuale, competenze trasversali, senso del ruolo, esperienza e anima cooperativa. Questo era il corredo che la prof. Franch portava in dote alla governance federale. Evidentemente troppo con cui doversi confrontare. A lei si deve la proposta della borsa di studio per giovani laureati per progetti di ricerca sulla Cooperazione ( realizzata e intitolata a Katia Tenni).

Dal rimpasto esce l’indicazione alla vicepresidenza di Monfredini, e di Fellin al Comitato Esecutivo.

Fuori due donne in un colpo solo, si potrebbe dire. Altro schiaffo al tema generazionale e di genere, alla valorizzazione di giovani e donne. Competenza e meritocrazia sono diventati in cooperazione troppo spesso proclami vuoti, smentiti dalle azioni. A poco serve rincorrere giustificazioni di opportunità e di contesto. Giudichiamo l’oggettività dei fatti.

A fianco del vicepresidente, che riprende e coordina la definizione del nuovo piano strategico di settore, supporto in prima persona il presidio delle partite più delicate, in sinergia con Consolida e la Consulta per le politiche sociali, a cominciare dalla garanzia da parte del governo provinciale di dotazione in finanziaria delle risorse necessarie ad assorbire l’impatto del rinnovo del contratto nazionale, in mancanza delle quali la maggior parte delle cooperative si sarebbe trovata in enorme difficoltà.

Oltre alla costante sollecitazione per una puntuale applicazione della strumentazione  prevista dalla riforma in termini di coprogettazione, accreditamento come modalità di affidamento e appalto come strumento residuale. Riaffermato l’obiettivo e l’impegno della struttura federale per l’ottenimento del riconoscimento di Sieg alle cooperative sociali, sulla scorta dell’esperienza dei negozi di prossimità della cooperazione di consumo (è di questi giorni la conferma positiva a riguardo).

Assunzione di responsabilità istituzionale sul tema della cooperazione internazionale. Ricevuto il mandato in tal senso dal Consiglio, ho espresso in audizione il punto di vista della Federazione e anche del Coordinamento Imprenditori, in aggiunta a un documento di più ampio sviluppo sul tema sottoposto direttamente al presidente Fugatti, in relazione all’importanza “politica” di aver legiferato, tra i primi in Italia, in materia di cooperazione allo sviluppo, segnando una differenza “trentina” su 3 assi principali: 1)Una quota fissa di bilancio, lo 0.25% ispirandosi a quanto richiesto dall’ONU ai governi nazionali. 2)Essere stato laboratorio di pratiche di cooperazione tra comunità, in particolare con i Balcani e il Mozambico. 3)Aver istituito un Centro per la formazione alla solidarietà internazionale con il compito di accrescere le competenze di chi si impegnava (e anche

in prospettiva, ad opportunità occupazionali per molti dei nostri giovani, in grado di gestire la complessità multidisciplinare della cooperazione internazionale).

Presenza in tutte le occasioni pubbliche a testimoniare l’identità valoriale della Cooperazione sull’accoglienza e l’inclusione sociale (convegno ospitato in Ftc e giornata sull’Altissimo dedicata ai rifugiati).

Dopo una battuta mal scritta e peggio interpretata sul tema dei migranti, si è sollevata un’onda tsunamica contro la Presidente; dai miei ripetuti appelli a chè i più feroci indignados interni alla governance andassero oltre lo sfogo e formulassero idee e progettualità concrete sul tema, che consentisse un’interlocuzione fattiva con il governo provinciale, (un es. su tutti il tema delle ragazze nigeriane di Lavarone) ho ottenuto ZERO risposte! Evidente dunque la strumentale pretestuosità anche di questa questione.

Dopo la costituzione di gruppi di lavoro su temi specifici di interesse del sociale, non ho più avuto aggiornamenti dal vicepresidente sulla loro operatività.

Avviata altresì la delicata trattativa sindacale per il rinnovo dell’integrativo provinciale con la delegazione sindacale coordinata da Fellin.

Anche il comparto dell’Abitazione cooperativa ha trovato un suo dinamismo e una progettualità distintiva attraverso il riconoscimento quale soggetto di coordinamento in capo a CoopCasa.

Un bel progetto ispirato dal vicepresidente a nome della cooperazione sociale, trentina e nazionale, con il coinvolgimento degli studenti liceali e che ha via via assunto un carattere politico- istituzionale è stato portato a compimento con la trasferta autunnale a Matera; ricca di spunti storico-culturali attorno alla figura di De Gasperi, un prezioso presupposto per costruire e consolidare ponti e cultura cooperativi, fra territori e generazioni.

 

 

CREDITO Vicepresidenza a Misconel e Comitato Esecutivo a D’Andrea, assetto invariato anche dopo il rimpasto. Certamente il settore che anche dopo l’Assemblea 2019 ha richiesto il maggior investimento in termini di attenzione e impegno proprio per provare a dipanare una complessità  di temi che l’attuazione della riforma aveva reso non più procrastinabile e che questo Consiglio ha di fatto ereditato.

Come previsto, la tanto richiesta assegnazione della delega in Federcasse (nonostante l’avessi condizionata a una rendicontazione di mandato, in entrata e in uscita) non ha introdotto nessun elemento di chiarificazione sui ruoli, tantomeno reso più efficace la presenza federale per conto delle Casse Rurali in ambito nazionale (grandi tensioni sulla definizione del nuovo Statuto, sulle rappresentanze dei Gruppi Bancari e IPS di Raiffeisen, delle CR/BCC, delle quote associative, ma poco costrutto sul riconoscimento del ruolo associativo, vero nodo da sciogliere e a cui tutto il resto sarebbe dovuto seguire).

Abbiamo assistito a un vero e proprio terremoto che ha investito le Federazioni territoriali che associavano solo le BCC causa il trasferimento dei servizi, e quindi dei dipendenti, alle Capogruppo. Molte sono sparite, altre cercano a fatica di rilanciare un ruolo tra le contrapposizioni delle BCC aderenti ai due diversi Gruppi. In Federcasse si sommano dunque anche le tensioni delle dinamiche territoriali.

Il Trentino è un unicum anche da questo punto di vista. Le CR non hanno mai avuto una loro Federazione come le altre BCC, separata dal resto del movimento cooperativo, qui la centrale di rappresentanza è unica. Un valore straordinario, in termini di rappresentanza istituzionale e sindacale. Per TUTTE le Cooperative. Non vi è stata e non vi è piena consapevolezza di questo valore, sul piano identitario e anche imprenditoriale, da parte di tutti.

Proprio nel momento di maggior bisogno di presidio sulla salvaguardia della mutualità e della relazione con i Soci e i territori, ma anche della rappresentanza politico-istituzionale con la Federazione a supporto, non certo in contrasto al progetto industriale di Cassa Centrale che le CR hanno voluto.

Già a marzo 2019, raccogliendo gli stimoli degli stessi presidenti delle CR, individuammo i temi che componevano il quadro complessivo, da approcciare con un metodo ordinato, per cogliere anche tutte le opportunità che il contesto in cambiamento offriva.

 

 

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DEFINIZIONE DEI RUOLI DELLA FILIERA Casse Rurali – Federazione – Cassa Centrale

EVOLUZIONE DEGLI STRUMENTI DI SISTEMA Bi.C.R.E. – Fondo Comune – Fondo Pensione (avviato tavolo bilaterale con la parte sindacale e recuperata una visione sinergica su possibili scenari evolutivi).

RAPPRESENTANZA A tutti i livelli : in CDA federale, negli enti collegati e sul piano nazionale in Federcasse e in Confcooperative (in questo organismo il mandato di Schelfi nel Consiglio di Presidenza, rinnovata la sua nomina sotto la presidenza FTC di Fracalossi nel 2016, si sarebbe concluso ad aprile 2020). In virtù di questa situazione, ho potuto rappresentare la Federazione eccezionalmente come “invitata” al Consiglio di Presidenza di Solito problema: la mancanza di trasparenza e di chiarezza del mandato da parte dell’istituzione sulla delega assegnata (Schelfi non è più presidente Ftc dal 2015, fu indicato da Federcasse per Confcooperative in quota credito, ma è evidente che la Federazione Trentina dovrebbe essere rapppresentata direttamente dal proprio Presidente).

QUOTE ASSOCIATIVE dei Soci Casse Rurali alla Federazione, valore già fortemente diminuito negli ultimi anni e che doveva trovare una sua determinazione, possibilmente su base pluriennale, per consentire una programmazione aziendale

TEMA SEDE Approcciato già dal Consiglio precedente, sembrava il tema più urgente del secolo, valutazioni esplorative autorizzate dal Consiglio e avviate dall’Esecutivo, in sostanza non si è ancora capito quanto reale sia l’interesse di CCB sulla

Temi che, giocoforza, si sono potuti affrontare solo parzialmente e in maniera disgiunta. Dagli incontri con i vertici di Cassa Centrale è sempre emerso un clima collaborativo e responsabile, salvo poi, nella sostanza, non esser seguito da percorsi di vera bilateralità, costringendo la Federazione a dover prendere atto e subire sviluppi e decisioni nemmeno conosciute in bozza. (vedi recesso di CCB dalla compagine sociale, saldo della quota associativa 1° semestre 2018, mancata valorizzazione della cessione di ramo d’azienda, interpretazione unilaterale circa il riconoscimento regionale alle CR, posizione ambigua sul ruolo del Fondo Comune e altrettanto con riferimento alla sede federale).

E non si continui ad offendere le intelligenze e la verità storica raccontando la favoletta (buona appunto solo per i bimbi) della Mattarei ostile alla riforma e quindi alla Capogruppo. Esiste una fitta produzione di dichiarazioni personali, in Assemblee delle CR o in altri momenti istituzionali, di comunicati stampa (sempre condivisi con il vicepresidente pesando ogni minimo dettaglio lessicale.. fosse mai che dall’altro lato di via Segantini potessero fraintendere..) e di attività di mediazione sul campo (in seno al Coordinamento Imprenditori o sul tema Mediocredito, di cui il presidente Senesi è buon testimone) o di supporto legislativo (l’introduzione di una deroga sull’applicazione del principio contabile IFRS3 ha consentito di evitare una svalutazione patrimoniale in sede di primo bilancio consolidato pari a 1 miliardo per CCB) da cui si attesta la mia posizione responsabilmente proattiva. Certo non si poteva chiedere alla presidente che non tutelasse l’istituzione che rappresentava, chiedendone il rispetto dovuto. Non si poteva chiedere alla presidente che facesse richiesta di permesso a CCB per partecipare a convegni a tema o raccogliere inviti di altre Federazioni o del ministro Fraccaro o della delegazione dei vertici di Federcasse. Se rivendicare la dignità istituzionale della Federazione è stato equiparato al reato di lesa  maestà,  vuol dire che effettivamente c’è un disordine di ruoli a cui dover mettere mano.        Il presidente Fracalossi può confermare che ho sempre teso la mano per favorire la continuità del dialogo. E temo che sarebbe estremamente grave assecondare il pensiero che tutto sarebbe stato armonico se.. “..bastava che la presidente la tasesse, la piasesse e sopratut la stesse a casa (en federazion naturalmente”).

E dunque la chiave di lettura vera è piuttosto da ricercare nella storia recente, da quando la presidenza della Ftc è uscita incredibilmente dall’orbita di un ristrettissimo ed elitario sodalizio.

A cominciare già dal presidente Fezzi da ottobre 2016 al giugno 2018, l’atteggiamento dei vertici di Cassa Centrale non ha certo testimoniato grande riconoscimento all’ente federale, alimentando la percezione che il progetto industriale bastasse a se stesso, che il livello associativo fosse ormai reperto archeologico e si potesse limitare a un vuoto simulacro, invece che essere alimentato da nuovi contenuti in grado di accompagnare i Soci Casse Rurali in questa trasformazione epocale che rischia di modificarne il codice genetico.

In questa dialettica a singhiozzo tra Ftc e Cassa Centrale, a riprova che la lettura personalistica è del tutto fuorviante, nemmeno i rappresentanti del settore o per gli aspetti tecnici nemmeno la Direzione sono riusciti nella titanica sfida di sbrogliare la matassa delle questioni attorno al  credito. Fino a quando i presidenti delle Casse Rurali non hanno maturato in sé la consapevolezza che dovevano fare la loro parte, collegialmente. C’è voluta una caparbia ostinazione per far loro assumere via via maggior protagonismo, grazie anche alla responsabilità assunta in prima persona da qualcuno di essi, ed è ciò che aveva consentito una loro elaborazione di linee guida per chiarire finalmente ruoli ed assetti.

Per agevolare il confronto in questo senso, e non certo in contrasto al Consiglio o alla presidente,  il vicepresidente Misconel rassegna le dimissioni il 17 gennaio, seguito dai colleghi D’Andrea e Pilati nel successivo CdA del 20.

E mentre il Consiglio dà mandato alla presidente e al consigliere Trainotti (autorizzazione da parte di tutti i settori a che il credito chiarisse in autonomia la propria posizione all’interno della Federazione) di proseguire con le riunioni e garantire il rispetto di tempi e obiettivi in capo alle CR, nel mentre riporto la dichiarazione unanime dei presidenti CR a continuare a riconoscersi nella rappresentanza unitaria della Ftc già nel CdA del 10 febbraio, nel mentre confermo la riunione conclusiva dei presidenti delle CR fissata il 14 febbraio per ratificare il documento di chiarimento e

per indicare la nuova rappresentanza in Consiglio, mentre dunque si realizza il legittimo protagonismo dei Soci Casse Rurali..

… subiamo l’ennesimo, questa volta finale, colpo di scena: le dimissioni di Spagni il 10 febbraio, poco prima della riunione del CdA, seguite a ruota il giorno successivo da quelle degli altri 12 consiglieri, Carli – Castaldo – Cipriani – DalSasso – Fellin – Fontanari – Libera – Monfredini – Odorizzi

– Preghenella – Rigotti – Simoni.

I   consiglieri   Brocchetti   –   Facchinelli   –   Ghezzer   –   Marchesi   –   Tommasi   –   Trainotti   e   la presidente Mattarei decadono di conseguenza.

 

UNA QUESTIONE DI STILE

Dei 13 consiglieri dimissionari, di cui 2 vicepresidenti e il vicario, solo il vicepresidente Monfredini è venuto da me l’11 mattina anticipandomi la sua decisione in questo senso. Circa le motivazioni di carattere generale o specifico che mi ha addotto, poiché l’intelligenza non gli difetta, non ha potuto essere convincente, ho compreso essere un dovere di lealtà verso  i  colleghi di  settore.  Ma ho apprezzato la correttezza di avermelo detto.

Lo stile degli altri è stato inqualificabile, uno sgarbo sul piano personale ma soprattutto istituzionale.

Ritengo non possa bastare l’invio di una pec alla segreteria della Federazione comunicando, in pochissimi casi provando a motivare, chi ricorrendo perfino a penne altrui, le dimissioni, per onorare il ruolo di consigliere federale eletto dall’Assemblea generale dei Soci.

A cominciare dai vicepresidenti, uno dei quali vicario. Inconcepibile non assumersi  la responsabilità di guardare negli occhi o nemmeno chiamare al telefono la propria presidente e dirle le ragioni maturate a giustificazione di un atto così grave, mai accaduto nella storia della Federazione. L’interruzione brusca ed imprevedibile di un’esperienza di governo, certo a tratti tormentata, ma in quel preciso momento proiettata a raccogliere ancora molti buoni frutti.

E anche da parte di quanti, nel Consiglio del giorno prima, non avevano minimamente espresso valutazioni negative o di disagio tali da prefigurare l’imminente abbandono dell’incarico. Questo è ancora più incredibile. Colleghi come i presidenti di Cavit Libera e di Melinda Odorizzi,  quest’ultimo addirittura vicepresidente del settore agricolo, coi quali ritenevo essersi consolidato un rapporto di reciproca correttezza, che si accodano all’ultimo minuto a un disegno architettato da altri e non trovano in loro stessi la dignità per parlarne alla presidente? ! O il presidente di Sait Simoni che ha partecipato a sole 5 riunioni di Consiglio, disertando l’ultima del 10 febbraio, e anche lui si dimette senza batter ciglio? O la presidente di Consolida Cipriani, non foss’altro che per sensibilità di genere?! E naturalmente senza un mandato dai rispettivi Consigli!

Nella forma, un atto di codardia e slealtà collegiale. Pessima testimonianza di galantomenismo.

 

UNA QUESTIONE DI SOSTANZA

L’avvio di questa escalation pare riconducibile a un particolare attivismo sui temi del credito e del consumo da parte del consigliere Spagni, primo dei non eletti fra i trasversali nell’Assemblea 2018, cooptato in Consiglio con l’azione di forza dell’aprile 2019, colto profilo con una carriera dirigenziale nell’ente pubblico alle spalle. Nulla da eccepire. Interpretazione del ruolo  di consigliere corretta, feconda di contributi e, aggiungo anche, portata avanti con stile. Fino a quando, nel merito e purtroppo anche nel metodo, non ha esondato rispetto al ruolo.

Fra i limiti emersi nell’applicazione del nuovo statuto vi è la figura del consigliere trasversale, ruolo ideato certo in un’ottica di valore aggiunto rispetto alla rappresentanza settoriale, ma che di fatto non ha trovato concreta possibilità di attuazione. I consiglieri trasversali sono stati attratti nell’orbita gravitazionale dei rispettivi settori a loro riferentisi.

Quindi anche Spagni (che peraltro è stato uno dei più attivi componenti di commissione di quell’ultima revisione statutaria) ha prodotto pensiero con riferimento specifico al credito e al consumo. Oltre che per l’indubbio valore del suo bagaglio culturale, in virtù di quale percorso cooperativo? Consumo: Presidente della FC Atesina. L’acronimo sta per Famiglia Cooperativa, salvo che con le Famiglie Cooperative abbia molto poco in comune, trattandosi semplicemente del contenitore delle carte in cooperazione/fidelity della rete diretta di Sait, priva di rapporto mutualistico e di partecipazione alla vita della cooperativa da parte delle migliaia di suoi soci. Una legittima società di scopo, funzionale all’attività commerciale del consorzio, ma priva di anima cooperativa. Dettaglio importante, essa esprime 5 voti sia in Sait che in Ftc essendo Socio di entrambi. In ambito federale l’equivalente di 5 Famiglie Cooperative che esprimono solo 1 voto ciascuna e che rappresentano centinaia di Soci cooperatori, non da intendersi come clienti privilegiati. Quindi nessuna conoscenza acquisita sul campo nella gestione di una vera Famiglia Cooperativa. Parte dei suoi contributi sul documento strategico del consumo, il non accoglimento dei quali gli ha causato tale frustrazione da doversi dimettere, scontano appunto scarsa cognizione del ruolo degli anelli della filiera del consumo, a cominciare dalle Famiglie Cooperative e della storia che ha prodotto negli anni recenti molte lacerazioni tra i vari attori.

Credito: già amministratore di Cassa Rurale, candidato alla presidenza della CR di Rovereto alternativo al prof. Gios, (fu a quest’ultimo che i Soci attribuirono un netto mandato fiduciario). Sulle questioni del credito, a partire da dicembre 2019, Spagni ha sì prodotto pensiero (e gli è sempre stato riconosciuto) ma ha peccato di presunzione. 1) non si è adeguato a ciò che i settori avevano deciso, in accoglimento della richiesta dei rappresentanti del credito che la dialettica interna  alle  CR fosse rispettata.                                                                      2) ha continuato, in maniera autonoma e senza alcun mandato, a costruire iniziative parallele (incontri in Banca d’Italia e con il dirigente generale della provincia) che hanno solo aggiunto ulteriore confusione in un contesto già di per sé molto complesso e che necessitava di cura e molta prudenza. Ha presunto di conoscere a fondo le questioni e la loro complessità e ha presunto che interventi disarticolati e superficiali riuscissero a produrre quel beneficio per il quale molti cooperatori continuavano a spendersi da tempo. Non lo ha  accompagnato  purtroppo  l’umiltà  dello  spirito  di  servizio,  che  fa  anteporre  il  noi  al  sé.  E’ diventato di fatto, più o meno consapevolmente, il catalizzatore col quale attivare la leva del definitivo scardinamento del governo. E così è caduta un’altra maschera, rivelando un elegante esponente di quella cultura autoreferenziale e paternalistica che mal sopporta di non essere assecondata.

 

Come il giocatore che, indispettito dalla piega che ha preso la partita, o dalle scelte dell’allenatore, prende il pallone sottobraccio e se ne va.

“A volte bisogna saper demolire per ricostruire”… ”non ci sono gruppi di potere”… ”è la maggioranza del Consiglio che rappresenta la maggioranza dei Soci”.. “il personalismo della Presidente”… ”l’immobilismo del Consiglio”… “mancanza di collegialità”…

Queste le dichiarazioni dei dimissionari, a valle. Qualcosa bisognava pur dire. Capisco che sia necessaria una buona dose di creatività per trovare argomenti convincenti quando i fatti documentano tutt’altro, e allora l’unica arma possibile (ma spuntata e pericolosa come un boomerang) diventa il discredito personale, la diffusione intenzionale di bisbigli raccolti e gettati qua e là per intorbidire le acque, per distogliere l’attenzione dalla verità.

Nient’altro che fumo, pretestuosità per provare forse a sostenere lo sguardo interrogativo dei  Soci. Senza pudore.

Perché questa azione muscolare, così repentina, violenta e irrazionale, non ha tradito solo la fiducia della presidente e dei colleghi consiglieri rimasti, ha in realtà esautorato l’Assemblea dei Soci. E su questo bisogna riflettere, soprattutto in chiave prospettica. E’ accettabile che la democrazia cooperativa possa essere calpestata in questo modo? Perché di questo stiamo parlando.

Non solo i Soci che con il loro voto al ballottaggio hanno indicato questa Presidenza, ma tutti i Soci cooperatori che hanno a cuore l’impianto valoriale e identitario della Cooperazione e che ne rispettano le regole, dovrebbero indignarsi per quanto accaduto. E chiederne conto.

Ho ricostruito la cronologia dei principali passaggi che confermano da subito l’indisponibilità di buona parte del Consiglio ad avviare una stagione di rinnovamento, si badi bene, non stiamo parlando di una rivoluzione forcaiola, ma di reimpostare la naturale coerenza tra il dire e il fare, mettendo in ordine ciò che non lo era più da troppo tempo, e preservando con cura tutto il valore costruito precedentemente.

E’ evidente a tutti che collaborare fattivamente per questo obiettivo, avrebbe richiesto a quei 7 consiglieri di cui dicevo all’inizio, con anzianità di mandati, la capacità di saper evolvere rispetto al passare delle stagioni. Una maturazione prima di tutto culturale sulla propria responsabilità di essere amministratore della Federazione. Oggi.

Gli stessi che dal 2012 hanno sostenuto il quarto mandato di Schelfi, gli stessi che nel 2015 hanno appoggiato la candidatura del suo delfino Dalpalù (certo il più autorevole esponente dei 7) e quando quest’ultimo si è dovuto ritirare in dirittura d’arrivo per le note vicende, pur di sbarrare la strada al temibile Gios e alle sue orde di barbari cooperatori, sempre gli stessi che hanno forzato la mano a Fracalossi, il quale infatti si dimise dalla presidenza federale dopo solo 10 mesi. Questa è storia, non opinabile interpretazione.

Hanno scelto di rimanere prigionieri della vecchia logica delle spartizioni di potere e grati alla magnanimità dispensatrice dei pochi veri detentori del potere, forti evidentemente di quell’investitura   divina   del   sapere   che   li    rende    così    insostituibili    e    inossidabili.    Buoni come il pane e per tutte le stagioni.

Sempre all’opera, in scena o dietro le quinte, infaticabili orditori di trame e voci suadenti a rassicurare i Soci che “tranquilli… siam qui noi!”. La cronaca di queste settimane ne sta dando ampia conferma.

Si è squarciato il velo dell’ipocrisia se non altro, e questo consente di costruire una comunicazione chiara verso i Soci e verso la comunità tutta.

L’unico modo per fermare la Mattarei (come simbolo evidentemente di un fermento progettuale in realtà molto vivace e che continuava ad espandersi dentro e fuori il movimento in maniera preoccupante) era questo, far decadere l’intero Consiglio.

Impensabile attendere l’Assemblea di giugno, quando si sarebbero portati alla consapevolezza dei Soci quei risultati concreti, tangibili per i quali si sono investite energie straordinarie, di tanti cooperatori e cooperatrici di buona volontà, e soprattutto trasversali rispetto agli schieramenti dell’Assemblea 2018.

Senza pensare cosa avrebbe comportato per la Federazione e per i suoi Soci essere privati del governo politico. Drammatica irresponsabilità. Da mesi sperimentiamo come Soci cosa significa per noi che la Federazione non possa esprimere presidio politico.

Un buon equipaggio che ama la propria nave, ancorché non il proprio capitano, non la abbandona mai, nemmeno se le acque sembrano tranquille, anche perché la natura è imprevedibile e talora violenta.

In definitiva sono sempre e solo le azioni che ci mettono a nudo, verso noi stessi e verso gli altri.

 

TEMA COMPENSI

L’assemblea dell’8 giugno delibera in € 100 il gettone di presenza spettante a tutti gli amministratori per la partecipazione alle riunioni di Consiglio d’amministrazione e del Comitato Esecutivo. Stesso gettone confermato dal Consiglio anche per la partecipazione alle riunioni dei Comitati di settore.

Il Consiglio nelle riunioni di luglio  delibera unanimemente  i  compensi  per  le  cariche,  Presidente € 135.000  Vicepresidente vicario € 27.000

Vicepresidenti   € 13.500 ciascuno la Vicepresidente Franch rinuncia al proprio compenso Componenti il Comitato Esecutivo € 5.400 ciascuno.

Per la prima volta vi è trasparenza sul tema dei compensi attraverso la pubblicazione degli stessi sul sito federale.

Ma comincio a sperimentare cosa vuol dire avere già una “gola profonda” all’interno del Consiglio, che anticipa alla stampa le delibere, naturalmente quelle più interessanti, in tempo reale. E questa è certamente un’esca appetitosa, la neo presidente che “si aumenta lo stipendio”, proprio lei che aveva dichiarato la sobrietà una esigenza etica del movimento.

E immediatamente si leva il coro delle voci degli indignati, più o meno razionali, particolarmente violente sui social.

La cosa mi ha colpito molto profondamente a livello personale. Perché la coerenza è sempre stata la strada maestra della mia esistenza e nemmeno in questa occasione, dal mio punto di vista, ho derogato da essa.

Prima della delibera consigliare, avevo preso evidentemente visione di quanto era stato definito nel passato circa i compensi previsti per tutti i ruoli o deleghe a questi assegnate. Per il presidente l’importo di 135.000€ era stato fissato dal 2013 quando era stato ridotto dai precedenti 150.000€. La riduzione rispetto alle presidenze di Fracalossi e di Fezzi si motivava con la loro peculiarità di aver mantenuto gli incarichi, e relativi emolumenti, in altre società del sistema. La parentesi di reggenza (tra aprile e ottobre 2016) tra le due presidenze da parte della vicepresidente vicaria Castaldo ha fatto riferimento allo stesso importo di 135.000€.

A questo punto è opportuno capire bene i valori di cui si parla. Questo il mio ragionamento nella fase iniziale di mandato, dove potevo solo stimare approssimativamente aliquote di tassazione, costi che mi sarei assunta e tempo da dedicare al ruolo. Non avevo termini di confronto.

L’importo di 135.000€ era naturalmente lordo, in base alle normative fiscali vigenti il compenso netto poteva stimarsi in c.ca 70.000€.
Come segnale di sobrietà ho rinunciato ai gettoni di presenza che sono stati invece assicurati per chi mi ha preceduto. Stima di c.ca 000€.
Ho proposto, creando qualche difficoltà procedurale perché mai richiesto in passato, che venissero accreditati alla Federazione, e non a me, i compensi previsti per la mia partecipazione istituzionale alle riunioni di Federcasse, Confcooperative ed Euricse. Valore stimato di c.ca 000€.
Ho rinunciato a chiedere qualsiasi tipo di rimborso (chilometrico, di vitto o di alloggio) legati alle funzioni di ruolo. (e tutti a dirmi che sbagliavo, perché si trattava di un diritto).
Abitando a 60 km dalla città, avrei dovuto individuare un alloggio stimando un costo di c.ca 10.000€.

Ho ritenuto che dedicarmi a tempo pieno e assumermi le importanti responsabilità connesse al ruolo valesse questo riconoscimento, importante certo, ma continuo a ritenere anche giusto. Non potevo allora prevedere quale dimensione avrebbe raggiunto la mia dedizione alla Federazione in termini di giornate (e notti) feriali e festive lavorate, di sostanziale rinuncia ad una vera vita privata, di concentrazione mentale pressoché ininterrotta sul flusso continuo di questioni da affrontare. Ma bene così, perché questo è un ruolo che non si può interpretare a mezzo servizio.

Se avessi voluto essere un pizzico demagogica, avrei proposto un compenso fisso (viene pubblicato sul sito solo quello) ridotto in maniera significativa, per poi aggiungere fuori scena tutta la serie di voci che ho appena rendicontato. Nella sostanza dei totali poco o nulla sarebbe cambiato, ma certamente da un punto di vista comunicativo avrei segnato un punto a mio favore. Ma avrei anche preso in giro i Soci. Impensabile.

 

***

Grazie.

Chiudo questo lungo resoconto con un abbraccio di riconoscenza a tutti i compagni di viaggio che hanno creduto possibile questo progetto, ritenendomi degna di poter onorare, nei limiti dell’umana fragilità, il ruolo di Presidente federale in un momento storico fra i più complessi.

A tutti i cooperatori che hanno lavorato, spendendo la loro personale credibilità, nella ricerca di condivisione con i Soci attorno alle linee guida del programma costruito insieme nella primavera del 2018 e quindi attorno al mio profilo.

Ai colleghi Consiglieri che sono stati connotati come i miei fedelissimi, e che io mi onoro di chiamare liberi pensatori che hanno praticato la lealtà verso di me ma soprattutto la coerenza verso loro stessi.

Ai colleghi Consiglieri per tutte le volte in cui hanno saputo collaborare  fattivamente, anteponendo il bene comune al ben proprio individuale, o al pregiudizio, e resistito al canto delle sirene, o meglio, dei tritoni, consentendo il raggiungimento di importanti obiettivi per la Cooperazione tutta.

A tutti i Soci Cooperatori, per le occasioni feconde di confronto, di rappresentazione di istanze e di attivazione di progettualità, per avermi resa orgogliosa di poter rappresentare il movimento cooperativo trentino, unitariamente, ovunque e con chiunque.

Ai tanti giovani cooperatori, che ho incontrato nei Consigli d’Amministrazione, nelle Assemblee, nelle Cooperative in cui lavorano, nei Convegni, nelle occasioni più diverse; ho visto in loro competenza e passione. Un mix potenzialmente esplosivo.

A loro dico: non permettete che qualcuno rubi i vostri sogni, lottate per difendere l’anima cooperativa dalla contaminazione dell’individualismo, dell’opportunismo, ispiratevi agli antichi valori, sappiate armonizzare gli antichi saperi con i nuovi saperi di cui disponete e sarete costruttori di un futuro di speranza, quel futuro che vi appartiene. Questo sarà il modo migliore per rendere onore a tutti quei cooperatori che dal 1890 in avanti hanno saputo alzare lo sguardo da sè e guardare verso di voi.

Colleghi cooperatori vi ringrazio per l’attenzione, se questo contributo di verità vi offrirà qualche spunto di riflessione, individuale e collegiale, allora il tempo che ho dedicato alla sua stesura sarà stato giusto.

Buona cooperazione a tutti voi.

 

*

Marina Mattarei – ex Presidente FTC

 

 

 

 

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