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MAGAZINE GRAZIA* LAURA MORANTE E SUA FIGLIA EUGENIA COSTANTINI PARLANO DEL CASO WEINSTEIN

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17.30 - giovedì 9 novembre 2017

«A Hollywood il ricatto sessuale è sempre esistito ma oggi la situazione sembra peggiorata. I rapporti di potere tra i sessi si sono fatti più feroci», dichiara la Morante al magazine diretto da Silvia Grilli

«Io ho rischiato di essere vittima di Weinstein. Ma per sopravvivere bisogna dire di no a qualunque ricatto», aggiunge Eugenia Costantini.

Il magazine Grazia ha raggiunto Laura Morante e la sua primogenita Eugenia Costantini in teatro, dove sono impegnate in una rivisitazione contemporanea della Locandiera di Goldoni, per parlare del caso Weinstein e dei rapporti tra i sessi, diventati sempre più feroci.

«Penso che all’origine di certi comportamenti ci sia la caduta dei valori etici, estesa a tutta la società. A Hollywood il ricatto sessuale è sempre esistito. Qualche attrice ha avuto il coraggio di ribellarsi. Oggi la situazione sembra peggiorata. I rapporti di potere tra i sessi si sono fatti più feroci. Non mi sogno di mettere sullo stesso piano le vittime e i carnefici, ma trovo che siamo in presenza di un imbarbarimento generale», dichiara Laura Morante al magazine diretto da Silvia Grilli.

Dal canto suo la figlia Eugenia rivela a Grazia: «Io ho rischiato di essere una vittima di Harvey Weinstein. Nel 2009 ero alla Mostra del Cinema di Venezia con il film Le ombre rosse di Citto Maselli e il produttore mi abbordò sulla spiaggia. Io non l’avevo riconosciuto e lui mi mise in mano un biglietto da visita, proponendomi un aperitivo per parlare del mio futuro a Hollywood.

Accettai portandomi dietro la mia agente, ma dopo mezz’ora di chiacchiere Weinstein mi propose di fare due passi da soli. Ci ritrovammo davanti all’ascensore dell’hotel, voleva che salissimo nella sua camera». Eugenia si rifiutò. «Tentava di accarezzarmi la mano dicendomi che si era innamorato di me.

Riuscii a divincolarmi e lo piantai in asso. Qualche tempo dopo, a Roma, mi cercò per invitarmi a una festa con il regista Quentin Tarantino. Io non ci andai, sia pure rinunciando a incontrare il mio regista preferito, perché sapevo che cosa aspettarmi. E scoprii che tutti, nel giro, conoscevano le perversioni di Weinstein. Ma non è il solo: in qualunque ambiente di lavoro le donne devono difendersi dalle molestie. Non mi permetto di giudicare chi non riesce ad opporsi, ma per sopravvivere bisogna dire di no a qualunque ricatto».

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