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LUCIA COPPOLA * TURISMO E AMBIENTE: « IL MONTE BONDONE SI MERITA BEN ALTRO, È TERRITORIO UNICUM NEL TRENTINO PER LE SUE PECULIARITÀ »

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10.03 - venerdì 22 aprile 2022

Ancora una volta, dopo un colpevole silenzio durato qualche anno, si torna a parlare in modo del tutto inappropriato della destinazione d’uso delle ex Caserme Austroungariche del Monte Bondone da riconvertire in una struttura sul modello di San Patrignano. Senza che vi sia stato alcun processo di condivisione con i rappresentanti dei comuni interessati e dei cittadini. Decisioni che sarebbero ancora una volta calate dall’alto senza tenere conto delle potenzialità di questo complesso architettonico e del luogo dove si trova.

Tutto questo dopo che, per mancanza di interesse da parte di operatori del turismo, si era andata scartando, fortunatamente, l’ipotesi di un resort di lusso.

Il Monte Bondone è un unicum nel nostro Trentino per le peculiarità che lo caratterizzano, lo definiscono e lo differenziano in modo sostanziale da altri paesaggi. Il Bondone è diverso, o non lo si considera abbastanza o lo si ama moltissimo e ci si strugge quando lo si vede ignorato, svalutato, a volte sfregiato. Tuttavia io sono convinta, essendo tra coloro che lo amano profondamente, che questo Monte non può essere definito solo come spazio occasionale, attraversato, percorso, vissuto parzialmente, privo di una sua connotazione e di un’identità immediatamente percepibile.

In questa ambiguità della bellissima montagna della città di Trento, una sorta di succursale in alta quota dei beni comuni naturalistici che fanno capo anche al nostro Comune, sta anche la sua forza, insieme alla difficoltà che negli anni è andata via, via sempre più evidenziandosi, di rapportarsi al Monte Bondone con il dovuto rispetto, con interventi di protezione, valorizzazione, tutela. Spesso è stato ed è vissuto come luogo del “mordi e fuggi” del turismo usa e getta, economico, di scarsa qualità e adatto a chi consuma velocemente e riparte.

È chiaro che in quest’ottica è più semplice usare la mano pesante, intervenire con soluzioni paesaggisticamente ed ecologicamente inaccettabili, rendere sempre più precari gli equilibri proponendo soluzioni di basso livello, grossolane, accomodanti. Poco rispettose. Un vero spreco di intelligenza e opportunità perché il Monte Bondone è la più bella finestra sul Brenta e sull’infinito che noi possiamo immaginare.

Un elemento di criticità, oltre allo sviluppo selvaggio e non regolamentato, alla scarsa attenzione alla qualità e alla quantità del costruito, è stato sicuramente nel 2004 la chiusura del Centro di Ecologia Alpina delle Viote (CEA), fondato con L.P. nel marzo 1993 e quindi accorpato all’Istituto Agrario di San Michele, nonostante fosse un centro di eccellenza importantissimo per la ricerca ambientale, un esempio unico in tutto l’arco alpino. Vi lavoravano ben 50 operatori la cui competenza era riconosciuta a livello internazionale.

Molte delle iniziative relative allo sviluppo del Monte Bondone proprio in chiave ambientale ed ecologica erano fortemente improntate alla presenza di questo centro che poteva e sarebbe potuto diventare la “Casa” del futuro Parco del Monte Bondone in funzione naturale/culturale/turistica, che comprendesse la Conca delle Viote e le Tre Cime e nel quale potevano convivere il Giardino Botanico, il Rifugio Viote, la tutela dei luoghi, del paesaggio, della fauna e della flora. Insieme alla promozione di un turismo soft, dello sci da fondo, dell’alpinismo, della valorizzazione delle malghe. A questo proposito anni fa avevo preso posizione in Comune a Trento sulla decisione del Comune di Garniga che aveva deliberato, all’interno di una serie di varianti di assestamento, la modifica di destinazione d’uso delle zone denominate “ex caserme austro-ungariche” per consentire un “resort di lusso”.

Migliore fu la proposta di trasformare le ex caserme in un agriturismo di qualità, che ne salvaguardasse la preziosità architettonica pur rendendole luoghi ospitali per amanti della natura, del cibo naturale a chilometro zero, di una genuina convivialità a portata di tutti. Con un’azienda agricola e zootecnica che recuperasse i pascoli attigui allo scopo di allevare bestiame, pecore, lama e alpaca, coltivare le erbe officinali e le verdure di monte. Coinvolgendo le cooperative di Slow Food in funzione del legame con il territorio del Monte Bondone. Purtroppo la Patrimonio Trentino S.p.A non prese in esame questo bellissimo progetto! Che aveva molte più chance di riuscita di un resort per ricchi.

È necessario evitare il più possibile di riprodurre in alta quota attività sportive che si fanno serenamente in pianura e che sono sommamente inadatte alla montagna: down hill, moto slitte, sci in notturna sono una necessità per pochi patiti ma diventano un problema per chi della montagna ama il silenzio, la pace, la luce naturale del sole e quella delle stelle.

Così come trovo diseducativo riprodurre parchi gioco più degni di un centro commerciale che della nobiltà delle cime. I bambini sanno apprezzare il bello e ciò che si può fare di fantastico e meraviglioso con la neve, il ghiaccio, l’erba di prati.

Ora la parola chiave per uno sviluppo armonico non può più essere solo la sostenibilità, che concretamente ci dice quanto un territorio, una comunità, una montagna può sopportare. Quanto è profonda l’impronta che noi umani lasciamo dietro di noi compromettendo egoisticamente il futuro delle prossime generazioni.

Serve anche un approccio “compatibile” che tenga conto di quali sono le vocazioni del Monte Bondone.

Come? Favorendo i patti tra le generazioni: narrazione, racconto, scambio di testimone (compito delle istituzioni, delle associazioni, della famiglia, dei partiti); lavorando sulla formazione dei giovani, anche a scuola, incentivando la conoscenza e l’amore per la montagna, il senso profondo del camminare, del percorrere, dell’arrampicare che è molto più di una attività fisica; costruendo opportunità lavorative in loco: allevamento, agricoltura di montagna, malghe, agriturismi, bed and breakfast, non solo grandi alberghi e impianti; dando valore a un turismo sostenibile e compatibile con quello che si ha a disposizione, differenziando l’offerta per coprire tutte le stagioni dell’anno; intensificando le sinergie tra i territori, APT, comuni, associazioni; individuando obiettivi comuni tra portatori di interesse (categorie economiche, imprese, commercio, albergatori ecc.) oltre la legittima concorrenza; facendo partecipare la popolazione alle scelte più importanti.

C’è da augurarsi che si possa finalmente giungere per le ex Caserme alla ristrutturazione, alla riqualificazione e ad un uso compatibile con il territorio e con le sue necessità e peculiarità, con un processo partecipativo non più eludibile.

 

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Cons. Lucia Coppola

Consigliera provinciale/regionale – Gruppo Misto/Europa Verde

 

 

CREDIT * Archivio APT Trento – foto G. Vadal

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