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LIBERI E UGUALI – ATTOLINI * SCUOLA: ACUITE LE DIFFERENZE DI BASE ATTRIBUIBILI ALL’AMBIENTE SOCIO-CULTURALE DI PROVENIENZA

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13.52 - domenica 18 febbraio 2018

La vicenda dei licei classici “classisti” recentemente apparsa sui giornali ci deve far riflettere in modo approfondito sull’inadeguatezza del modello di scuola fin qui perpetrato, un modello tradizionalista, che non motiva gli alunni e acuisce differenze di base attribuibili all’ambiente socio-culturale di provenienza.

Sebbene la storia della scuola italiana sia punteggiata di leggi e decreti che promettevano e contemporaneamente permettevano, almeno in linea di principio, grossi cambiamenti, ancor oggi predomina un’immagine di scuola separata dal territorio socio-culturale di cui è servizio formativo. Una scuola presa tra due fuochi: da una parte genitori che chiedono di perpetuare ritmi e modi di insegnamento non in linea con i tempi, ma che ricordano i loro percorsi e diventano quindi rassicuranti; dall’altra molti insegnanti che intendono ancora il fare scuola come uno spazio riservato e privato dove potersi rintanare in piccole nicchie di potere e abitudini consolidate. Una scuola che utilizza la moneta fuori corso dei rituali didattici (lezione frontale, libro di testo, problemino improbabile, tema di finzione,…), non spendibile nella vita di tutti i giorni, perché fornisce all’alunno solo una serie di nozioni scollate fra loro.

Ma non è compito primario della scuola quello di sanare il gap culturale dovuto a dati obiettivi che possono riguardare l’estrazione socio/culturale dei singoli o, peggio, la situazione socio/economica della zona in cui operano? Perché questo avvenga è imprescindibile che il progetto politico che sorregge la scuola sia fermamente disponibile a pensarla in senso forte, senza richiedere cedimenti e deroghe da quelli che sono i suoi compiti.

La scuola non può aggiungersi ad una serie casuale di opportunità di conoscenza. Deve piuttosto intervenire per sottrarre casualità all’esperienza, dando significato a quanto è stato acquisito. La scuola oggi deve intervenire a mettere ordine tra la pluralità di stimoli di conoscenza che l’alunno ha già incontrato, perché arrivi a possiede le grammatiche logico-linguistiche di base (sapere); sappia impostare con chiarezza le questioni di indagine, determinare possibili ipotesi di soluzione, verificare le ipotesi e giustificarne l’attendibilità (saper fare); sappia riflettere sulle conoscenze per organizzarle e renderle funzionali in una dimensione “metacognitiva” che è quella della competenza (saper essere).

Si tratta di un modo diverso di fare scuola, in cui l’attività laboratoriale diventa centrale dando alla parola “laboratorio” un’accezione diversa rispetto a quella che siamo soliti attribuirle: “laboratorio” è qualunque situazione in cui ci si pone in atteggiamento di ricerca, in cui l’alunno si impadronisce degli strumenti della ricerca e li utilizza.

Nel frattempo va ripreso il ricco dibattito pedagogico che, per molti anni, ha saputo influenzare la scuola italiana e renderla palestra di democrazia. Dibattito che purtroppo negli ultimi vent’anni è venuto a mancare, contribuendo a incancrenire il progressivo disinteresse, da parte dei cittadini, nei confronti della res publica.

L’educazione, piuttosto che indottrinare e creare accondiscendenza, deve emancipare i giovani costruendo consapevolezza critica. La scuola è e deve essere una risorsa fondamentale per riavvicinare i cittadini alle istituzioni in ottica di democrazia partecipata, condivisione delle responsabilità, politica intesa come servizio e come impegno sociale per la collettività.

Può educare i futuri cittadini alla conoscenza e alla sperimentazione delle regole del gioco democratico per poter, un domani, operare delle scelte consapevoli, critiche, senza pregiudizi, evitando di lasciarsi condizionare da falsi valori. Può far comprendere che fare politica è occuparsi con cura di ciò che ci è più vicino (gli affetti, l’ambiente, la cultura, gli spazi pubblici), cambiando anche le nostre abitudini quotidiane.

 

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Renata Attolini

Candidata nel collegio di Trento per Liberi e Uguali

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