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LAV TRENTINO * ORSO M49 – PRESENZA TERRITORIO LAGORAI: « LA CONVIVENZA È CERTAMENTE POSSIBILE, MA VA STIMOLATA CON BUONE PRATICHE »

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16.33 - mercoledì 1 aprile 2020

In queste prime giornate di primavera, mentre la nostra comunità è dolorosamente impegnata alla lotta contro l’emergenza coronavirus, la natura fa il suo corso come se niente fosse, dimenticandosi di noi, e M49, l’orso più famoso d’Italia, risvegliatosi dal suo letargo ha iniziato a frequentare baite abbandonate in questa stagione. E’ successo a Bedollo nei giorni scorsi, e in val dei Mocheni a malga Cambroncoi, ancor più recentemente.

E’ un comportamento che non deve allarmare, M49 si è sempre tenuto molto distante dalle persone, ma in questo periodo nelle zone che frequenta trova baite abbandonate, da cui probabilmente fuoriescono interessanti odori e profumi di attività umane cessate l’autunno scorso.

E a M49, se non vede e non sente anima viva in giro, non manca certo la curiosità.

“Nella recente storia della convivenza con i grandi carnivori, la Provincia di Trento ha dovuto sempre muoversi in situazioni emergenziali, cercando di risolvere criticità in corso e correndo dietro affannosamente ad esigenze impellenti. E’ essenziale invece giocare di anticipo puntando forte su buone pratiche di prevenzione, soprattutto in una zona, quella orientale del Trentino, non abituata alla presenza dell’orso e che di conseguenza ospita aziende zootecniche rimaste piuttosto indietro sul tema dell’uso delle opere di prevenzione”

“In particolar modo”, prosegue la LAV, “il tema delle baite stagionalmente abitate è un tema importante e delicato.

Si dovrebbe non far abituare l’orso ad entrare all’interno rendendole inaccessibili. Sembrerebbe questa un’opera ciclopica ma sarebbe sufficiente l’installazione di inferriate ai fori finestrati o semplicemente di pannelli di materiali adeguati. Tutte precauzioni poco costose e facilmente gestibili anche in quota. Le fotografie di vetri infranti sono alquanto esaustive sull’inadeguatezza dei sistemi di chiusura scelti”. Non si perda tempo quindi, è la richiesta della LAV, e si stimoli chi lavora in montagna a mettere in pratica tutti i sistemi di prevenzione i quali, se utilizzati correttamente ed in modo sinergico, è ormai dimostrato garantiscano una protezione completa.

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