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JULIA UNTERBERGER * FEMMINICIDI: « SENTENZE PENALI, NON TORNIAMO ALLA LOGICA DEI DELITTI D’ONORE »

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14.12 - venerdì 15 marzo 2019

Sen. Julia Unterberger: Non torniamo alla logica dei delitti d’onore. Nelle ultime settimane siamo stati confrontati con alcune sentenze penali, che destano stupore e grossa preoccupazione. Si è vista l’assoluzione in secondo grado dall’accusa di violenza sessuale su una 22enne peruviana, considerata dai giudici troppo poco avvenente per poter essere oggetto di attrazione sessuale e quindi di violenza.

Si è letto della modesta entità della pena concessa a chi ha ucciso la compagna con un coltello da cucina perché il fatto che lei non avrebbe mantenuto la promessa di lasciare l’amante costituirebbe un comportamento contraddittorio tale da determinare la spinta di uno stato d’animo molto intenso, non pretestuoso, né umanamente del tutto incomprensibile nell’omicida idoneo ad attenuare la gravità dell’omicidio.

Si è dovuto prendere atto che l’uccidere una donna in preda ad una tempesta emotiva giustifica il riconoscimento delle attenuati e di una riduzione della pena stabilita in primo grado.

Si tratta di argomentazioni pericolose perché aprono le porte ad una sorta di giustificazione al gesto omicida se questo gesto viene compiuto su una donna da parte di un uomo che è stato da lei lasciato. È la stessa logica che era alla base del delitto d’onore. Quello che è uscito dalla porta con l’abolizione del delitto d’onore nel 1981, sta rientrando dalla finestra.

In un Paese in cui il fenomeno della violenza sulle donne e i casi di femminicidio non accennano a diminuire, sentenze di questo tipo vanno nella direzione opposta a quella auspicabile. È necessario mantenere un argine forte contro questi comportamenti criminali, manifestando che lo Stato non rilascia salvacondotti ad assassini delusi dalla relazione affettiva ed irritati dalla libera autodeterminazione della donna.

 

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Sen. Julia Unterberger: Nicht zur Logik der Ehrdelikte zurückkehren.

In letzter Zeit sind mehrere Strafurteile ergangen, deren Begründung Anlass zu großer Verwunderung geben. Sicher, es handelt sich um Einzelfälle, doch deren Häufung deutet darauf hin, dass die Frauenfeindlichkeit wieder salonfähig wird und vor allem, dass auch Richterinnen diese verinnerlicht zu haben scheinen.

Da liest man von einer Frau, die angeblich, trotz aktenkundiger Verletzungen, nicht attraktiv genug sei, vergewaltigt zu werden. Oder von mildernden Umständen in Frauenmorden aufgrund des emotionalen Ausnahmezustandes des Täters oder gar aufgrund des provokanten Verhaltens des Opfers, wie im Urteil gegen Pareja Gamboa.
Diese Botschaften sind äußerst gefährlich, weil sie nicht nur für die Taten des Gewalttäters Verständnis aufzubringen scheinen, sondern sogar den Opfern, aus welchen Gründen auch immer, eine Mitschuld zuerkennen.

Obiges Muster entsprach den sogenannten Ehrdelikten, in denen Tötungen aufgrund einer Verletzung der Ehre des Täters durch das Opfer beträchtliche Strafminderungen zuerkannt wurden.

Die Ehrdelikte wurden im Jahr 1981 aus dem Strafgesetzbuch entfernt. Es darf nicht sein, dass sich deren Logik durch die Hintertür wieder in die Rechtsprechung einschleicht.

Da Strafurteile samt Verhängung der Strafe auch eine erzieherische Funktion haben sollten, sind die Worte in einer Urteilsbegründung besonders gut abzuwägen.

Ansonsten landen Auszüge des Urteils in den Medien und verbreiten fatale Botschaften. Dies umso mehr in einem Land wie Italien, wo Frauenmorde zu einer regelrechten gesellschaftlichen Plage geworden sind.

 

 

 

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