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ITALIA NOSTRA SEZIONE TRENTINA * VARIANTI URBANISTICHE: « NUOVO OSPEDALE DI CAVALESE E CONSUMO DI SUOLO, FINO A QUANDO? »

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18.54 - giovedì 27 ottobre 2022

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Documento sul consumo di suolo libero e sulla proposta del nuovo ospedale di Cavalese. Consumo di suolo, non finirà mai?

La nuova legge urbanistica provinciale, sette anni fa, fu accolta da unanime approvazione: “stop al consumo di suolo!”, si disse. Ma era solo un vago auspicio, ampiamente sospettabile d’ipocrisia. Infatti, da allora, secondo ISPRA, nella nostra provincia sono stati consumati ancora migliaia di ettari, e secondo l’Osservatorio del paesaggio della PAT altri 4 mila ettari sono ancora “a disposizione” nei piani regolatori. Nel frattempo, continua a crescere il numero di edifici abbandonati e d’intere zone urbane dismesse.

Di fronte a un quadro così disastroso, si dovrebbe deliberare subito una moratoria: non un metro quadro di suolo non urbanizzato sarà disponibile finché non sarà completata la revisione dei PRG con la stringente delimitazione degli ambiti urbanizzabili.
Invece, con stupefacente disinvoltura, le amministrazioni continuano ad invocare varianti urbanistiche al fine di poter cementificare ulteriormente le poche aree a verde rimaste intatte. Fino a quando? Si calcola che il suolo agricolo rimasto sia in grado di alimentare circa un quinto della popolazione italiana: di che vivranno le prossime generazioni?

 

Il Nuovo Ospedale di Cavalese e il consumo di suolo

Al termine della scorsa legislatura tutto era pronto per l’avvio della costruzione del nuovo ospedale di Fiemme. Stanziamenti a bilancio, progetto esecutivo, un costo previsto in 47 milioni di euro. I lavori sarebbero già iniziati se la successiva giunta provinciale non avesse bloccato l’iter burocratico, togliendo i fondi dal bilancio (luglio 2019) e poi lasciando ogni prospettiva in archivio. L’ospedale sarebbe stato costruito in adiacenza all’attuale, verso sud. Un posto che gode di un panorama meraviglioso, esposto al sole da mattino al tramonto, facilmente accessibile e ricco di parcheggi.

Nel marzo 2021 viene invece presentato da una impresa privata, la Mak Costruzioni di Lavis, un nuovo progetto. Viene previsto nel fondovalle, sui terreni dell’ex vivaio forestale di Masi – Cavalese, in una zona libera, definita nella pianificazione provinciale area agricola di pregio, quindi una invariante al PUP. Oltre a questo l’area è ad alto rischio idrogeologico: appena sotto vi scorre il torrente Avisio che ad est raccoglie le impetuose e capricciose acque del rio Lagorai. Trattandosi di un progetto di finanza del costo che in primavera si aggirava sui 180 milioni di euro e che ora è lievitato a 280, la valutazione sull’eventuale interesse generale dell’opera è stata affidata al NAVIP, nucleo di valutazione dell’interesse pubblico provinciale, che inizialmente aveva tergiversato ma che pochi giorni fa ha emesso la sua valutazione positiva, dopo un’analisi che ha completamente omesso valutazioni di carattere paesaggistico e di sostenibilità ambientale.

Va detto che in questi due anni è stato assente qualsiasi tipo di confronto: c’è stata solo una presentazione riservata ai sindaci delle valli, mentre la popolazione non è mai stata coinvolta in alcun dibattito.
La scelta del nuovo ospedale da realizzare nel fondovalle può essere definita quanto mai sciagurata sotto diversi punti di vista.
Innanzitutto sotto l’aspetto paesaggistico e ambientale, con la inconcepibile e continua erosione di suolo naturale libero e qui addirittura con l’utilizzo di aree prative di pregio. Un nuovo ospedale in quella zona richiederebbe nuova viabilità, infrastrutture, parcheggi e nuove reti di servizi, idrici, reflui, elettrici, rete a banda larga. In pratica si darebbe vita ad una nuova pesante urbanizzazione nel fondovalle, alla rovina di una delle poche aree verdi rimaste intatte e alla distruzione di due ambiti fluviali.

La massiccia impermeabilizzazione del suolo mediante volumi edificati e superfici asfaltate, proprio in un’area fluviale, porterebbe disequilibri delle masse d’acqua che, in caso di forti piogge e maltempo, verranno immesse nei torrenti in modo massiccio, non potendo contare sull’assorbimento graduale delle aree prative.

Anche l’aspetto funzionale risulterebbe penalizzato dalla lontananza rispetto al centro urbano, con i visitatori ed operatori costretti all’uso delle automobili a discapito dell’utilizzo del trasporto pubblico. Inoltre il benessere ambientale di chi vivrà la struttura non sarà dei migliori, dato che la zona è situata in una zona infelice, fredda, senza luce per 7 mesi l’anno.

Tale soluzione richiederebbe un’altra volta il sovvertimento “a spot” della programmazione urbanistica, come d’altronde succede di sovente in Trentino, richiedendo modifiche del piano generale della sanità trentina, del Piano Urbanistico provinciale e del Piano Regolatore del Comune di Cavalese, che sono stati redatti secondo una certa idea di sviluppo urbanistico-sociale a seguito di accurate analisi e modelli programmatici.

Italia Nostra denuncia quindi la completa insostenibilità della scelta di costruire il nuovo ospedale nel fondovalle, in un sistema ambientale già fortemente penalizzato da erosioni del suolo libero, e sostiene la necessità e l’urgenza di un intervento di ristrutturazione ed ampliamento della struttura attuale che oggi, se si fosse seguita la programmazione iniziale, sarebbe già in fase di adeguamento alle nuove esigenze.

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Italia Nostra Sezione trentina
Il Consiglio direttivo

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