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LANCIO D'AGENZIA

ISTAT * PANDEMIA: « IL COVID-19 È 9 VOLTE SU 10 CAUSA DI DECESSO, CONCAUSE PIÙ FREQUENT SONO CARDIOPATIE IPERTENSIVE (18% DEI DECESSI), DIABETE MELLITO (16%), CARDIOPATIE ISCHEMICHE (13%), TUMORI (12%) »

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14.53 - giovedì 16 luglio 2020

Il presente rapporto, prodotto congiuntamente dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), presenta un’analisi approfondita delle malattie presenti sulle schede di morte di soggetti diagnosticati microbiologicamente tramite tampone rino/orofaringeo positivo al SARS-CoV-2. Se le precedenti diffusioni avevano l’obiettivo di descrivere l’impatto della pandemia sui livelli di mortalità totale nei primi mesi del 2020, qui vengono approfonditi gli aspetti epidemiologici legati alla presenza di malattie o gruppi di malattie che hanno contributo al decesso al fine di comprendere in quanti casi COVID-19 sia stato effettivamente la causa principale, direttamente responsabile del decesso e quale sia stato il ruolo di altre malattie.
L’ISS ha il compito di coordinare la Sorveglianza Nazionale Integrata COVID-19, attraverso l’ordinanza 640 della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile del 27/02/2020 e in seguito alla Circolare 5889 emanata dal Ministero della Salute raccoglie le cartelle cliniche e le schede di morte (modelli Istat) dei deceduti positivi al SARS-CoV-2.

Ai sensi del vigente Programma Statistico Nazionale, l’Istat è titolare dell’Indagine sui decessi e cause di morte che fornisce le statistiche ufficiali di mortalità per causa. A tale scopo le informazioni cliniche contenute nelle singole schede di morte vengono codificate dall’Istat utilizzando la Classificazione internazionale delle malattie (International Classification of Disease, ICD nell’acronimo inglese) dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Decima revisione (ICD-10).

Tale classificazione consente di ottenere dati per causa confrontabili e riproducibili nel tempo e tra i diversi Paesi, essendo utilizzata a livello internazionale. Per una corretta valutazione delle schede di morte pervenute alla Sorveglianza Nazionale Integrata COVID-19 vengono adottati quindi criteri standardizzati di codifica che includono le recenti linee guida dell’OMS per la classificazione della nuova malattia COVID-19.

In questo rapporto vengono discussi i principali risultati delle analisi condotte su 4.942 schede di morte delle 31.573 segnalazioni pervenute alla Sorveglianza Nazionale Integrata COVID-19 alla data del 25 maggio 2020, in seguito alla codifica effettuata dall’Istat con software specifico e personale specializzato. Nella Nota metodologica viene descritta la base dati utilizzata secondo le principali caratteristiche demografiche e confrontata con i decessi segnalati alla Sorveglianza. Viene inoltre fornita una descrizione dei metodi di analisi e un glossario della terminologia tecnica presente nel rapporto.

 

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SINTESI DEI PRINCIPALI RISULTATI
< Sono state analizzate le informazioni riportate dai medici in 4.942 schede di morte, di soggetti diagnosticati microbiologicamente con test positivo al SARS-CoV-2 (il 15,6% del totale dei decessi notificati al Sistema di Sorveglianza Integrata ISS fino al 25 maggio). Nelle schede di morte sono certificate, oltre a COVID-19, quelle condizioni e malattie che hanno avuto un ruolo nel determinare il decesso.

COVID-19 è la causa direttamente responsabile della morte nell’89% dei decessi di persone positive al test SARS-CoV-2, mentre per il restante 11% le cause di decesso sono le malattie cardiovascolari (4,6%), i tumori (2,4%), le malattie del sistema respiratorio (1%), il diabete (0,6%), le demenze e le malattie dell’apparato digerente (rispettivamente 0,6% e 0,5%).
< La quota di deceduti in cui COVID-19 è la causa direttamente responsabile della morte varia in base all’età, raggiungendo il valore massimo del 92% nella classe 60-69 anni e il minimo (82%) nelle persone di età inferiore ai 50 anni.

COVID-19 è una malattia che può rivelarsi fatale anche in assenza di concause. Non ci sono infatti concause di morte preesistenti a COVID-19 nel 28,2% dei decessi analizzati, percentuale simile nei due sessi e nelle diverse classi di età. Solo nella classe di età 0-49 anni la percentuale di decessi senza concause è più bassa, pari al 18%.
< Il 71,8% dei decessi di persone positive al test SARS-CoV-2 ha almeno una concausa: il 31,3% ne ha una, il 26,8% due e il 13,7% ha tre o più concause.

Associate a COVID-19, le concause più frequenti che contribuiscono al decesso sono le cardiopatie ipertensive (18% dei decessi), il diabete mellito (16%), le cardiopatie ischemiche (13%), i tumori (12%). Con frequenze inferiori al 10% vi sono le malattie croniche delle basse vie respiratorie, le malattie cerebrovascolari, le demenze o la malattia di Alzheimer e l’obesità.
< Le complicanze di COVID-19 che portano al decesso sono principalmente la polmonite (79% dei casi) e l’insufficienza respiratoria (55%). Altre complicanze meno frequenti sono lo shock (6%), la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) ed edema polmonare (6%), le complicanze cardiache (3%), la sepsi e le infezioni non specificate (3%).

A quali domande può rispondere l’analisi delle cause di morte
Le schede di morte Istat sono compilate da un medico curante o da un medico necroscopo che è tenuto a riportare l’intera sequenza di malattie o eventi traumatici che hanno portato al decesso, ed indicare eventuali altre patologie rilevanti che hanno contribuito ad esso pur non facendo parte di tale sequenza. La causa che ha avviato la sequenza di eventi morbosi che hanno condotto al decesso è denominata causa iniziale, ed è quella utilizzata a livello internazionale per rappresentare i dati di mortalità di un paese. Tutte le altre cause che hanno contribuito all’esito finale e gli altri stati morbosi eventualmente presenti al momento del decesso che sono contenute nella scheda sono definite cause multiple. In questo rapporto prenderemo in considerazione la causa direttamente responsabile della morte nei decessi dei positivi a SARS-CoV-2 (causa iniziale di decesso) evidenziando la quota di decessi dovuti a COVID-19 e la quota di decessi dovuti ad altre cause pur in presenza di infezione da SARS-CoV-2. Analizzeremo, inoltre, l’eventuale presenza di concause, diverse e non collegate a quella iniziale, che hanno contribuito al decesso. Per i decessi dovuti a COVID-19 vedremo anche le complicanze più frequenti di questa malattia, ovvero quelle condizioni insorte a seguito di COVID-19 e riportate nella sequenza principale.

Principali caratteristiche della base dati analizzata
L’analisi è stata effettuata su 4.942 decessi di cui era pervenuta all’ISS la scheda di morte Istat con le informazioni sulle cause. Tale sottogruppo corrisponde al 15,6% dei decessi totali di soggetti positivi a SARS-CoV-2 segnalati alla Sorveglianza fino al 25 maggio 2020, come descritto nella Nota metodologica. Le schede provengono da tutte le Regioni e/o Province Autonome del Paese, fatta eccezione per la Regione Valle D’Aosta, e la loro distribuzione per età e genere è simile a quella del totale dei decessi segnalati alla Sorveglianza.
Del totale delle schede analizzate, 3.108 (63%) sono relative a deceduti di sesso maschile e 1.834 femminile (37%). Questa marcata differenza di genere è stata più volte riportata nei rapporti prodotti dall‘ISS (https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia). Il 56% dei decessi (2.760) riguarda soggetti con almeno 80 anni e meno del 16% (783) soggetti al di sotto dei 70 anni di età (Tabella A1, vedi Nota metodologica).

COVID-19 è nove volte su 10 la causa di decesso
In base all’analisi condotta sulle schede di decesso, COVID-19 è la causa direttamente responsabile della morte, ossia è la causa iniziale, nell’89% dei decessi di persone positive al test SARS-CoV-2 (Figura 1). In questi casi, la morte è quindi causata direttamente da COVID-19, seppure spesso sovrapposto ad altre malattie preesistenti, e dalle sue complicanze. In altri termini è presumibile che il decesso non si sarebbe verificato se l’infezione da SARS-CoV-2 non fosse intervenuta. Nel restante 11% dei casi il decesso si può ritenere dovuto ad un’altra malattia (o circostanza esterna). In questi casi, COVID-19 è comunque una causa che può aver contribuito al decesso accelerando processi morbosi già in atto, aggravando l’esito di malattie preesistenti o limitando la possibilità di cure.

 

 

 

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