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ISTAT * ANNO 2020 – INDIGENZA: « CRESCE LA POVERTÀ ASSOLUTA (5.6 MILIONI – RECORD DAL 2005), I VALORI PIÙ BASSI IN TRENTINO ALTO ADIGE (4,3%) – EMILIA ROMAGNA (5,3%) – VALLE D’AOSTA (5,4%) »

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10.21 - mercoledì 16 giugno 2021

Su scala regionale, Basilicata (23,4%), Campania e Calabria (20,8% in entrambe) sono le regioni che registrano valori più elevati dell’incidenza, mentre il Trentino Alto Adige (4,3%), l’Emilia Romagna (5,3%) e la Valle d’Aosta (5,4%) presentano i valori più bassi, in tutti i casi non significativamente diversi dallo scorso anno.

Le famiglie in condizioni di povertà relativa sono stimate pari a poco più di 2,6 milioni (il 10,1%) per un totale di circa 8 milioni di individui (13,5%). Rispetto al 2019 (11,4%), l’incidenza di povertà relativa familiare segna un calo generalizzato, con quote significativamente differenti tra le ripartizioni. Anche a livello individuale si registra una riduzione dell’incidenza di povertà relativa in media nazionale (dal 14,7% del 2019 al 13,5%) e questo miglioramento è in particolare nel Mezzogiorno (dal 25,8% al 22,6% del 2020). In tutte le altre ripartizioni il valore é sostanzialmente invariato.

L’intensità della povertà relativa si attesta nel 2020 al 21,4%, in calo rispetto al 23,8% del 2019, raggiungendo il valore più elevato nel Mezzogiorno (22,7%) e il più basso nel Centro (18,1%).

La variazione dell’incidenza della povertà relativa (-1,3 punti percentuali rispetto al 2019) è di segno opposto rispetto alla povertà assoluta, come già successo nel 2009 in occasione di un precedente calo della spesa per consumi. La stima della povertà assoluta e quella della povertà relativa hanno differenze metodologiche per le quali ogni analisi e confronto tra le due statistiche rischia di rivelarsi inconsistente, specie in un anno caratterizzato da un forte calo della spesa per consumi come il 2020. La principale differenza è attribuibile al calcolo della soglia (si veda la Nota metodologica a pag.13).

La diminuzione dell’incidenza di povertà relativa, nel contesto di forte crisi economica generata dalle misure di contrasto alla pandemia, si deve principalmente a due fattori: la marcata riduzione della soglia (1.001,86 euro da 1.094,95 del 2019) imputabile al consistente calo della spesa media mensile familiare per consumi registrata nel 2020 (-9,0%); il diverso andamento della spesa delle famiglie appartenenti alla parte alta della distribuzione dei consumi rispetto a quello della spesa delle famiglie che si collocano nella parte bassa.

Queste ultime (in particolare quelle appartenenti al primo quinto della distribuzione) dato che hanno consumi già molto ridotti e tali da risultare difficilmente comprimibili, registrano nell’ultimo anno una diminuzione contenuta delle loro spese (-2,7%). Ciò significa che, nel 2020, con l’abbassamento della linea di povertà relativa, alcune delle famiglie che nel 2019 si trovavano in povertà si sono ritrovate ad uscire da questa condizione, sebbene la loro situazione non sia sostanzialmente cambiata.

A livello territoriale, nel Nord l’incidenza di povertà relativa si attesta al 6,3%, con valori leggermente diversi nel Nord-ovest rispetto al Nord-est (rispettivamente, 6,5% e 5,9%), al Centro è del 6,4% mentre nel Mezzogiorno, dove si registra un deciso miglioramento, è pari al 18,3% (era il 21,1%).

 

 

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