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LANCIO D'AGENZIA

ISPAT – PAT * CENSIMENTO STATISTICO 2021: « CRESCE LA DIGITALIZZAZIONE” DELLE FAMIGLIE, IL 66% UTILIZZA IL COMPUTER E IL 65,5% FA USO DI INTERNET TUTTI I GIORNI » (PDF REPORT)

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07.13 - venerdì 23 dicembre 2022

Annuario statistico 2021 – Edizione 2022

L’Annuario statistico è giunto quest’anno alla sua quarantesima
edizione, essendo stato pubblicato per la prima volta nel 1983. La
pubblicazione, curata dall’Istituto di Statistica della provincia di Trento
(ISPAT), offre un quadro aggiornato dal punto di vista ambientale,
demografico, sociale ed economico, valorizzando il patrimonio informativo
statistico per descrivere il Trentino.
L’Annuario statistico è disponibile online sul sito dell’ISPAT
all’indirizzo www.ispat.provincia.tn.it.
I dati, riportati nei 16 capitoli in cui è organizzata la pubblicazione,
sono presentati in serie storica, in modo da apprezzare l’evoluzione del
fenomeno, e dettagliati, ove possibile, a livello comunale o di comunità di
valle. Ogni capitolo è preceduto dalle note esplicative e accompagnato da
grafici di facile lettura.
L’Annuario, che mantiene la collaudata impostazione di fondo delle
precedenti edizioni, si arricchisce ogni anno di nuovi dati per essere sempre
adeguato a descrivere una realtà in cambiamento. Esso costituisce, infatti,
uno strumento di lavoro per gli operatori economici, sociali e culturali, la
Pubblica Amministrazione oltre che per l’ente Provincia e può rispondere
alle esigenze di informazione statistica di studenti, professori e cittadini
interessati a conoscere meglio il Trentino.

 

1 *

Popolazione
Al 31 dicembre 2021 la popolazione residente in Trentino ammonta
a 540.958 abitanti, distribuiti in 166 Comuni, con un decremento assoluto
rispetto al 31 dicembre 2020 di 1.208 unità, equivalente ad un decremento
relativo del 2 per mille. A seguito delle numerose fusioni dei comuni trentini
avvenute in particolare tra il 2015 ed il 2020 si registra un incremento della
dimensione media dei comuni stessi: nel 2021 la dimensione media è pari
a poco meno di 3.300 abitanti, circa 1.000 abitanti in più rispetto a 10 anni
prima.

I nati ammontano a 4.190 unità, 142 in più rispetto all’anno
precedente. Questo valore interrompe una fase discendente della natalità
iniziata nel 2011. Il tasso di natalità si attesta a 7,7 nati per mille abitanti,
superiore a quello dell’anno precedente (7,4 per mille) e alla media
nazionale (6,8 per mille). Il numero dei morti ammonta a 5.397 unità, 1.129
in meno dell’anno precedente con un decremento del 17,3%, per effetto di
una attenuazione del numero dei decessi provocati dalla diffusione del
COVID-19. Il tasso di mortalità risulta pari al 10,0 per mille, inferiore sia
rispetto all’anno precedente (12,0 per mille) sia alla media nazionale (11,9
per mille). Il saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) si presenta
con segno negativo (-1.207 unità), come avviene ormai da sei anni. Da
rilevare che il saldo del 2021 è circa la metà di quello registrato nel 2020,
anno in cui il valore risulta particolarmente elevato e influenzato dalle
conseguenze della pandemia.

Il saldo migratorio (differenza tra iscrizioni e cancellazioni
anagrafiche da altri comuni italiani e dall’estero), invece, presenta un valore
positivo pari a 2.698 persone, inferiore a quello del 2020 di 123 unità. Il
saldo migratorio tra le regioni italiane è positivo e pari a 1.242 unità,
inferiore di 468 persone rispetto all’anno precedente; il saldo con l’estero,
invece, cresce di 345 persone rispetto all’anno precedente e risulta pari a
1.456 unità.

La nuova metodologia introdotta dall’Istat per il calcolo della
popolazione, basata sulla contabilizzazione dei microdati demografici (quelli
risultanti dalle anagrafi comunali) e sulle risultanze censuarie (popolazione
abitualmente dimorante, definita anche sulla base dei “segnali di vita
amministrativi”), nonché le correzioni apportate alle anagrafi comunali,
sottraggono ulteriori 2.699 persone.
Nel 2021 la natalità presenta un timido segnale di ripresa rispetto al
2020, anno particolare segnato dagli effetti negativi prodotti dall’epidemia
da COVID-19, ma sostanzialmente non interrompe il processo di decrescita
in atto da circa un decennio che ha visto calare i nati di circa mille unità. Il
saldo naturale si conferma negativo, al pari di quanto rilevato in tutte le
regioni italiane (ad eccezione della provincia di Bolzano). A livello nazionale
la pandemia ha accentuato la crisi demografica, amplificando la tendenza al
declino di popolazione in atto dal 2015; il Trentino, viceversa, fino al 2020
si presentava come una delle pochissime realtà italiane con la popolazione
ancora in crescita grazie al contributo del saldo migratorio. Il calo della
popolazione è un fenomeno di rilievo, in parte dovuto agli effetti “strutturali”
indotti dalle modificazioni della popolazione femminile in età feconda,
convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni. In questa fascia di popolazione
le donne sono sempre meno numerose: da un lato, le cosiddette babyboomer
(ovvero le donne nate negli anni Sessanta) stanno uscendo dalla
fase riproduttiva; dall’altro, le generazioni più giovani sono sempre meno
consistenti per il forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995. A
cavallo degli anni duemila l’apporto dell’immigrazione, con l’ingresso di
popolazione giovane, ha parzialmente contenuto questi effetti; tuttavia,
l’apporto positivo dell’immigrazione sta lentamente perdendo efficacia man
mano che invecchia anche il profilo per età della popolazione straniera
residente e si modifica il Paese di origine degli stranieri stessi.
Al 31 dicembre 2021 la popolazione residente risulta composta da
123.916 persone di 65 anni e oltre (22,9% della popolazione) e da 96.632
minorenni (17,9%), mentre i giovani fino a 14 anni sono il 13,7%. La
popolazione in età attiva (15-64 anni) costituisce circa i due terzi del totale
(63,4%).

Conseguenza della crescente incidenza della popolazione adulta e
anziana è l’aumento dell’età media, che è passata dai 38 anni del 1986 ai
45,3 anni del 2021 (45 anni nel 2020), con una significativa differenza per
genere: 43,9 anni per i maschi e 46,5 anni per le femmine. L’indice di
vecchiaia risulta superiore a quello del 2020 (161,8) e si attesta sul valore
di 166,9: ogni 100 giovani con meno di 15 anni ci sono circa 167 anziani di
65 anni e oltre. Anche in questo caso si misura una significativa differenza
per genere: 145,1 per i maschi e 189,9 per le femmine. A livello nazionale
l’indice di vecchiaia è pari a 187,6.
Gli stranieri residenti in Trentino al 31 dicembre 2021 sono 45.797,
3.468 in meno rispetto al 2020 (-7%) e costituiscono l’8,5% della
popolazione residente totale (9,1% nel 2020). La provincia di Trento
presenta un’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione uguale alla
media nazionale e inferiore alla ripartizione del Nord-est e all’Alto Adige
(pari, rispettivamente, al 10,9% e al 9,7%). La maggior parte degli stranieri
residenti sono cittadini europei (60,3%), di cui il 30,2% dell’Unione
Europea. Le donne straniere sono il 52,4% degli stranieri totali. Le donne
risultano nettamente in prevalenza tra i cittadini dell’Ucraina (75,2%), della
Polonia (69,5%), del Brasile (67,7%) e della Moldova (65,6%). Gli uomini
sono in chiara maggioranza fra gli stranieri provenienti dal Bangladesh
(71,2%), dal Senegal (70,5%) e dal Pakistan (66,2%). La popolazione
straniera è nettamente più giovane della popolazione italiana; solo il 5,7%
degli stranieri, infatti, ha un’età pari o superiore ai 65 anni (3,7% l’incidenza
per gli uomini e 6,7% per le donne) a fronte di un’incidenza del 22,9% degli
italiani (20,8% per gli uomini e 25% per le donne). L’età media degli
stranieri è quindi notevolmente più bassa rispetto ai residenti con
cittadinanza italiana: 35,3 anni, di cui 33 anni per gli uomini e 37,4 per le
donne.

 

2 *

Famiglie e aspetti sociali
In costante crescita risulta il numero delle famiglie. La popolazione
trentina nel 2019 è suddivisa in 238.029 famiglie (1.409 in più rispetto
all’anno precedente), con un numero medio di componenti per famiglia di
poco inferiore ai 2,3; nel 1951 tale valore era pari a 3,9.
Circa il 34% delle famiglie è costituito da coppie con figli mentre il
22% sono coppie senza figli. L’8% delle famiglie è formato da un solo
genitore con figli mentre i single (giovani o anziani) sono il 36% delle
famiglie trentine. Nell’ultimo decennio si è ridotta l’incidenza delle coppie,
con o senza figli, mentre è aumentata l’incidenza delle famiglie
monogenitoriali e soprattutto dei single.
Ancora una volta la nuzialità si rileva in calo, complici anche le
restrizioni imposte per contenere la diffusione della pandemia. Nel 2020 i
matrimoni celebrati nel corso dell’anno sono stati solo 902 (486 in meno
rispetto all’anno precedente). A prescindere dall’eccezionalità del periodo,
si assiste da anni ad un calo pressoché costante del numero di matrimoni
celebrati, passati dai 2.500 degli anni Novanta a poco meno di 1.400 del
2019.

Il tasso di nuzialità (numero di matrimoni per 1.000 abitanti
residenti) nel 2020 risulta pari all’1,7 per mille, un livello inferiore a quello
dell’anno precedente (2,5 per 1.000 abitanti residenti). Nell’arco di 20 anni
il tasso di nuzialità in Trentino si è dimezzato, anche prescindendo dal valore
del 2020. A livello nazionale il tasso di nuzialità nel 2019 risultava pari al
3,1 per mille e nel 2020 scende all’1,6 per mille.
La distribuzione dei matrimoni per rito è cambiata radicalmente nel
tempo. In Trentino nel 2020, confermando quanto avviene dal 2010, i
matrimoni civili superano quelli religiosi: il 78,6% dei matrimoni si sono
infatti celebrati in municipio, mentre all’inizio degli anni Ottanta questa
percentuale era poco più del 10%. A livello nazionale il rito civile incide per
il 71% circa.

Nel 2020 si innalza ancora l’età media delle spose al primo
matrimonio: è pari a 33,9 anni rispetto ai 33,3 del 2019. Anche per gli sposi
si registra un significativo incremento, passando dai 36,4 anni del 2019 ai
37,3 del 2019, in un contesto di crescita quasi costante. A metà degli anni
Novanta l’età media risultava pari a 27 anni per la sposa e a 30 anni per lo
sposo.

Dei 902 matrimoni contratti nel 2020, il 20,2% (pari a 182) sono
matrimoni misti o con entrambi i coniugi stranieri (erano stati il 15,6% nel
2018); sono quasi esclusivamente matrimoni civili (97,3%).
Le difficoltà sanitarie, economiche e sociali che hanno caratterizzato
il 2020 e il 2021, si riflettono inevitabilmente sul livello di soddisfazione
delle famiglie trentine per alcuni aspetti della vita quotidiana. In primo
luogo, il 12,5% delle famiglie nel 2021 si dichiara molto soddisfatta della
propria situazione economica (era il 9,2% nel 2020); peggiora, invece, la
soddisfazione per la salute e per le relazioni con i familiari. È pari al 26% la
quota dei trentini che si dichiara molto soddisfatto della propria condizione
di salute, rispetto al 27,8% dell’anno precedente probabilmente come
conseguenza dell’emergenza sanitaria avviatasi nella primavera del 2020,
ed è pari al 39,7% la quota di coloro che sono molto soddisfatti delle
relazioni con i familiari (42,7% nel 2020). In calo consistente anche la
soddisfazione per il tempo libero: poco più di 6 trentini su 10 si dichiarano
almeno abbastanza appagati del tempo libero a disposizione (erano quasi 8
su 10 nel 2020).

Gli effetti dell’epidemia sono molto evidenti, naturalmente,
sull’attività degli istituti ospedalieri anche nel corso del 2021: rispetto
all’anno precedente si registra una ripresa dei ricoveri (+4,9%) ma questi
risultano ancora lontani dai valori pre-pandemia (-12,5%). In calo rispetto
al 2020 i ricoveri nel reparto che segue le malattie dell’apparato respiratorio
(-38,1%) in cui nell’anno precedente si era registrato un sensibile
incremento legato alla diffusione del COVID-19. Anche la degenza media
dei vari reparti torna ai valori più vicini allo standard pre-pandemia dopo
l’incremento registrato nel 2020.

 

3 *

Istruzione e cultura
Si confermano gli elevati livelli di partecipazione all’istruzione
post-obbligatoria, che risultano più alti della media nazionale. I livelli di
scolarità in provincia sono costantemente in crescita e rispetto all’anno
scolastico 2000/2001 il tasso di scolarità (rapporto tra gli studenti in età tra
i 14 e i 18 anni e la popolazione residente nella stessa classe di età) in
Trentino è aumentato di circa 10 punti percentuali, evidenziando che la
quasi totalità dei giovani in età 14-18 anni frequenta la scuola secondaria
superiore o un corso di formazione professionale (95,5%, rispetto al 94,8%
della media nazionale).

La quota di popolazione che ha conseguito al massimo la licenza
di scuola media inferiore è pari al 42,7% (era circa il doppio nel 1981),
mentre la quota di diplomati e laureati è pari al 57,3% (14,7% nel 1981).
Il calo della natalità si riflette ancora una volta sul numero degli
alunni iscritti alle scuole del Trentino (-1,5%), particolarmente significativo
per le scuole dell’infanzia (-2,9%) ma non trascurabile anche per gli altri
livelli formativi, ad eccezione della scuola media inferiore che risulta in
leggera crescita rispetto all’anno scolastico precedente (+0,6%). Nell’anno
scolastico 2021/2022 nel complesso del sistema educativo (dalla scuola
materna alla scuola media superiore) sono iscritte 84.375 persone, 1.289
in meno dell’anno scolastico precedente. Gli iscritti alla scuola media
superiore appaiono in leggero calo (-0,6%); le scelte più ricorrenti da parte
degli studenti trentini ricadono sull’istruzione tecnica (8.831 iscritti, pari al
39,8% del totale) e sul liceo scientifico (5.529 iscritti, 24,9%).
In calo anche il numero degli studenti iscritti all’Università degli
Studi di Trento. Nell’anno accademico 2020/2021 gli iscritti all’Ateneo
trentino sono risultati 16.657 (-1,3% rispetto all’anno precedente). I
trentini iscritti all’Università di Trento sono 5.684, pari al 34,1% del totale.

Seguono gli iscritti provenienti dal Veneto (30,7%) e dalla Lombardia
(8,6%); gli stranieri iscritti all’Università di Trento sono il 2,7% del totale.
Segnano un calo consistente degli iscritti i Dipartimenti di Lettere
e Filosofia (-7,7%) e di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica (-7,3%).
Viceversa, incrementi significativi degli iscritti si registrano per il
Dipartimento di Matematica (+3,6%), il Dipartimento di Psicologia e scienze
cognitive (+3,5%), il Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e
Integrata – CIBio (+18,3%) e la Scuola di studi internazionali (+12,8%).
Nel 2020 i visitatori dei musei trentini sono stati 584.451, meno della metà
di quelli registrati nell’anno precedente (-58,7%) a causa dei lunghi periodi
di chiusura dei musei e dei luoghi della cultura per fronteggiare l’emergenza
epidemiologica. I visitatori paganti sono stati 294mila; circa 58mila
visitatori hanno partecipato a laboratori o percorsi didattici mentre 24mila
hanno partecipato ad eventi. In entrambi i casi si tratta per la maggior parte
di manifestazioni organizzate dal Muse. Il museo più visitato si conferma il
Muse, con 139mila visitatori (circa il 24% dei visitatori totali dei musei
trentini), seguito dal Castello del Buonconsiglio e dal Mart (entrambi con
circa 63mila visitatori).

I trentini di 6 anni e oltre che, nel corso del 2020, hanno visitato
almeno un museo sono il 41,3% della popolazione, mentre il 33,4% ha
visitato un sito archeologico. Si tratta di numeri importanti se si tiene conto
del fatto che a causa della pandemia queste strutture sono risultate inagibili
per buona parte dell’anno. Il dato del 2021 riflette, invece, in modo evidente
queste limitazioni alle aperture: solo il 15,1% dei trentino ha visitato un
museo o una mostra e il 14,5% un sito archeologico.
Sempre in tema di cultura, rilevante è la quota delle persone che
dedica il proprio tempo libero alla lettura. Nel 2021 il 52,2% della
popolazione trentina ha letto almeno un libro (il 48% nel 2000) e i grandi
lettori, cioè coloro che hanno letto almeno un libro al mese, sono in crescita
e rappresentano il 23% della popolazione (erano il 16,6% nel 2000). Il
16,8% della popolazione ha letto nel corso del 2021 un libro online o un
e-book.

Prosegue il processo di “digitalizzazione” delle famiglie trentine. Il
66% utilizza, infatti, il personal computer, di cui il 41,7% con frequenza
quotidiana, e il 65,5% fa uso di internet tutti i giorni. Si tratta di una quota
in rapida crescita, se si pensa che nel 2010 coloro che usavano internet tutti
i giorni erano il 27%. Su questo intenso aumento dell’uso delle tecnologie
informatiche hanno certamente inciso negli ultimi 2 anni le restrizioni alla
mobilità conseguenti alla pandemia e la necessità di lavorare e fare acquisti
attraverso il personal computer.

 

*4

Lavoro
I dati del mercato del lavoro del 2021 mostrano una significativa
ripresa dopo il difficile periodo legato all’emergenza sanitaria. Nell’anno si
osserva una crescita degli occupati (+1,5%, pari a circa 3.500 unità) che si
associa ad una riduzione dei disoccupati (-11,1%, 1.500 unità) e degli
inattivi in età lavorativa (-1,6%, 1.684 unità). Crescono le forze di lavoro e
migliorano i tassi caratteristici del mercato del lavoro.
Le forze di lavoro sono 249mila, circa 2.000 unità in più rispetto
all’anno precedente (+0,8%), e sono composte da 136mila uomini e
113mila donne. L’incremento è da ricondurre a entrambi i generi in misura
quasi paritaria: in termini percentuali l’incremento per gli uomini è pari allo
0,8% e per le donne allo 0,9%.

Gli occupati nella classe di età 15-89 anni sono aumentati rispetto
all’anno precedente e si attestano a poco più di 237mila unità: 130mila
uomini e 107mila donne, con un’incidenza di queste ultime pari al 45,1%.
In termini assoluti si rileva una crescita rispetto all’anno precedente per gli
uomini di circa 1.900 unità e per le donne di circa 1.600 unità. La crescita
percentuale è pari all’1,5% ed è analoga per entrambi i generi.
In agricoltura risultano occupate nel corso del 2021 circa 10mila
persone (il 4,4% del totale); nel secondario circa 61mila persone (25,7%)
di cui 45mila nell’industria in senso stretto (19,1%) e 16mila nel settore
delle costruzioni (6,6%). Nel settore dei servizi trovano occupazione circa
166mila persone (69,9%), di cui poco più di 26mila nel settore del
commercio, alberghi e ristoranti (11,1%).

Gli occupati alle dipendenze sono 193mila e rappresentano
l’81,2% dell’occupazione complessiva.
Le donne scontano maggiormente il deterioramento della qualità
del lavoro degli ultimi 10 anni. Infatti, si osserva una maggior quota di
occupate sovraistruite, con lavori precari, con bassa paga e in part-time
involontario.

L’incidenza della componente giovane fra gli occupati, cioè delle
classi fino ai 44 anni, si va progressivamente riducendo mentre la
componente adulta sta aumentando, in linea con l’invecchiamento della
popolazione. Nel 2021 gli occupati nella classe di età 25-34 anni
rappresentano il 18,5% dell’occupazione complessiva, mentre quelli nella
classe di età di 45 anni e oltre sono il 51,9%.

I disoccupati nella classe di età 15-74 anni sono poco meno di
12mila, in riduzione di 1.500 unità rispetto all’anno precedente (-11,1%).
Per genere, nel corso del 2021 si registra un calo dei disoccupati maschi del
12,5% e delle femmine del 9,6%. Tra i disoccupati, l’83,7% hanno una
precedente esperienza lavorativa mentre il restante 16,3% è alla ricerca di
una prima occupazione.

Nel 2021 il tasso di occupazione (rapporto tra gli occupati in età
15-64 anni e la popolazione nella stessa classe di età) è pari al 67,3%
(73,1% gli uomini, 61,4% le donne) in aumento di 0,9 punti percentuali
rispetto al 2020 (66,4%). Questo tasso è superiore alla media italiana
(58,2%) e in linea con i valori europei (68,4%).

Nello stesso anno il tasso di disoccupazione (rapporto tra le
persone tra i 15 ed i 74 anni in cerca di occupazione e le forze di lavoro –
occupati più disoccupati – nella stessa classe di età) è diminuito di sei decimi
di punto percentuale attestandosi al 4,8% dal 5,4% del 2020. Questo tasso
è pari al 4,4% per gli uomini e al 5,3% per le donne. Il tasso di
disoccupazione registrato in Trentino è molto inferiore a quello nazionale
(9,5%) e anche alla media europea (7,0%).

Particolare attenzione viene posta al tasso di disoccupazione
giovanile (persone in cerca di occupazione tra i 15 e i 24 anni sulle forze di
lavoro nella stessa classe di età). In Trentino nel 2021 questo tasso è pari
al 15,9%, in crescita rispetto al 2020 (13,9%) ma ad un livello migliore
rispetto al resto del Paese (la media nazionale è pari al 29,7% nel 2021) e
alla media europea (16,6%). Distinto per genere, è pari al 12,9% per la
componente maschile e 20,6% per quella femminile. Questo tasso presenta
oscillazioni significative poiché la numerosità delle persone considerate sia
tra i disoccupati che tra le forze di lavoro è contenuta, in quanto la maggior
parte dei giovani tra i 15 ed i 24 anni è impegnata in un corso di istruzione
o di formazione, e pertanto anche piccole variazioni assolute comportano
modifiche marcate nel relativo tasso di disoccupazione.

Nel 2021 il tasso di attività (rapporto tra le persone di 15-64 anni
appartenenti alle forze di lavoro e la popolazione nella stessa classe di età)
è pari al 70,7%, in leggero aumento rispetto all’anno 2020 (70,3%), grazie
esclusivamente alla componente femminile, il cui tasso passa dal 64,1% del
2020 al 64,9% del 2021, mentre quello maschile resta stabile al 76,4%. A
livello nazionale il tasso di attività si attesta al 64,5% e a livello europeo al
73,6%.

I NEET (giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non sono
né occupati né inseriti in un percorso di istruzione o di formazione rispetto
alla popolazione nella stessa classe di età) incidono in Trentino nel 2021 per
il 17,6%, in aumento rispetto ai dati del 2020 (14,7%). L’incidenza di questi
giovani assume in Trentino un valore significativamente inferiore rispetto al
dato nazionale (23,1%) ma superiore alle quote rilevate in Europa (13,1%).
L’emergenza sanitaria aveva portato ad un aumento considerevole
delle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni, in particolare per
quanto riguarda la componente ordinaria, che rappresentava la principale
modalità di gestione del sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti sospesi
durante le fasi più acute della pandemia. Nel 2021 l’emergenza sul fronte
economico è parzialmente rientrata e pertanto anche le ore autorizzate di
Cassa Integrazione Guadagni ordinaria sono diminuite considerevolmente,
passando da 12,7 milioni a 3 milioni (-75,9%). Parallelamente si è ridotto il
numero di lavoratori equivalenti coinvolti (rapporto tra le ore autorizzate di
CIG e il monte ore lavorabile – convenzionalmente 1.970 ore – da un
lavoratore in un anno) che passano dai 6.461 del 2020 ai 1.556 del 2021.
Torna a crescere, invece, il numero di ore autorizzate di Cassa Integrazione
Guadagni straordinaria (+29,9%) anche se in termini assoluti le ore e i
lavoratori equivalenti sono molte meno rispetto alla componente ordinaria
(da 133mila ore del 2020 a 173mila del 2021, per un totale di 88 lavoratori
equivalenti coinvolti).

Nel lungo periodo l’attività di prevenzione e di sensibilizzazione ha
avuto risvolti positivi sugli infortuni sul lavoro che si sono ridotti
considerevolmente: dal 2010 al 2021 il calo è infatti pari al 56,8%. Nel
breve periodo, tuttavia, con la ripresa delle attività produttive dopo il
periodo di lockdown, si registra un incremento degli infortuni sul lavoro: nel
2021 gli infortuni denunciati all’INAIL ammontano a 7.255 (il 17,4% in più
rispetto al 2020), di cui il 58,6% a carico di lavoratori maschi. Il settore
maggiormente colpito è quello delle attività manifatturiere (1.073 casi, pari
al 14,8%), seguito da quello della sanità e assistenza sociale (12,4%) per
effetto di numerosi casi di COVID-19 contratti sul luogo di lavoro: 903
infortuni, più del doppio di quelli registrati nel 2019 (erano 420) e poco
meno di quelli del 2020 (983). Valori elevati continuano a registrarsi anche
nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (824 casi, pari all’11,4%).
Gli infortuni tra le mura domestiche nel 2021 sono stati 1.285.

 

*5

Economia
Nel 2021 il Prodotto interno lordo del Trentino si attesta a 21,2
miliardi di euro a prezzi correnti, con un incremento del 7,4% rispetto
all’anno precedente (+6,9% a prezzi costanti), ritornando a valori prossimi
a quelli del 2019, prima della crisi pandemica. Il Pil pro-capite ammonta a
poco più di 39 mila euro (39,170 mila euro), il 7,7% in più rispetto all’anno
precedente.

Nel 2021 le imprese attive in Trentino risultano 46.886, con un
incremento di 715 unità (+1,5%) rispetto all’anno precedente. La crescita
maggiore ha riguardato il settore delle costruzioni, con un aumento di 168
imprese (+2,5%), seguito dalle attività professionali, scientifiche e tecniche
(105 imprese, + 6,1%) e dal commercio all’ingrosso, al dettaglio e dalla
riparazione di autoveicoli (101 imprese, 1,3%). Pochi settori presentano
variazioni negative; il calo maggiore di imprese attive si registra nel settore
della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata che vede
una riduzione di 20 imprese (-5%).

Le imprese “giovani” attive in Trentino, in cui la partecipazione del
controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età
inferiore ai 35 anni, dopo il brusco calo registrato nel 2020, riprendono il
processo di crescita che ha caratterizzato gli ultimi anni: nel 2021 sono
4.505 (144 in più rispetto all’anno precedente, pari al +3,3%), il 9,6% delle
imprese totali. Per la maggior parte si tratta di imprese individuali (78,6%)
che operano nei settori dell’agricoltura (23,6%), del commercio (17,2%) e
delle costruzioni (14,3%).

Le imprese straniere, la cui partecipazione del controllo e della
proprietà è detenuta, invece, in prevalenza da persone non nate in Italia,
risultano 3.534 (+7,6% rispetto al 2020; il 7,5% delle imprese attive), di
cui 2.753 (77,9%) con imprenditore un cittadino di un Paese extra Unione
europea. La maggior parte di queste imprese è attiva nel settore delle
costruzioni (29,2%), del commercio all’ingrosso, al dettaglio e delle
riparazioni di autoveicoli (22,4%) e dei servizi di alloggio e ristorazione
(13,6%).

Per quanto riguarda l’imprenditoria femminile, sono 9.438 (+11,2%
rispetto al 2020) le imprese attive in cui la percentuale di partecipazione
femminile risulta superiore al 50%, e rappresentano il 20,1% del totale delle
imprese attive in Trentino. Circa la metà delle imprese femminili opera nei
settori del commercio e dell’agricoltura mentre un altro 16% è attivo nel
settore dei servizi di alloggio e di ristorazione.

In valore assoluto, Milano si conferma anche nel 2021 la provincia
che ospita il numero maggiore di startup innovative, cioè società di capitale,
costituite anche in forma cooperativa, che hanno come oggetto sociale
esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione
di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico. Se si considera,
però, il numero di startup in rapporto al numero di nuove società di capitali,
la provincia di Trento figura anche nel 2021 al vertice della classifica
nazionale con 7,69 startup ogni 100 nuove società di capitali (segue la
provincia di Milano con 6,40).

Nel 2021, grazie alla ripresa dell’attività economica, le
esportazioni provinciali sono cresciute ad un ritmo estremamente
sostenuto, nonostante il prevalere di un quadro macroeconomico segnato
dalle interruzioni nelle catene globali del valore e dal forte rialzo dei prezzi
energetici. La domanda estera di beni e servizi è incrementata su base
annua del 27%. Particolarmente vivaci anche le importazioni, sospinte dagli
elevati livelli produttivi. Su base annua il loro incremento è del 33,4% e
consente il pieno recupero dei livelli pre-crisi. In valori assoluti, le
esportazioni del 2021 ammontano a circa 4.430 milioni di euro (942 milioni
in più rispetto al 2020) mentre le importazioni risultano pari a 2.875 milioni
di euro (+720 milioni); il saldo commerciale è quindi positivo e pari a 1.555
milioni di euro, 222 milioni in più rispetto al 2020.

Le restrizioni alla mobilità di persone e merci non hanno modificato
significativamente l’importanza relativa dei partner commerciali dei prodotti
trentini: è ancora l’Europa il mercato estero di riferimento per circa tre
quarti delle merci esportate (73,1%). In questo contesto si consolida il ruolo
dei Paesi dell’Unione europea verso i quali è diretto il 64,1% delle merci
esportate.
La Germania rimane il principale mercato verso cui sono dirette le
merci trentine (16,4%, in arretramento rispetto al 17,2% del 2020). Quote
rilevanti di prodotti locali sono dirette verso gli Stati Uniti d’America
(11,6%), la Francia (9,8%), il Regno Unito (8,7%) e l’Austria (4,5%). Tra
le merci esportate figurano in prevalenza quelle delle attività manifatturiere
(circa il 95% del totale). La quota maggiore è da attribuire ai macchinari ed
apparecchi (20,1%), seguiti dai prodotti alimentari, bevande e tabacco
(17,0%), dai mezzi di trasposto (12,5%) e dalle sostanze e prodotti chimici
(8,8%).

Il settore del turismo mostra nel 2021 segnali di una timida ripresa
con variazioni nuovamente positive: le presenze negli esercizi alberghieri
ed extralberghieri sono cresciute rispetto al 2020 del 2,1% anche se il
numero dei pernottamenti rimane ben al di sotto della situazione pre-COVID
(-35,2%). Il 2021 è stato infatti un anno ancora pesantemente condizionato
dalle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria: i mesi invernali sono stati
caratterizzati dall’azzeramento della stagione turistica che ha visto il
riattivarsi delle attività del settore solo nel mese di giugno.

Il confronto con il 2020, anno interessato anch’esso dalle restrizioni
per contrastare la pandemia, presenta in generale valori in crescita sia per
gli arrivi (+8,3%) che per le presenze (+2,1%). Il settore alberghiero
registra un aumento negli arrivi del 2,9% e un calo nelle presenze del 6,2%.
Nell’extralberghiero si osservano valori molto positivi, con l’aumento degli
arrivi del 24,1% e delle presenze del 23,2%. Le presenze alberghiere
rappresentano il 65,8% del totale dei pernottamenti rilevati nel complesso
delle strutture ricettive (escludendo alloggi privati e seconde case).

Nel 2021 gli arrivi negli esercizi alberghieri sono poco più di 2 milioni
mentre le presenze sono pari a 7,9 milioni. Negli esercizi extralberghieri gli
arrivi sono circa 900 mila e le presenze 4,1 milioni. Se a queste strutture si
aggiungono gli alloggi privati e le seconde case, le presenze turistiche
nell’anno raggiungono i 22,6 milioni, circa 10 milioni di presenze in meno
rispetto al 2019 (-31,2%).

Le presenze italiane aumentano del 2,9% rispetto all’anno 2020 per
effetto di una sostanziale stabilità nel settore alberghiero (-0,1%) e di un
consistente incremento in quello extralberghiero (+11,5%). In leggera
crescita le presenze straniere (+0,3%): a fronte di un significativo calo nelle
strutture alberghiere (-20,8%) si contrappone una crescita in quelle
extralberghiere (+42,7%).

Dopo molti anni in cui l’importanza della componente straniera è
andata progressivamente aumentando fino a raggiungere nel 2019 il 41%
delle presenze annuali nel complesso degli esercizi ricettivi (esercizi
alberghieri ed extralberghieri) ed il 49% nelle strutture extralberghiere, nel
2021 si assiste ad una drastica riduzione dell’incidenza delle presenze
straniere che arrivano a rappresentare il 31,3% dei pernottamenti nel
complesso delle strutture ricettive e il 43,2% in quelle extralberghiere.

La stagione invernale 2020/2021 è stata fortemente condizionata
dalle limitazioni agli spostamenti imposte per contrastare la diffusione della
pandemia. I flussi turistici sono stati praticamente azzerati; pertanto gli
arrivi nelle strutture alberghiere ed extralberghiere sono risultati poco più
di 102mila, il 92,5% in meno rispetto all’inverno 2019/2020, e i
pernottamenti diminuiscono rispetto all’inverno precedente del 93,1%, con
un valore prossimo alle 393mila presenze. Entrambi i settori evidenziano
variazioni molto negative rispetto ai numeri della stagione precedente: –
92,7% gli arrivi e -95,5% le presenze nel settore alberghiero; -91,2% gli
arrivi e -81,5% le presenze nel settore extralberghiero. Il crollo dei
pernottamenti riguarda sia gli ospiti italiani che, soprattutto, gli stranieri.

La stagione estiva 2021, viceversa, evidenzia variazioni positive
rispetto all’estate precedente superiori al 30% sia per gli arrivi che per le
presenze, in ragione della mutata situazione epidemiologica.
Il confronto con il periodo estivo del 2019 mostra valori in lieve
contrazione sia per gli arrivi (-4,6%) che per le presenze (-4,2%) e per
entrambi i settori: gli arrivi alberghieri diminuiscono del 4,3% e le presenze
del 4,4%, mentre l’extralberghiero cala del 5,4% negli arrivi e del 4% nelle
presenze. I risultati dell’estate 2021 rappresentano comunque un livello
positivo: le presenze registrate si avvicinano infatti agli ottimi valori
realizzati nel 2019 e comunque in linea con gli ultimi anni pre-COVID.

 

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