La scuola è chiamata a garantire a ogni allieva e a ogni allievo una prospettiva positiva, in termini di opportunità di apprendimento e di successo scolastico, indipendentemente dalle condizioni individuali, familiari e sociali, al fine di istruire ed educare persone competenti, consapevoli, responsabili e capaci di realizzare pienamente il proprio potenziale umano e futuri cittadini in grado di contribuire positivamente e in modo attivo alla società. Per raggiungere questo ambizioso – ma inderogabile – traguardo, è necessario uno sforzo collettivo così da tradurre la missione generale della scuola in azioni concrete e personalizzate.
Gli obiettivi diventano realistici e i traguardi raggiungibili anche grazie a quelle solide evidenze empiriche che un’osservazione a tutto campo permette di individuare, di leggere e di interpretare. I dati non sono sufficienti da soli e non rappresentano di per sé la soluzione dei problemi, ma di certo permettono di scattare una fotografia utile a esplorare e a comprendere da una particolare, seppure non esaustiva, angolazione il complesso e molto articolato sistema scolastico. In un’ottica di miglioramento della qualità dell’istruzione, i dati possono essere uno strumento di dialogo utile per evidenziare criticità e risorse e poter ragionare senza preconcetti su come affrontare problematiche urgenti, tra cui, per esempio, la dispersione scolastica implicita e i divari territoriali, intervenendo il più precocemente possibile sulle relative cause e prefigurando scenari alternativi.
Avere dati particolarmente dettagliati, fino al livello individuale, aiuta tutti gli stakeholder coinvolti, dai decisori politici a livello sistemico fino a tutti gli attori e professionisti di ogni singolo istituto scolastico, alle famiglie e agli studenti e alle studentesse a migliorare l’attività educativa in termini di supporto alle scelte, individuazione di bisogni specifici, orientamento didattico, sviluppo professionale e trasparenza.
La presentazione dei risultati delle prove INVALSI non intende limitarsi a pubblicare gli esiti di studenti e studentesse nelle annuali rilevazioni standardizzate in termini di apprendimenti raggiunti, ma vuole continuare a fornire elementi per promuovere e supportare una discussione plurale, seria, onesta e aperta su quali debbano essere i traguardi di apprendimento considerati indispensabili, adattandoli sì alle esigenze di tutti e tutte e di ciascuno e ciascuna, ma anche individuando riferimenti misurabili e riscontrabili che rendono una popolazione una collettività.
Nella rilevazione del 2024, le prove INVALSI hanno coinvolto oltre 12.000 istituti scolastici, statali e paritari, circa 2.500.000 studenti e studentesse, insieme alle loro famiglie e al personale scolastico, e hanno portato alla somministrazione di oltre 2.400.000 prove cartacee (nella scuola primaria) e di circa 5.000.000 prove computerizzate (nella scuola secondaria di primo e di secondo grado). Anche quest’anno lo svolgimento effettivo delle prove è stato più che positivo, a conferma di una tendenza consolidata ormai da molti anni e di un rapporto con le scuole sempre più caratterizzato da una fattiva collaborazione.
Si tratta di un impegno collettivo, che ha interessato tutta la comunità scolastica ampiamente e largamente intesa, che merita il riconoscimento e il ringraziamento verso tutte le istituzioni scolastiche (dirigenti scolastici e dirigenti scolastiche, docenti, personale della scuola, famiglie e, in modo particolare, alunni ed alunne, studentesse e studenti coinvolti nelle rilevazioni) in primo luogo da parte di INVALSI, ma anche di tutto il Paese di cui la scuola rappresenta un architrave fondamentale.
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Roma, 11 luglio 2024
Il Presidente INVALSI Roberto Ricci