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GUARDIA DI FINANZA – TRENTO: FRODE FISCALE: DENUNCIATI DUE PROFESSIONISTI PER AVER EMESSO TRA LORO FATTURE FALSE PER OLTRE UN MILIONE E MEZZO

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17.06 - venerdì 25 maggio 2018

La Guardia di Finanza di Trento ha denunciato due noti professionisti per aver emesso e utilizzato, l’uno in concorso con l’altro, fatture false per oltre un milione e mezzo nell’arco di un quadriennio, il tutto per consentire a una società di elaborazione dati, della quale sono co-amministratori, di non pagare l’Iva dovuta.

L’operazione “Partita Doppia”, condotta dai Finanzieri della Compagnia di Rovereto, è iniziata nel settembre 2017: le Fiamme Gialle stavano indagando un roveretano perché sospettato di esercitare abusivamente, non avendone i titoli necessari, la professione di esperto contabile e consulente del lavoro demandata agli iscritti all’ordine dei dottori commercialisti.

Durante le indagini i Finanzieri hanno controllato la contabilità della società di elaborazione di dati con sede a Rovereto (Tn), di cui il professionista abusivo era amministratore, ed è subito balzata all’occhio la presenza di molte fatture registrate che erano state emesse da un noto commercialista locale che aveva interessi economici nella società controllata pur non figurandovi come socio: gli importi delle fatture costituivano circa il 90% dell’intero volume d’affari della società, lasciando dunque intendere un rapporto praticamente esclusivo tra la società di elaborazione dati e il commercialista.

I sospetti dei Finanzieri hanno trovato conferma negli approfondimenti investigativi che sono scattati immediatamente e hanno portato ad aprire un’indagine per frode fiscale con la Procura della Repubblica di Rovereto.

Le Fiamme Gialle sono ricorse alle indagini bancarie per mappare tutti i flussi finanziari dei due professionisti, confrontandoli con le fatture presenti in contabilità, il che ha permesso di ricavare elementi di prova di una frode fiscale milionaria perpetrata dal 2014 al 2017 dal commercialista e dal suo sodale.

Il commercialista è risultato amministratore di fatto della società di elaborazione dati contabili, a favore della quale, dal proprio studio di commercialista, ha emesso fatture “gonfiate” per importi notevolmente superiori a quelli contrattualmente pattuiti e spettanti per le prestazioni professionali che il commercialista effettivamente forniva alla società.

L’altro soggetto, amministratore di diritto della società di elaborazione dati, in accordo con il commercialista, evadeva le tasse con un duplice sistema:
– non versava l’IVA a seguito della registrazione in contabilità delle fatture “gonfiate”;
– non inseriva i pagamenti dovuti al commercialista sulla base delle fatture “gonfiate” come compensi, ma come prestiti personali, dunque sottraendoli al regime impositivo sui redditi a carico di entrambi.

Per mantenere nascosti al Fisco i movimenti di denaro e di fatture, nonché per far apparire regolari le operazioni fraudolente, il soggetto operava abilmente sulla registrazione in partita doppia delle operazioni nella contabilità societaria.

Tali operazioni contabili sono state analizzate dalle Fiamme Gialle di Rovereto, che hanno ricostruito nell’arco di un quadriennio l’emissione di fatture “gonfiate” per complessivi 1.706.120,89 euro, con un’evasione di IVA pari a 307.661,15 euro.

Per cautelare gli importi evasi, sulla base degli elementi investigativi forniti dalle Fiamme Gialle, la Procura di Rovereto ha richiesto e ottenuto dal locale Tribunale l’emissione di un decreto di sequestro “per equivalente” fino a concorrenza dell’IVA dovuta: sono stati sequestrati 166.661,20 euro depositati nei conti correnti di uno degli indagati e alcune particelle catastali per 140.999,95 euro di un immobile di pregio situato sulla sponda Bresciana del Lago di Garda che, benché formalmente intestato a terzi, è risultato nella piena disponibilità del commercialista roveretano.

L’operazione costituisce ulteriore conferma dell’efficacia del controllo di polizia economico-finanziaria esercitato dalla Guardia di Finanza a tutela di tutte le entrate erariali e, soprattutto, della validità della misura cautelare del “sequestro per equivalente” per assicurare che le somme oggetto di contestazione per violazioni fiscali di natura penale non vengano sottratte o disperse dagli indagati.

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