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GIOVANNA GIUGNI * MOLESTIE A TRENTO – LETTERA A MINISTRA LAMORGESE: « HO SUBÌTO VIOLENZA DA MIGRANTI, L’ARRIVO DI GIOVANI MASCHI PRIVI DI CULTURA HA RESO VANE LE TRIBOLAZIONI DI GENERAZIONI DI DONNE »

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13.19 - domenica 10 maggio 2020

Gentile Ministra, chi le scrive è una cittadina italiana, orgogliosamente italiana e, altrettanto orgogliosamente, cittadina.

Vivo nel nordest. Una di quelle realtà che, in altri momenti della nostra storia, avremmo definito “ridenti”.

Purtroppo da ridere c’è rimasto ben poco; prima dell’emergenza sanitaria ed oggi ancor di più. Ad avere assai poco da rallegrarsi sono le donne. Ieri mattina sul tardi, mentre andavo a fare la spesa con guanti e mascherina, mi sono imbattuta in un gruppo di ragazzi africani, molti senza alcuna protezione, in allegro assembramento. La strada è centralissima, il marciapiede si snoda tra il palazzo INAIL, un edificio sede della Regione e quello della Provincia. Sono da poco passate le undici del mattino. C’è il sole.

Un giovanotto del gruppo, a circa un metro da me, si volge verso la siepe che costeggia il marciapiede, in piena vista e in pieno sole, e urina tranquillamente. Lo richiamo a voce alta e ciò fa in modo che si affacci un medico, al lavoro presso l’ INAIL, che a sua volta rimprovera il ragazzo. Costui, ridacchiando e interloquendo con i suoi amici in modo a noi incomprensibile, ma visibilmente beffardo, continua imperterrito nell’operazione e poi, con tutta calma, si rivolge ad entrambi dicendo , in un italiano scomposto e con tono sprezzante: “ chiamate chi volete, io piscio”. Accortosi che lo stavo fotografando poi, si volta verso di me e mi mostra i genitali: “ fotografa anche questo”, mi dice. E si allontana con calma serafica, senza timore alcuno.

Cara Ministra, soprassiedo sul tentativo di chiamare le forze dell’ordine ( il 112 mi consiglia di recarmi presso la stazione dei carabinieri per la denuncia) e sulla rabbia impotente che questa situazione mi ha provocato, e le domando. Perchè?

Possibile che una donna, qual è anche lei, non colga il messaggio di disprezzo, nemmeno troppo implicito, insito in questi atteggiamenti arroganti e tutt’altro che rari? Se invece di essere un rappresentante istituzionale (prefetto e poi ministra), lei fosse una delle tante donne costrette ad aver paura di imbattersi, uscendo di casa, in questi soggetti minacciosi – spesso in gruppi tutt’altro che rispettosi di dispositivi di sicurezza e distanze – le piacerebbe vedere che si urina in pieno giorno, nel pieno centro della sua città, sulle aiuole che lei contribuisce a curare con le sue imposte, magari nei pressi della sua casa? E le sarebbe indifferente assistere allo spaccio, arrogante e indisturbato, sotto le sue finestre? Al bivacco rumoroso e sudicio, senza presidio alcuno, negli spazi antistanti i negozi ora chiusi e, sempre più spesso abbandonati, del centro storico?

Che ne direbbe, gentile Ministra, di commercianti italiani che chiudono le serrande e di money tranfer che ne alzano di sempre nuove mentre all’esterno degli stessi sostano gruppi di stranieri arroganti e minacciosi?

Lo stato di degrado e di abbandono in cui versa la mia cittadina, non più ridente, del nordest, è lo stesso in cui versano molte altre città italiane. Ed è una situazione in cui i diritti dei cittadini, ma soprattutto delle cittadine, sono in grave pericolo. Ormai non riesco nemmeno più a sopportare il falso cordoglio e la retorica vuota con cui si raccontano le storie di violenze sulle donne. Perchè, gentile ministra, non è violenza solo il cosiddetto femminicidio, ma lo è anche la pisciata beffarda del clandestino di turno: una mancanza di rispetto che prelude ad altre mancanze, più gravi, ma non estranee. Anzi è proprio la paura di reagire ad episodi di cosiddetta “ microcriminalità”, sempre più spesso rivolti a donne o ad anziani, che porta, poi , a realtà più gravi e dolorose.

Lei sa benissimo, per il ruolo che ricopre, che il nostro Paese non brilla per l’uguaglianza di genere, quella sostanziale. Sono più anziana di lei e ho lottato, da cittadina attiva, per l’adeguamento ai principi costituzionali, delle vecchie normative, quelle che discriminavano pesantemente le donne. Abbiamo approvato, con fatica, le leggi per le Italiane, ma restavano da formare gli uomini italiani. Ci abbiamo provato (io stessa, da madre di un giovane uomo), con altrettanta fatica, risultati alterni e non sempre brillanti; lo abbiamo fatto superando discriminazioni, disprezzo e pregiudizi. E tanta strada resta ancora da fare.

L’arrivo di moltissimi giovani maschi, totalmente privi di cultura del rispetto per il genere femminile, ha reso vane le tribolazioni di generazioni di donne. Le confesso che sembra una scelta fatta a tavolino, quella di consentire che, sul territorio nazionale, spadroneggino maschi violenti che non si può (e non si vuole?) punire.

Sono la vendetta dell’uomo italiano (e occidentale) a cui facciamo concorrenza nell’ambito dei diritti e dei ruoli di potere? Sono il tentativo di ristabilire le distanze e cancellare l’articolo 3 della Costituzione? Quello che ci vuole uguali senza distinzione, in primis, di sesso? I Costituenti non si esprimevano a caso e,su ogni altra distinzione, hanno voluto indicare- ed eliminare- quella relativa al sesso. La stessa che oggi viene, di fatto, ripresa in grande stile da una massa di soggetti che restituisce forza al machismo nostrano.

Sbarcano in grande prevalenza giovani maschi analfabeti. E, nonostante le promesse, restano qui. Quante donne subiscono le conseguenze di questa situazione? E non parlo di stupri oppure di femminicidi. Parlo di molestie per strada, apprezzamenti pesanti, rapidi palpeggiamenti, esibizionismo sgradevole – e piuttosto schifoso – presenza smargiassa e prepotente nei luoghi pubblici, che di fatto pubblici non sono più, almeno per le donne.

E di spaccio, alcoolismo, vagabondaggio, totale negligenza nell’uso di sistemi di protezione contro l’epidemia di coronavirus.

Il mancato rispetto delle regole, insegno sempre ai miei studenti, danneggia i più deboli. E, nonostante molti credano il contario, nel nostro Paese e non solo, le più deboli sono le donne.

Perchè sbarcano in grande prevalenza uomini ? Perchè le donne sono in netta minoranza e quasi sempre sottomesse, gravide o avviate alla prostituzione?

Ciò che è accaduto ieri mi ha aperto gli occhi su un percorso storico, di diritti e libertà, che sta procedendo a ritroso per noi donne. E in modo ineguale. Quelle come lei, che vivono protette e antepongono i massimi sistemi alla realtà, e le tante come me, che vivono nelle città impoverite, in cui per troppi è lecito ricorrere a sistemi di intimidazione e prevaricazione, sistemi che contrastano con lo stato di diritto.

So benissimo che, in numeri assoluti, i reati e i comportamenti incivili contro le donne sono commessi dai nostri concittadini, ma le percentuali dicono altro. E quelli tra gli uomini italiani che più hanno guardato con sospetto le nostre progressive conquiste, traggono forza dal comportamento sprezzante di molti dei nuovi arrivati.

Lo dico dopo aver visto con quanta superficialità, mista ad un filo di derisione, sono state accolte le mie rimostranze verso i comportamenti volgari che ho segnalato e quanti commenti maschili, sui social, erano irriguardosi verso di me, piuttosto che verso il ragazzotto incontinente.

Lei ed io, gentile Ministra, abbiamo combattuto per non abbassare lo sguardo, per avere parità sostanziale, per passeggiare libere nelle nostre città, per vederci riconosciuta la giusta autorevolezza nel nostro ruolo di cittadine e professioniste.

Oggi non è più così. Non lo è nella mia ex ridente cittadina del nordest e le cronache mi raccontano che non è più così, nemmeno altrove.

A mia figlia e alle mie studentesse vorrei lasciare il risultato, vincente, di battaglie difficili e gloriose. Non le macerie puzzolenti di città in cui è lecito ad un ragazzo africano, urinare ridacchiando di fronte ad una signora. E mostrarle i genitali per disprezzo.

Trento

 

*

Giovanna Giugni

 

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