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GIORGIO TONINI * A22: “ PROJECT FINANCING? LE REGIONE TRENTINO ALTO ADIGE RISCHIA DI PERDERE IL CONTROLLO DELLA SOCIETÀ, UNO DEI PRINCIPALI ASSET FINANZIARI “

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07.32 - martedì 21 marzo 2023

Gentile direttore Franceschi,

speravo che i miei timori sul futuro di Autobrennero venissero fugati. E invece, la risposta alla mia interrogazione immediata, letta dal vicepresidente Tonina in Consiglio il 7 marzo scorso, li ha ulteriormente rafforzati. Sulla base di quella presa di posizione ufficiale della Giunta, temo si debba concludere, oggi ancor più di ieri, che lo scenario più probabile, per il rinnovo della concessione dell’A22, attraverso la procedura del “project financing”, sia l’ingresso nella compagine societaria di un robusto partner privato.

Con l’effetto collaterale della diluizione della quota trentino-altoatesina (oggi superiore al 50 per cento) e dunque della perdita del controllo della società da parte del nostro sistema autonomistico regionale: un duro colpo per la nostra autonomia speciale, che si vedrebbe sottratto uno dei suoi principali asset, finanziari, economici, politici.

La mia interrogazione prendeva le mosse dal decreto “Milleproroghe”, varato dal governo Meloni (con Giorgetti all’Economia e Salvini alle Infrastrutture) a fine 2022 e convertito in legge dal Parlamento poche settimane fa. Tra le mille proroghe ce n’è una che riguarda l’A22: lo slittamento del termine per il completamento della procedura per il rinnovo della concessione tramite “project financing” dal 31 dicembre 2022 al 30 novembre 2023.

Con l’occasione, il governo non solo ha confermato, nel testo di legge, l’obbligo per la società di versare allo Stato 440 milioni a titolo di rimborso dei cosiddetti “extraprofitti”, realizzati negli ormai nove lunghi anni di gestione ordinaria a concessione scaduta, ma ha chiarito che il versamento deve essere effettuato prima e non dopo la conclusione della procedura di rinnovo della concessione. Perché, dal punto di vista del governo, quel versamento mette a posto i conti in sospeso del passato e non ha nulla a che vedere col futuro.

Se non per la elementare ragione che non si può stabilire una relazione di “partenariato” pubblico-privato con una società che mantiene un contenzioso aperto con lo Stato, per di più delle dimensioni di centinaia di milioni di euro. Alla giunta provinciale chiedevo la conferma di aver correttamente interpretato la legge, insieme ad un suo giudizio sulla tenuta, in un contesto tanto problematico, dell’ipotesi di rinnovo della concessione tramite partenariato pubblico-privato. La giunta non solo ha confermato la mia lettura, ma l’ha ulteriormente appesantita, citando il ricorso pendente al TAR del Lazio, proprio sugli “extraprofitti”, a suo avviso non dovuti, almeno in quella misura, e ventilando un ricorso di costituzionalità contro la norma di legge in questione.

In un’intervista a “L’Adige”, l’amministratore delegato di Autobrennero, Diego Cattoni, ha aggiunto ai motivi di contenzioso col governo anche il fondo ferrovia: altri 800 milioni che la Società deve versare a rate allo Stato, per contribuire al finanziamento del tunnel di base del Brennero. (A proposito: Regione e Province autonome condividono questa posizione dei “loro” amministratori?) Insieme ad altre voci minori, il conflitto con il governo viaggia dunque verso la dimensione astronomica del miliardo e mezzo: una cifra evidentemente incompatibile con qualunque ipotesi di partenariato, nonostante sia Tonina che Cattoni si siano sforzati di usare espressioni rassicuranti, basate tuttavia più su auspici generici che su previsioni argomentate.

A pochi mesi dalla prevista conclusione della procedura di assegnazione della concessione, l’ambiziosa proposta di partenariato pubblico-privato avanzata dalla Società (più di 7 miliardi di investimenti in 50 anni, più del triplo del costo iniziale di costruzione dell’A22), alla luce del contenzioso in atto, appare insomma come un grattacielo costruito sulle sabbie mobili. L’unica certezza è che non potrà esserci accordo senza soluzione del contenzioso.

Per rinunciare, in tutto o in parte, al miliardo e mezzo in ballo, il governo dovrebbe tuttavia far approvare dal parlamento una variazione del bilancio dello Stato, trovando le relative coperture. D’altra parte, rassegnarsi a pagare, da parte di Autobrennero, significherebbe arrivare alla gara su quel progetto di partenariato senza un soldo in cassa. Due ipotesi che paiono entrambe assai poco plausibili, comunque meno della comparsa sulla scena di un grande investitore privato. Col quale ci guadagnerebbero tutti: il Governo, che non dovrebbe rinunciare a entrate preziose; i soci “padani”, che vedrebbero accresciuto il loro peso relativo in Autobrennero; e il management della Società, che da tempo sogna di trasformarla in una sorta di “public company”, con tanti soci che pagano e nessuno che davvero governa.

Solo il nostro sistema autonomistico regionale pagherebbe il prezzo (altissimo) di vedere retrocesso il suo rapporto con Autobrennero da “controllo” a “partecipazione”. Ma a Piazza Dante nessuno sembra preoccuparsene.

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Giorgio Tonini
Consiglio Provincia Trento (Pd)

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