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LANCIO D'AGENZIA

GHEZZI (FUTURA) * COVID / SEGNALAZIONE A GARANTE PROTEZIONE DATI: « LA DIRETTA FACEBOOK DI FUGATTI SULLA PANDEMIA RISPETTA LA PRIVACY DEI MALATI? »

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16.19 - sabato 11 aprile 2020

Segnalazione al Garante per la protezione dei dati personali, ex articolo 144. In merito alla quotidiana diffusione di dati sui pazienti e defunti covid-19 da parte della Giunta provinciale di Trento

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Spettabile Autorità Garante per la protezione dei dati personali

Il Garante si è già espresso, il 31 marzo scorso, sulla diffusione di dati personali di persone coinvolte nella pandemia da Covid-19, così concludendo: “L’obbligo di rispettare la dignità e la riservatezza dei malati vige anche per gli utenti dei social, a cominciare da alcuni amministratori locali, che spesso diffondono dati personali di persone decedute o contagiate senza valutarne interamente le conseguenze per gli interessati e per i loro famigliari”.

Gli amministratori pubblici della Provincia autonoma di Trento, dal 23 febbraio 2020, quando annunciarono i primi positivi al Covid-19 in Trentino, tre turisti lombardi in vacanza a Fai della Paganella (si veda l’Adige di quel giorno), attraverso quotidiane conferenze stampa/dirette live Facebook, con un significativo e crescente indice di ascolto (anche oltre le 80mila visualizzazioni) diffondono giornalmente informazioni che lo scrivente, consigliere provinciale del Trentino, ritiene possano violare il diritto alla riservatezza delle persone contagiate dal Covid-19 e dei loro familiari. Informazioni che restano “a disposizione” di tutti sulla pagina Facebook del presidente della Provincia di Trento, come video consultabili.

Prendiamo, per fare un esempio recente, la videoconferenza live Facebook dello scorso 7 aprile. L’assessora provinciale alla salute e politiche sociali legge, come accade ogni giorno dalla prima vittima, una signora di 81 anni di Borgo Valsugana, il 12 marzo scorso, l’elenco dei decessi da Covid-19.

Riporto testualmente la trascrizione del testo letto dall’assessora provinciale, dal minuto 51 della registrazione video presente sulla pagina Fb del presidente della Provincia: link “Abbiamo un signore di 86 anni di Pellizzano, una signora di 89 anni di Mezzolombardo, una signora di 79 anni di Mezzolombardo, una signora di 92 anni di Pellizzano, una signora di 85 anni di Pellizzano, un signore di 90 anni di Baselga di Piné, una signora di 93 anni di Spiazzo, una signora di 82 anni di Riva, una signora di 87 anni di Brentonico, una signora di 96 anni di Dro, un signore di 90anni di Mezzolombardo, una signora di 100 anni di Pellizzano un signore di 93 anni di Arco, un signore di 47 anni della Casa Don Ziglio di Levico”.

Poche decine di ospiti nell’ultimo caso, un centro residenziale per disabili, appena 779 abitanti nel caso del Comune di Pellizzano in cui vengono indicate tre persone decedute: appare evidente che l’identificazione delle vittime e dei loro parenti è quasi inevitabile. L’elencazione dei casi di decesso, con indicazione del genere della persona e dell’età precisa le rende facilmente identificabili nell’ambito di piccole comunità, spesso di poche centinaia di abitanti, quali sono la maggior parte dei Comuni trentini. Soprattutto se poi tali dati sono incrociati con quelli dei decessi avvenuti nelle rsa.

Oltretutto, si configura una disparità di trattamento tra “decessi Covid”. Si tenga conto infatti che – nonostante la proclamata “operazione trasparenza” del presidente della Provincia sui dati della pandemia – l’identificazione dei morti per Covid è parziale e dunque i dati sono sempre errati per difetto: gli anziani che muoiono nelle rsa senza avere effettuato il tampone per la malattia, non sono registrati come decessi da Covid-19 anche se – per dichiarazione degli stessi responsabili sanitari – è assai probabile che lo siano. Dunque accade regolarmente che nella lista letta pubblicamente nel corso del live Facebook dagli amministratori locali finiscano alcuni defunti ma non altri.

La possibile lesione del diritto alla privacy si estende non solo ai parenti ma anche alle persone venute a contatto dei deceduti. Tali persone vengono contabilizzate come positive a prescindere dall’effettuazione di tamponi e comunque devono assoggettarsi alle regole della quarantena. Insomma, sono già isolati dal resto della popolazione e quindi non pare sussistere alcuna esigenza pubblica di individuarli in modo presuntivo con un’elencazione live Facebook.
Il rischio di “caccia all’untore” di manzoniana memoria, è inevitabilmente alimentato da un’elencazione di casi, paese per paese, che è allusiva e non esplicita e dunque genera un inevitabile ampliamento dell’area del sospetto e della paura.

Per quanto riguarda l’accorgimento escogitato dalla comunicazione degli amministratori pubblici della Provincia autonoma di Trento, vale a dire l’omissione del nome e cognome del defunto, va detto che i necrologi pubblicati successivamente dai giornali locali permettono in molti casi la precisa ricostruzione delle singole vicende personali. E dunque l’omissione dei nominativi appare come una prudenza formale che non salvaguarda affatto il diritto alla riservatezza delle famiglie.
Non solo, in certi casi, anche in conferenze stampa successive, i responsabili politici o sanitari della Provincia di Trento, a domande dei giornalisti, hanno fornito dettagli su persone già identificate dai giornali come presunte vittime del Covid-19 proprio in base alle indicazioni fornite dalle pubbliche autorità.

Per fare due esempi specifici, nello stesso giorno – il 31 marzo 2020 – in cui il Garante per la protezione dei dati personali emanava la sua raccomandazione, i pubblici amministratori della Provincia autonoma di Trento, direttamente o per bocca dei dirigenti sanitari chiamati ad affiancarli nella quotidiana diretta live Facebook, trattavano dettagliatamente due casi particolari di decesso: un uomo di 28 anni, già identificato dai giornali come l’ipotetica vittima più giovane in Trentino e una dottoressa di 54 anni del servizio di guardia medica.

“Le condizioni del ragazzo erano migliorate, c’era stata una remissione dei sintomi e quindi era stato portato a domicilio. In queste ore – commenta il presidente Maurizio Fugatti – ha sofferto di una embolia polmonare. Adesso sono in corso le indagini per capire se il decesso sia legato a complicanze per Covid-19” (conferenza stampa del 31 marzo 2020, riportata tra le altre fonti da “Il Dolomiti” di quel giorno). Seguiranno ulteriori dettagli in successiva conferenza stampa, dopo l’autopsia, dopo che l’identità del giovane deceduto era già stata annunciata dai giornali locali.

Lo stesso 31 marzo 2020, riguardo la morte della dottoressa di guardia medica, già commentata dal presidente della Provincia, i responsabili dell’Azienda sanitaria fornivano particolari dettagliati del caso, dichiarando tra l’altro: “In questo momento di lutto dispiace dover precisare che la dottoressa Gaetana Trimarchi ha visitato un caso sospetto Covid-19 ma non con la mascherina chirurgica” (Il Dolomiti, 31 marzo 2020).

In conclusione, l’informazione fornita quotidianamente dal presidente della Provincia autonoma di Trento fin dal 23 febbraio 2020, pur concedendogli le migliori intenzioni di evidenziare la vicinanza empatica del governo locale alla comunità trentina nel mentre promuove mediaticamente il proprio operato e fornisce anche qualche indicazione di pubblica utilità, nulla aggiunge ai dati utili per la pubblica salute, mentre consente di identificare le persone decedute e rischia di creare turbamento ai loro parenti, che oltretutto vivono situazioni personali drammatiche, di lontananza forzata dai malati e di impossibilità di vivere il lutto nelle consuete forme sociali.

Si ritiene che non poche persone, pazienti o loro familiari, se interpellate anticipatamente, negherebbero l’autorizzazione a diffondere tali dati: non è infatti consolante né un titolo d’onore essere inseriti in un lungo elenco di vittime di un virus. Come d’altronde non accade in periodi normali, quando non è data comunicazione – da parte delle pubbliche autorità – dello stato di salute e delle cause di morte delle persone: dettagli che attengono alla sfera della privacy, tutelata dalla legge.

Valuti il Garante, se ritiene degna di attenzione la presente segnalazione, il modus operandi del presidente della Provincia autonoma di Trento, dei suoi assessori e dei suoi dirigenti, che quotidianamente si ripete, in diretta su Facebook e con video che restano presenti sulle relative pagine ufficiali, dall’inizio della pandemia nella provincia di Trento.

Chi scrive è convinto che la perdita e il lutto appartengono a una dimensione personale, familiare, privata. E che le autorità locali dovrebbero rispettarla.

 

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Paolo Ghezzi

consigliere della Provincia autonoma di Trento

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