Al di là delle cifre sparate – come suo costume – dal presidente della Provincia di Trento, i 300 milioni di “rimodulazioni e razionalizzazioni di spese” nei due anni 2020 e 2021 (si veda, nella foto, lo schema fornito dalla giunta provinciale stamattina alla prima commissione legislativa) dimostrano che la legge di assestamento è più restrittiva che espansiva.
Non lo dicono solo i sindacalisti “cattivi”, allarmati per il “rischio austerità per il Trentino”. Ce l’ha appena detto il presidente del Coordinamento imprenditori Marco Segatta: “incomprensibile la suddivisione del Trentino in Comuni ad alta intensità turistica, con la penalizzazione di Trento, di Rovereto e di molti altri Comuni”; “non ci pare produttivo chiudere la porta ad ogni ragionamento rimandando il tutto a una verifica successiva”; “riteniamo preoccupante che non vengano destinate risorse all’attività di formazione degli operatori economici e dei loro dipendenti”, “i provvedimenti di tipo strategico vanno preparati e discussi a tempo debito, non possono essere oggetto di tecniche di rinvio”. Fino al durissimo giudizio sui lavori pubblici: “Per contrastare la negativa sensazione di un riciclaggio mediatico delle medesime opere, abbiamo bisogno di un esauriente elenco delle opere pubbliche, costantemente aggiornato”.
Ecco, una perfetta, chirurgica definizione di Fugatti: un riciclatore mediatico.
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Paolo Ghezzi
capogruppo FUTURA