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GHEZZI E COPPOLA (FUTURA) – INTERROGAZIONE * SANITÀ: « UNA SCUOLA DI MEDICINA PER TRENTO E IL TRENTINO? SOLO SE RAZIONALE INNOVATIVA E SOSTENIBILE »

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15.44 - sabato 21 dicembre 2019

In Trentino è in atto da alcune settimane un ampio e acceso dibattito in merito all’istituzione a Trento di una scuola universitaria di medicina, di cui hanno riferito ampiamente i tre quotidiani cartacei e il Dolomiti, oltre ad altre testate on line e ai mezzi radiotelevisivi, creando interesse ma anche preoccupazione nell’opinione pubblica trentina.

La giunta provinciale di Trento sta trattando con l’Università di Padova per realizzare nel nostro capoluogo una sede distaccata della sua scuola di medicina e chirurgia. L’Università veneta si è detta molto interessata e ha presentato alla giunta trentina un progetto che permetterebbe ai padovani di aprire a breve la loro sesta sede universitaria.

Questa proposta non ha visto il coinvolgimento dell’Università di Trento che in questi giorni ha risposto all’iniziativa unilaterale della Provincia con un proprio progetto, al quale sta lavorando da mesi: creare a Trento una scuola di medicina innovativa, agganciata ai centri di ricerca che già esistono in Trentino, come per esempio il Cibio e Fbk, al fine di garantire la formazione e la permanenza sul nostro territorio del personale medico. Una scuola medica a tutto tondo con ricerca, formazione e specializzazione. In sinergia con le Università di Verona, Ferrara, Milano (Humanitas), Pisa, Bolzano e Innsbruck. Il coinvolgimento delle strutture sanitarie della provincia di Bolzano permetterebbe una didattica anche in lingua tedesca, con periodi di studio presso le università del mondo tedesco, con doppi titoli e percorsi congiunti.
In Trentino, sostiene il rettore dell’Università trentina, c’è una forte richiesta di specializzazioni, ma purtroppo poca attrattività. Si offrono strutture piccole e periferiche, scarse opportunità di carriera e c’è l’assenza di un sistema di ricerca clinica. I medici specialisti sono gli unici che possono operare nel pubblico mentre per lavorare nel privato o all’estero basta la laurea.

Considerato che:
la Provincia di Trento era assente alla presentazione del progetto dell’Università di Trento, uno sgarbo istituzionale che il presidente Fugatti ha cercato di giustificare come una forma di rispetto dell’autonomia dell’Ateneo;
circa 150 docenti dell’Università di Trento hanno scritto ai colleghi padovani cercando la loro solidarietà accademica: hanno stigmatizzato il comportamento della Provincia di Trento che, senza coinvolgere l’Ateneo, ha avviato contatti con l’università veneta, invitandola ad aprire una propria sede a Trento, senza rispetto per un territorio che ha già una sua università, che si colloca ai primi posti nella classifica delle eccellenze italiane;
alcuni primari del sistema ospedaliero trentino hanno sottolineato il rischio di una contrapposizione di progetti che non tenga conto delle esperienze di collaborazione già avviate con altre università;
il Corriere del Trentino ha riportato una intervista al presidente della Scuola di medicina e chirurgia di Padova che afferma che ha già dato alla giunta provinciale di Trento tutti gli elementi del progetto che porterebbe in tempi brevissimi ad offrire alla nostra città capoluogo i sei anni di percorso universitario;
sull’Adige la segretaria del sindacato dei medici Cimo ha espresso forte scetticismo su entrambi i progetti, sottolineando che la strada maestra resta quella del sostegno ai laureati trentini nei percorsi di specializzazione in altre università;
l’Ordine delle professioni infermieristiche di Trento (Opi) ha espresso perplessità sul progetto annunciato dalla giunta provinciale sul versante della sostenibilità finanziaria: “è evidente che attivare una scuola di medicina assorba anche risorse economiche molto importanti e per tali ragioni si ritiene fondamentale una dichiarazione in merito alla valutazione costo/efficacia del progetto e della fonte del finanziamento. Oggi la sanità trentina è ancora in salute, ma per mantenerla tale necessita di appropriatezza nelle scelte”.
lo stesso Ordine peraltro lamenta che nel progetto della scuola di medicina presentato dall’Università di Trento, “ambizioso e di elevato profilo”, non siano stati coinvolti i rappresentanti delle professioni infermieristiche a proposito del progetto di formazione del cosiddetto “Super Infermiere”, tenendo conto che il master in scienze infermieristiche avanzate proposto, che all’estero corrisponde al Master of Science in Nursing, in Italia è già presente e corrisponde alla laurea magistrale e da quasi vent’anni il polo universitario delle professioni sanitarie dell’Apss di Trento all’interno del protocollo di intesa con l’Ateneo di Verona, è sede di eccellenza nazionale della formazione infermieristica di primo livello e forma attraverso master universitari di I e II livello, anche interprofessionali, professionisti con competenze specialistiche avanzate;
l’opinione pubblica trentina è disorientata da questo fiorire di progetti e di polemiche incrociate e tali perplessità sono state espresse oggi dall’editoriale del direttore del Trentino, che si chiede in sostanza con quali costi e soprattutto quali tempi di realizzazione potranno essere garantite le risorse di medici specialisti necessari per migliorare in modo significativo la qualità del servizio offerto ai cittadini trentini, utenti del servizio sanitario;

si interroga il presidente della Provincia per sapere:
quali siano le motivazioni che sottendono alla scelta di avviare un confronto serrato con l’Università di Padova, al fine di aprire in tempi accelerati una scuola di medicina a Trento;
quali dirigenti provinciali abbiano personalmente condotto l’interlocuzione con l’Università e con la scuola di medicina di Padova, e in particolare con quali professori dell’Universitas studii paduani;
considerato che il progetto dell’Università di Padova sarebbe già sul tavolo della giunta provinciale, si chiede di conoscerne i contenuti ed in particolare i costi che la Provincia dovrebbe sostenere, gli spazi che verrebbero occupati, le eventuali sinergie che si intendono aprire;
poiché appare assai improbabile che nel tempo non ci siano mai stati contatti tra Provincia, Azienda sanitaria e Università di Trento sul progetto di una scuola di medicina a Trento, si desidera conoscere le ragioni per le quali oggi siano sul tavolo due progetti contrapposti e che delineano soprattutto due tipologie radicalmente differenti;
poiché il progetto elaborato dall’Università di Trento sembra evidenziare rapporti con scuole di medicina prestigiose in Italia e all’estero, consolidando la caratteristica di un ateneo molto orientato verso la collaborazione internazionale, si desidera capire, senza nulla togliere al ruolo e alla fama della scuola patavina, perché non si dia la massima attenzione ad un progetto innovativo che sembra offrire un corso di studi e di ricerche aperto in modo più plurale alle nuove prospettive della medicina;
se non ritenga opportuno aprire un confronto con tutti gli attori interessati al progetto, inclusi i rappresentanti delle professioni infermieristiche, al fine di arrivare ad una soluzione il più partecipata e condivisa possibile, anche nel rispetto delle eccellenze che la nostra provincia ha a disposizione;
quali sono i costi e i tempi stimati dalla giunta provinciale per arrivare alla realizzazione di una scuola di medicina a Trento e quale impatto potranno avere le nuove risorse necessarie per il progetto, sui livelli delle prestazioni sanitarie in Trentino e sui budget dell’Azienda sanitaria provinciale, annunciati in contrazione come tutte le spese del bilancio pluriennale 2020-2022 della Provincia;
se sia già stata compiuta o quando e come sarà svolta una approfondita valutazione costi/benefici del progetto, anche in relazione all’impatto sull’Università di Trento, e se verrà fatto un confronto tra il nuovo progetto e altre soluzioni alternative, che potrebbero essere più razionali in tempi di importanti contrazioni di bilancio, come per esempio un programma di potenziamento delle borse con la possibilità di estenderle a un maggiore numero di specializzandi, con il vincolo a restare a lavorare come medici specialisti in Trentino per un numero maggiore di anni.

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PAOLO GHEZZI, LUCIA COPPOLA
gruppo consiliare FUTURA

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