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FUTURA TRENTINO – DIRETTIVO * “ PER NON DIMENTICARE MATTEO TENNI “: « DIALOGO CON LUIGI MANCONI E ANNAMARIA CAVAGNA, LUNEDÌ 24/1 ORE 18.00 DIRETTA FACEBOOK »

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07.07 - lunedì 24 gennaio 2022

“Pilcante è una frazione di Ala, in provincia di Trento, che si trova a 150 metri sul livello del mare e conta circa 554 abitanti. Tutti si conoscono tra loro. Come le località che sorgono alla destra dell’Adige – si legge su una guida trentina – Pilcante “gode del primo sole sin dal mattino presto”.

Lunedì 24 gennaio, ore 18.00 – diretta Facebook

In una casa lungo la stradale che porta al paese, vivevano un uomo di 44 anni, Matteo Tenni, e sua madre di 80, Annamaria Cavagna. Matteo era molto conosciuto in paese: “A volte capitava che entrasse in redazione per raccontarci le sue vicissitudini, condivideva con noi preoccupazioni e paranoie e poi correva via”, così si legge in alcuni giornali locali. A vent’anni aveva avuto le prime crisi: poi, progressivamente, la malattia mentale lo aveva reso irrequieto e chiuso in se stesso.

Tenni, in macchina, non si fermò a un posto di blocco e proseguì verso casa, inseguito dai carabinieri. “In quei giorni Matteo era particolarmente agitato – racconterà la madre – aveva fatto a botte ed era stato al Pronto Soccorso. Chiamai anche il maresciallo, chiedevo che fosse ricoverato, ma non ho avuto alcun aiuto”.

I militari superano in auto il cancello della casa e raggiungono Tenni in garage e, a quel punto – secondo la ricostruzione degli inquirenti – l’uomo sarebbe uscito con un’accetta in mano aggredendo la pattuglia. Fuori dalla macchina, uno dei due carabinieri avrebbe impugnato l’arma e fatto fuoco, colpendo Tenni alla gamba e provocando una lacerazione dell’arteria femorale e, subito dopo, la morte.” [estratto da un bellissimo articolo di Luigi Manconi, La Repubblica – 9 novembre 2021]

27 gennaio 2022 – A Rovereto si terrà l’udienza che potrebbe archiviare il caso, riconoscendo la presunta accidentalità del fatto secondo la ricostruzione suggerita dalla PM che indica come sparato verso il terreno il colpo di pistola che ha ucciso Matteo Tenni davanti agli occhi di sua madre, alla quale è stato impedito di intervenire per soccorrerlo.

Crediamo invece che questa storia non meriti l’oblio ma una discussione approfondita e trasparente, da un lato per offrire giustizia ad una famiglia privata improvvisamente della presenza di un figlio fragile e amato e dall’altro per garantirci la possibilità di affrontare in maniera diversa – non muscolare ma dedita alla cura, all’attenzione, all’accompagnamento, all’ascolto e al coinvolgimento – il disagio psichico e la sua relazione con la società che deve farsene carico riconoscendolo e accogliendolo al proprio interno.

“Purtroppo i casi di persone con disabilità psichica che subiscono un trattamento brutale, incapace di cogliere lo stato di disagio e la sofferenza, sono tutt’altro che rari. Certamente, Matteo Tenni ha avuto una reazione eccessiva e scomposta all’ingiunzione dei carabinieri. Ma chi pretende di far rispettare la legge adottando mezzi sproporzionati e partendo dal presupposto che il paziente psichiatrico sia potenzialmente un criminale, non amministra giustizia, bensì, crea disumanità.”

 

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IL DIRETTIVO DI FUTURA

 

 

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