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FRATELLI D’ITALIA * LOCKDOWN: BARBACOVI, « ANCHE IN TRENTINO AUMENTANO LE AZIENDE COSTRETTE A SVENDERE BENI E ATTIVITÀ, SERVONO INTERVENTI ECONOMICI ADEGUATI E MIRATI »

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10.42 - venerdì 22 gennaio 2021

Fratelli d’Italia di Trento denuncia: “Anche in Trentino aumentano le aziende costrette a svendere i propri beni e le proprie attività”.

Francesca Barbacovi, responsabile del Dipartimento Commercio e Imprese del Circolo di Fratelli d’Italia della Città di Trento svolge questa analisi sul preoccupante scenario che le imprese devono fronteggiare:

” Causa lockdown e continue restrizioni imposte dal Governo Nazionale sono in aumento anche in Trentino i casi di imprese costrette a svendere i propri beni e le proprie attività pur di incassare il necessario per fare fronte a spese irrevocabili.

In riferimento agli ultimi dati Istat, la maggior parte delle imprese ancora attive dichiarano una perdita di fatturato del 50% mentre per qualche categoria vengono riportate percentuali migliori.

Purtroppo però ad oggi molte statistiche non corrispondono all’effettivo guadagno di un’azienda anche se risulta avere ancora un buon fatturato: i dati risultano spesso sproporzionati alla liquidità di cui dispone un’ impresa. Prendiamo in considerazione il caso di un’attività commerciale che ha acquistato €.50.000 di merce, ricavandone €.30.000: essa si è vista costretta a svendere i propri beni pur di riuscire ad incassare un po’ di liquidità.

Altra categoria in difficoltà è quella dei ristoratori, che ogni giorno acquistano prodotti freschi, senza sapere se riusciranno ad utilizzarli tutti, spesso costretti a dover proporre le proprie pietanze ad un prezzo inferiore purché vengano ordinate.

La situazione non và migliorando per gli artigiani e i professionisti, i quali si trovano spesso costretti ad anticipare economicamente delle quote per poter intraprendere dei lavori ,con il rischio sempre più elevato, di non essere nemmeno pagati.

Nonostante la situazione economica pressoché drammatica lo Stato si sofferma come sempre ad analizzare il problema solo attraverso delle percentuali Istat, senza considerare che ogni azienda vive una propria realtà. “Si denota la mancanza di ascolto nei riguardi delle associazioni locali di categoria, perciò al Governo viene più conveniente identificarle tutte allo stesso modo senza tener conto anche della loro collocazione geografica e talvolta pure dimenticandone alcune. Questo tipo di approccio non ha fatto altro che creare ulteriori gravi scompensi a livello economico.” ha affermato

Francesca Barbacovi,  responsabile Dipartimento Commercio e Imprese di FDI Trento che ha quindi aggiunto:

” In tutto ciò lo Stato non esita nell’inviare le proprie imposte, basate sui fatturati inviati dalle aziende le quali però, data la situazione. non dispongono della liquidità corrispondente per riuscire a pagarle.

Anche gli istituti bancari non sono più d’aiuto: da quest’anno si sono uniformati alle normative europee: chi non riesce a fare fronte a determinati pagamenti viene segnalato immediatamente alla centrale rischi.

In tali circostanze mai come ora emerge la necessità di lavorare senza restrizioni, dato che ad oggi i ristori sono stati insufficienti o per molti addirittura inesistenti. In una fase così delicata dove i rischi di chiusura definitiva e di fallimento aumentano esponenzialmente, andrebbero abolite tutte le imposte per i prossimi sei mesi senza che lo Stato pretenda di riscuoterle successivamente. Ciò permetterebbe alle nostre imprese di ripartire evitando il rischio di svendere attività ed evitarne il fallimento. In alcuni contesti significherebbe anche non permettere all’anti-Stato di avanzare. Purtroppo non sarà possibile ottenere tanto, ecco perché emerge l’esigenza indifferibile di abolire definitivamente limitazioni di orario o prossime chiusure .

È tempo di varare interventi economici adeguati e mirati, tenendo conto delle diverse realtà geografiche e sociali. Un’azienda collocata in montagna non può essere considerata quanto una posizionata in un centro storico, seppur appartenenti allo stesso settore.Ci basti pensare alle nostre attività in alta quota, o alle zone di lago, entrambe vivono di turismo stagionale, a differenza di quelle in città, perciò necessitano di maggior indennizzi. L’alternativa migliore sarebbe dare la possibilità di lavorare a tutte le attività stagionali, compresi gli impianti sciistici, attraverso rigidi controlli, utilizzando sistemi digitali di tracciamento e prenotazioni online a numero chiuso per fare accedere un minimo di turismo alle nostre località, In questo modo tutto l’indotto andrebbe a recuperare quanto necessario per sopravvivere, seppur la stagione ormai sia già stata molto compromessa”.

E’ quanto ha dichiarato Francesca Barbacovi.

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