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FORZA ITALIA * ESTRATTO INTERVISTA “CORRIERE DELLA SERA” A SILVIO BERLUSCONI (26/3): « LA TOTALITÀ DEI MILITANTI ED ELETTI DEL PARTITO MI CHIEDE OGNI GIORNO DI ESERCITARE LA LEADERSHIP »

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08.15 - domenica 26 marzo 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Di Paola Di Caro

Un partito che si rinnova, con l’ala governativa che si rafforza, nuovo capogruppo alla Camera, designazione di nuovi coordinatori e cambio di guardia in Lombardia, con Alessandro Sorte al posto di Licia Ronzulli che viene riconfermata nel suo ruolo di capogruppo dei senatori azzurri. Una rivoluzione insomma. Che lo stesso Silvio Berlusconi rivendica come sua e soltanto sua. E spiega così: «In politica l’immobilismo fa male, per questo Forza Italia si è sempre e continuamente rinnovata nella sua storia ormai trentennale. Del resto non abbiamo rottamato nessuno, abbiamo reso più efficiente la struttura, sostituendo alcuni coordinatori che per diverse ragioni, avendo assunto altri incarichi o non essendo stati rieletti, non erano più in condizione di svolgere il loro compito con l’impegno di prima».

 

Ma e la prima volta che un capogruppo viene sostituito dopo soli 5 mesi: c’è un cambio di linea politica, una gestione che non la lasciava soddisfatto o che altro?

«Nulla di tutto questo: la linea politica di Forza Italia è quella indicata da me. Eventuali prese di posizione di singoli, con accenti diversi come è naturale in un grande partito liberale, rappresentano solo opinioni e sensibilità individuali. La stragrande maggioranza, direi anzi la totalità degli aderenti, dei militanti, degli eletti di Forza Italia, mi chiede ogni giorno di continuare a esercitare la leadership e di essere garante di una linea politica che da trent’anni è quella di lavorare per l’unità del centrodestra. Lo spostamento di Alessandro Cattaneo non è una punizione, è una razionalizzazione, utile a rafforzare il Coordinamento nazionale, mentre abbiamo voluto recuperare l’esperienza e la saggezza di Paolo Barelli nel ruolo di capogruppo».

 

 Le ricostruzioni giornalistiche attribuiscono i cambiamenti al vertice alla volontà di tenere una linea politica più fedele e meno in polemica rispetto alla premier Meloni, e che questa linea sia stata suggerita dalla sua famiglia, da Marina in primis e da Marta Fascina. È così?

«Devo fare una premessa. Con mia moglie Marta e con mia figlia Marina c’è un rapporto fatto di amore, stima e totale fiducia: quindi, come è naturale, capita spesso di parlare di politica e i loro consigli sono preziosi. Ma la linea politica e le scelte operative di Forza Italia sono — lo ripeto — esclusivamente una mia responsabilità. Quanto al rapporto con il presidente Meloni, esso è improntato alla massima lealtà, alla stima personale, a una amicizia sincera, nella convinzione che stia facendo bene e che Forza Italia debba dare un contributo costruttivo alla buona riuscita dell’azione di governo. Lo facciamo da liberali, da cattolici, da garantisti, da europeisti, da atlantisti. Siamo una componente essenziale della maggioranza e il successo di Giorgia sarà il successo di tutti noi».

 

Che altro cambierà in FI? Tajani rimarrà vicepresidente e coordinatore?

«Senza dubbio. La sua capacità operativa, la sua autorevolezza internazionale, la sua coerenza e il suo equilibrio ne fanno un punto di riferimento essenziale, nei suoi ruoli di governo come in Forza Italia. E in più, dopo trent’anni di lavoro insieme, ci vogliamo davvero molto bene».

Intanto sulla scena polltica continuano a dominare temi cruciali come l’Ucraina, il Pnrr, l’immigrazione. Sulla guerra la sua linea coincide con quella di Meloni o crede sia arrivato il momento di forzare per aprire un dialogo che arrivi a un cessate il fuoco?

«Ho sempre detto, e lo ripeto ancora una volta, che la nostra linea non si discosta in alcun modo da quella del governo italiano, dell’Europa, dell’Alleanza atlantica, degli Stati Uniti. Lo abbiamo dimostrato ancora una volta con il voto in Parlamento della scorsa settimana. Questo naturalmente non mi impedisce di sperare dal profondo del cuore che questa tragica guerra si concluda al più presto e che si torni alla ragionevolezza della diplomazia. Ma fino a quando questo non avverrà, la nostra posizione non può che essere con l’Occidente al quale apparteniamo».

 

Capitolo immigrazione: il caso Cutro poteva essere gestito meglio? E cosa fare ora?

«Si tratta di una vicenda davvero tragica, ma non mi sento di attribuire responsabilità a nessuno: in una situazione così drammatica intervenire era oggettivamente molto difficile. Soccorrere una barca nel mare in tempesta è cosa ben diversa da una discussione da salotto su quello che si sarebbe potuto fare. Detto questo, aggiungo che dobbiamo fare tutto il possibile perché tragedie simili non si ripetano più: chi è in mare va soccorso sempre, con tutti i mezzi possibili, ma al tempo stesso dobbiamo creare la condizioni per ridurre o eliminare le partenze, come aveva fatto il mio governo nel 2010, quando sbarcarono in Italia solo 4.400 migranti in un anno. Per farlo è essenziale la stabilizzazione dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, dalla Libia alla Tunisia, che attraversa un momento molto difficile e che è necessario aiutare con urgenza prima che la situazione imploda. Ma tutto questo non può essere compito solo dell’Italia o

dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: l’intera Europa deve farsi carico della sua frontiera sud e di una politica africana in grado di bilanciare la crescente influenza cinese nel continente».

 

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