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FONDAZIONE THINK TANK NORD EST * COVID – TURISMO: « TRA MARZO E MAGGIO IN ITALIA PERSI 75 MILIONI DI PRESENZE, IL VENETO LA REGIONE PIÙ COLPITA »

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14.20 - mercoledì 29 aprile 2020

Blocco totale per il turismo tra marzo e maggio: 42 miliardi di fatturato persi e 22 miliardi di consumi mancati. Il Veneto è la regione più colpita.

Oggi il turismo è un settore completamente fermo e difficilmente ripartirà prima di fine maggio. La frenata di viaggi e vacanze si traduce in una perdita di oltre 75 milioni di presenze turistiche in tutto il Paese tra marzo e maggio. Un blocco che farà venir meno 42 miliardi di fatturato e manderà in fumo 22 miliardi di consumi turistici.

A scattare la fotografia dei territori più colpiti dallo stop del movimento turistico è la Fondazione Think Tank Nord Est. La regione con le maggiori ripercussioni è il Veneto, che in soli tre mesi perderà oltre 12 milioni di presenze turistiche. Ma lo stop primaverile penalizzerà anche la Lombardia, che dovrà rinunciare a 9 milioni di pernottamenti, la Toscana (8,8 milioni presenze in meno), il Lazio (8,5 milioni) ed il Trentino Alto Adige (8,1 milioni).

A livello provinciale, è Roma l’area più in sofferenza, con 7,7 milioni di presenze in meno tra marzo e maggio 2020, seguita da Venezia (5,5 milioni) e Bolzano (5,4 milioni). Ingente anche la perdita di turisti a Milano (4 milioni), Verona (3,7), Firenze (3,5), Napoli (3,2) e Trento (2,7). A seguire, tra le prime 20 province più colpite dal blocco del turismo troviamo Brescia, Torino, Rimini, Padova, Bologna, Siena, Perugia, Savona, Genova, Livorno, Sassari e Ravenna.

Rimangono poi molte incognite sulla ripresa del turismo in vista della stagione estiva. Il periodo da giugno a settembre vale circa il 60% del movimento turistico complessivo del Paese: 260 milioni di presenze in forte dubbio, considerando l’estrema incertezza della situazione. Ad oggi, infatti, pare difficile pensare al ritorno in massa dei turisti stranieri ed anche una parte degli italiani potrebbe rinunciare alle ferie, prediligere trasferimenti a corto raggio o l’utilizzo delle seconde case nei luoghi di villeggiatura. Le regioni più esposte al previsto calo del turismo estivo sono il Veneto, dove sono a rischio 45 milioni di presenze, ma anche la Toscana e l’Emilia Romagna con 29 milioni ed il Trentino Alto Adige con 26 milioni.

La regione più colpita è quindi il Veneto, dove si calcola una diminuzione di fatturato di 4 miliardi di euro, considerando anche gli effetti indiretti. La crisi, infatti, non coinvolge solo il settore dell’ospitalità. La Fondazione Think Tank Nord Est stima in Veneto più di 3 miliardi di euro di mancati consumi turistici da parte dei viaggiatori italiani e stranieri, così distribuiti: la quota principale, pari ad oltre 1 miliardo di euro, riguarda direttamente le strutture ricettive; circa 620 milioni si riferiscono a bar e ristoranti; 580 milioni ai trasporti; 570 milioni al commercio; i rimanenti 340 milioni sono invece rivolti alla cultura ed alle altre forme di intrattenimento.

In Veneto, il blocco del turismo tra marzo e maggio penalizzerà in primis la città metropolitana di Venezia, con 5,5 milioni di pernottamenti in meno. Ma sarà significativo l’impatto anche in provincia di Verona (3,7 milioni di presenze perse) e di Padova (1,4 milioni). Nel trevigiano si stima quasi mezzo milione di presenze in meno, 450 mila nel bellunese e circa 425 mila nel vicentino.

Infine, in provincia di Rovigo, il turismo perderà 143 mila pernottamenti in tre mesi.
“Il turismo è indubbiamente il settore più colpito dalla pandemia – spiega Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – in quanto oggi soffre la chiusura delle strutture ma nei prossimi mesi, quando gli operatori turistici potranno tornare ad accogliere gli ospiti, subirà un forte calo della domanda. Tutta la filiera turistica (ristorazione e commercio in primis, ma anche trasporti e cultura) avrà pesanti ripercussioni e i territori più tradizionalmente vocati all’ospitalità, come il Veneto, saranno maggiormente penalizzati.

Ma ci sono anche i lavoratori stagionali e tutto l’indotto artigianale (idraulici, falegnami, elettricisti, ecc.) che gravita intorno al turismo e risente inevitabilmente del blocco di questo settore. Serve dunque uno sforzo in tutti i settori produttivi, in termini di risorse e di progettazioni, per far ripartire al più presto il comparto turistico: solo se ci sarà lavoro e dunque reddito e risparmio, le persone potranno concedersi periodi di vacanza. Non dimentichiamoci poi di alleggerire il carico burocratico che grava ancora sulle imprese: rappresenta un ostacolo in più alla ripresa di tutto il sistema economico.”

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