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FIEPET CONFESERCENTI E FIPE CONFCOMMERCIO * PUBBLICI ESERCIZI: « DURANTE LE FESTIVITÀ DECINE DI MIGLIAIA DI LOCALI IN TUTTA ITALIA ESPORRANNO UN CARTELLO DI PROTESTA ALL’INDIRIZZO DEL GOVERNO PER DIRE, “BASTA“»

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19.38 - mercoledì 23 dicembre 2020

Fiepet Confesercenti e Fipe Confcommercio hanno deciso di fare una protesta a livello nazionale. Costretti a tenere le serrande abbassate, ristoratori e gestori dei pubblici esercizi non intendono passare Natale e Capodanno in silenzio. Al contrario. Per tutta la durata delle festività, decine di migliaia di locali in tutta Italia esporranno un cartello di protesta all’indirizzo del governo per dire: “Basta!”, al caos normativo degli ultimi mesi che continua a penalizzare le imprese del settore. Rabbia ed esasperazione riassunte in un manifesto unitario siglato da Fiepet Confesercenti e Fipe Confcommercio affiancate dalla FIC – Federazione Italiana Cuochi.

“Avremo fatto una protesta più incisiva, ma per rispetto della situazione sanitaria ci siamo limitati a questo cartello simbolico – dice Massimiliano Peterlana, presidente di Fiepet Confesercenti – La situazione già drammatica e di grande crisi, per migliaia di ristoratori, è aggravata dal caos di comunicazione e normativo che va avanti da mesi. Novembre e dicembre è stato quasi impossibile lavorare con regole e ordinanze arrivate all’ultimo. Le chiusure parziali, di fatto, hanno bloccato le entrate economiche e i sacrifici richiesti per farci riaprire a Natale sono sotto gli occhi di tutti. Sarà tutto chiuso fino a metà gennaio e viviamo nell’incertezza di una ripartenza che vediamo sempre più lontana. I ristori non sono adeguati. L’invito alla Politica, opposizioni comprese, è quello di lavorare in sinergia alla soluzione del problema invece di fare campagna elettorale”.

“Siamo alla vigilia delle Festività più tristi della storia moderna – dichiara Marco Fontanari, presidente dell’Associazione Ristoratori del Trentino – durante le quali i pubblici esercizi italiani, bar, ristoranti, pizzerie, pub discoteche, attività di catering, sono chiamati a raccogliere i cocci di attività sempre più bistrattate e penalizzate dai continui dpcm e ordinanze. Per questo dicamo #Basta! La situazione è drammatica, il 2020 si chiuderà con perdite superiori al 70/80%. Abbiamo bisogno di un piano integrato di azioni che intervengano sia sulla fase emergenziale per garantire sostegno ad un numero maggiore di imprese possibile che su un periodo di più lungo respiro per favorire un rilancio alla fine di questa drammatica crisi epidemiologica”.

Il coro dei ristoratori è chiaro e unanime: ben 22 DPCM, 36 Decreti Legge, 160 giorni di chiusura, un numero imprecisato di ordinanze regionali, provinciali e comunali, una differenza impressionante fra quanto annunciato e quanto attuato.

“Basta! Questo diciamo ad un governo che apre e chiude le nostre aziende come interruttori e si prende il diritto di vietare il lavoro delle nostre imprese, senza trovare una strada per tutelarle. Siamo esausti e increduli”.

Al governo, i pubblici esercizi italiani chiedono invece un altro tipo di DPCM: Dignità, Prospettiva, Chiarezza e Manovra. La dignità di attività essenziali e sicure; la prospettiva di un piano di riqualificazione e sviluppo, magari attraverso un adeguato inserimento nel Piano nazionale di Ripesa e Resilienza; la chiarezza sui tempi di riapertura a gennaio; una manovra correttiva che garantisca indennizzi adeguati e ristori calcolati sulle effettive perdite, sostegno all’indebitamento, risoluzione dei problemi di locazione.

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