Il contratto degli operatori delle APSP. Se non si aggiorna in toto il contratto di settore, continuerà l’emorragia degli operatori sanitari dalle case di riposo. E a farne le spese sarà la qualità del servizio.
Si è svolto questa mattina il primo incontro fra Apran e OO.SS per aggiornare le indennità degli operatori delle Apsp trentine. Sul tavolo ci sono circa 3milioni di euro da spendere.
Per Fenalt questa è l’occasione di ribadire quanto sostenuto da anni su tutti i tavoli contrattuali: gli operatori delle APSP hanno diritto ad un contratto di tipo sanitario, visto che le strutture in cui operano sono ormai a tutti gli effetti strutture sanitarie di lunga degenza.
A margine dell’incontro – dai toni interlocutori – il vice segretario Fenalt Roberto Moser ha dichiarato: “Per noi che siamo il sindacato più rappresentativo delle APSP, il problema di fondo non sono le indennità, ma la cornice all’interno della quale si inseriscono.
Le risorse oggi disponibili non possono essere il pretesto per distribuire spiccioli, ma devono diventare il primo passo per rivedere l’intero impianto di un contratto molto carente. Se vogliamo per i nostri anziani un servizio di qualità e non una soluzione di comodo per garantire solo un’assistenza, allora è necessario rendere il mondo del lavoro nelle Case di riposo più attrattivo di quanto lo è oggi.
Dobbiamo cercare di dare una risposta a tutti gli operatori che oggi scappano dalle APSP per migrare in contratti sanitari come quello applicato in APSS. Sappiamo che non sarà un lavoro né semplice né veloce, ma non possiamo farci scappare l’occasione di intraprendere questa via.
La qualità del servizio e del lavoro non dipende da 20/30 euro di aumento in più al mese, ma da una cornice contrattuale che assicuri al lavoro nelle case di riposo quel riconoscimento in termini di professionalità e responsabilità che manca nell’attuale contratto”.
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Roberto Moser
Vice Segretario generale Fenalt