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FEDERCOOP – NOTA PRESIDENTE SAIT * COOP SUPERSTORE: SIMONI, « UN PROGETTO DI RILANCIO DA SOSTENERE »

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12.21 - sabato 6 luglio 2019

Coop Superstore: un progetto di rilancio da sostenere. In merito allo sciopero di sabato 29 giugno al Superstore di Trento, chiedo ospitalità per precisare il punto di vista del Sait.

1) L’incontro sindacale rinviato. Al di là della mia fresca nomina – che per se stessa avrebbe giustificato qualche giorno di pazienza – è del tutto prematura l’apertura da parte di Sait di un confronto sindacale sul Superstore, la cui gestione, compresa la decisione di internalizzare il servizio di pulizia, è ancora di Trento Sviluppo s.r.l., partecipata alla pari da Sait e da Coop Alleanza 3.0. Quest’ultima non ha infatti ancora ceduto la propria quota di capitale al nostro Consorzio, il quale pertanto non è oggi la controparte della vertenza oggetto dello sciopero.

2) Gli obiettivi di Sait sul Superstore. Posso peraltro anticipare che quando avremo acquisito il controllo totalitario di Trento Sviluppo, il Superstore di via Degasperi sarà ristrutturato e riorganizzato, per migliorarne la funzionalità e adeguare la qualità del servizio al ruolo di «ammiraglia» della cooperazione fra consumatori. Nell’operazione prevediamo di investire l’intero ricavato della vendita ad Aspiag-Despar dell’analoga struttura di Rovereto e ulteriori consistenti risorse, progetto che saremo ben lieti di illustrare al Sindacato.

Perché significherà parlare di investimenti e di una nuova importante traiettoria di sviluppo del Consorzio: cioè di un rilancio, non di una ritirata, che meriterebbe forse, anche al nostro interno, un po’ più di sostegno. Operazioni come questa nell’immediato possono essere scomode per tutti, ma rafforzano le prospettive di lungo periodo per l’azienda e per i lavoratori. Siamo dunque di fronte non a un nuovo problema ma a una nuova opportunità per il sistema Sait-Famiglie Cooperative, che ha già accelerato il passo, come dimostrano gli ultimi positivi risultati di bilancio e i recenti dati sulle vendite.

3) La sospensione dell’appalto delle pulizie. Dalle informazioni che ho potuto assumere in questi giorni, la rinuncia del servizio esterno di pulizia decisa da Trento Sviluppo non sembra né così illogica né così lesiva della dignità del lavoro, come la si è voluta rappresentare. Si tratta di una misura temporanea, del tutto compatibile con la predetta fase di riorganizzazione e con le prestazioni lavorative usuali nella generalità delle aziende retail. I lavoratori del Superstore sono quindi richiesti per un limitato numero di mesi di una modesta attività accessoria (del tutto sporadica, residuale, incidente in minima parte sull’orario di lavoro e di durata massima comunque assai limitata) – che molti altri lavoratori svolgono abitualmente – coerente con il contratto di lavoro (ove si prevede che il posto di lavoro con relativi accessori sia tenuto sicuro e salubre), la cui residualità non ingenera alcun tipo di demansionamento. In altre parole si sta parlando in sé di poca cosa, che fa sorgere un serio interrogativo sui reali scopi di uno sciopero che appare francamente sproporzionato alla materia del contendere.

Diversa è ovviamente la situazione dei sette lavoratori licenziati dalla ditta appaltatrice delle pulizie, ai quali va la nostra solidarietà, anche se non possono essere né Trento Sviluppo né Sait, che ha drasticamente ridotto i propri costi di struttura, a farsi carico delle scelte organizzative dei prestatori di servizi esterni (non certo privandosi della propria autonomia contrattuale, anche rispetto al gradimento del servizio, né tanto meno assumendo eventuali esuberi altrui, come incredibilmente è stato chiesto), tanto più che la ditta in parola gestisce altre commesse con importanti fabbisogni di manodopera.

4) Responsabilità e partecipazione. Non posso sottacere, concludendo, di essere rimasto colpito dalla rabbiosa reazione alle disposizioni sulle pulizie del Superstore. La repentina proclamazione dello sciopero; certe modalità autolesioniste a cui si è dato sfogo (come l’invito ai clienti a rivolgersi alla concorrenza!); una certa insubordinazione, un non pervenuto senso di appartenenza: tutto ciò mi è sembrato un inutile strappo da ricucire. Anche per questo ho usato il termine «provocazione» che, isolato dal contesto, ha assunto un senso non voluto.

Confido perciò che potremo trovare con il Sindacato e con i lavoratori modalità di confronto più coinvolgenti e più costruttive. Garantisco fin d’ora la nostra buona volontà. Ad una condizione: il Sait non può essere il palcoscenico delle retroguardie del conflitto permanente, sconfessato dalla storia, e di chi continua ad infierire su eventi già passati agli archivi (ad esempio il percorso di ristrutturazione del Consorzio), dimenticandosi di esserne stato protagonista consapevole attraverso la firma di tutti gli ultimi accordi sindacali. Il Sait dovrebbe invece essere la palestra per le avanguardie della responsabilità e della partecipazione, che la storia ha appena cominciato a raccontare.

Il Superstore è in questo senso una splendida occasione.

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