(Fonte: Claudio Civettini) – Interrogazione. Donne al lavoro e dimissioni volontarie. Quanti i casi di mancata conciliazione maternità-lavoro in trentino? Emergenza o realtà marginale?
Da dati nazionali rilevati e diffusi recentemente, parrebbe che il 97% delle dimissioni volontarie sarebbero presentate da donne alla nascita del loro primo o secondo figlio, proprio per l’impossibilità, non di rado, di avere i giusti supporti ma anche tutti quei percorsi di conciliazione con il lavoro che, in Italia, sarebbero carenti. Utile, a tal fine, sarebbe conoscere anche quelli che sono i dati specifici del Trentino.
Perciò, alla luce di quanto qui ricordato, siamo semplicemente a chiedere – in un arco temporale che va dal 2010 al 2017, per ogni anno – quante siano le dimissioni volontarie che risultano all’Agenzia del lavoro in provincia di Trento; e come esse siano suddivise tra uomini e donne, e quante di queste dimissioni abbiano poi generato altre forme di assunzione o altre forme occupazionali, quali la micro imprenditoria.
Una simile curiosità rispetto a detto fenomeno, lo si sottolinea, non nasce con finalità demagogiche né polemiche, anzi, ma solo con la volontà di comprendere quali siano, in Trentino, le dimissioni di una realtà che – lo si ricordava poc’anzi – nella nostra penisola risulta largamente diffusa a tutto svantaggio, chiaramente, della dignità occupazionale e non solo della donna proprio in un tempo in cui si fa un gran parlare di pari opportunità.
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Tutto ciò premesso il sottoscritto Consigliere interroga il Presidente della Giunta provinciale e l’Assessore provinciale competente per sapere:
• Quante siano – in un arco temporale che va dal 2010 al 2017, per ogni anno – le dimissioni volontarie che risultano all’Agenzia del lavoro in provincia di Trento;
• Come dette dimissioni siano suddivise per sesso;
• Quante di queste dimissioni abbiano poi generato altre forme di assunzione o altre forme occupazionale quale ad esempio, forme di micro imprenditoria;
• Quante, sempre con riferimento a dette dimissioni, sono riconducibili ad abbandono del lavoro causa maternità.
A norma di regolamento si richiede risposta scritta.
Cons. Claudio Civettini