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DIA – DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA / PADOVA * PRIMO SEMESTRE 2020: « LA RELAZIONE TRASMESSA DAL MINISTRO DELL’INTERNO LAMORGESE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI » (REGIONE TN-AA ALTO DA PAG. 346 / PDF)

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17.58 - giovedì 25 febbraio 2021

In data 24 febbraio 2021, è stata trasmessa dal Ministro dell’Interno Lamorgese alla Camera dei Deputati la Relazione della DIA sul primo semestre del 2020, periodo caratterizzato dall’ emergenza sanitaria e dai correlati effetti devastanti sul piano economico e sociale, cui si è dedicata un’altrettanta straordinaria attenzione sotto il profilo preventivo e repressivo.

L’eccezionalità della situazione ha imposto, a tutti i livelli istituzionali, la necessità di monitorare l’evoluzione degli accadimenti nella consapevolezza che il processo di superamento dell’emergenza, se non adeguatamente gestito, può rappresentare un’ulteriore opportunità di espansione dell’economia criminale.
Nella relazione della DIA, realizzata con il contributo di ciascuna articolazione dislocata sul territorio nazionale, sono state evidenziate le criticità e l’evoluzione dell’operatività delle consorterie criminali nel periodo di riferimento.

Territori di competenza del Centro Operativo DIA di Padova sono il Veneto e il Trentino Alto Adige, Regioni caratterizzate da un tessuto imprenditoriale fortemente condizionato dagli effetti negativi della pandemia, che espone al rischio di infiltrazioni criminali tutti i settori produttivi afflitti da crisi di liquidità e da difficoltà di accesso al credito istituzionale.
I settori maggiormente a rischio sono la logistica, la ristorazione, l’alberghiero, i negozi in franchising, i piccoli supermercati, nonchè tutta la filiera agroalimentare.

Il blocco delle attività̀ di tanti esercizi commerciali e delle piccole e medie imprese è in grado di cagionare una crisi di liquidità difficilmente reversibile per numerose realtà economiche, in relazione alla quale l’intervento dei componenti del crimine organizzato potrebbe manifestarsi attraverso i caratteristici fenomeni mafiosi, vale a dire l’usura, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni.
Si è constatato, nel corso degli anni, come singoli soggetti o gruppi familiari, appartenenti o contigui a famiglie mafiose, si siano radicati in alcune aree del Nord Est, ove sono riusciti ad intessere affari, stabilire relazioni ed apprestare appoggi logistici per le organizzazioni di riferimento.

Significativi di questo fenomeno sono la crescita numerica di nuove società nate in pieno lockdown e l’aumento da parte dell’Unità di Informazione finanziaria per l’Italia delle operazioni sospette di riciclaggio.

Nell’attuale fase pandemica la criminalità sembra aver orientato i propri interessi sull’indebita percezione delle rilevanti e diversificate misure economiche di sostegno disposte dal governo e, prevedibilmente, sulle future risorse che saranno garantite nell’ambito del Recovery Fund.

Proprio sul versante della criminalità organizzata, si è concentrata l’attenzione da parte delle articolazioni investigative territoriali per individuare tempestivamente ogni tentativo di accedere illecitamente alle misure di sostegno all’economia, con modalità del tutto assimilabili a quelle adottate dalla più generale criminalità economico-finanziaria (falsificazione di documenti fiscali, utilizzazione strumentale di società cartiere, coinvolgimento di esperti giuridico-contabili); ottenere, da parte delle strutture sanitarie interessate, il pagamento di prestazioni rese da aziende contigue attraverso condotte corruttive; infiltrarsi nei servizi di sanificazione che interessano le strutture turistico alberghiere e commerciali.

Plurime attività investigative hanno infatti evidenziato che ormai da tempo diverse organizzazioni mafiose sono presenti nel NordEst e che tutte operano in settori economici apparentemente leciti ove investono e riciclano le risorse tratte dalle classiche attività delittuose; proprio per sfruttare in massima misura l’opportunità di infiltrare l’economia reale si è creato un equilibrio criminale tra diverse compagini criminali che – a differenza di quanto accade nelle regioni di provenienza – evitano di confliggere, prediligendo invece coordinarsi e preaccordarsi per spartirsi i business più redditizi.

Sono proprio questi gli aspetti sintomatici di come anche le tradizionali organizzazioni mafiose operino ormai come autentiche imprese, diversificando non solo i settori da cui trarre profitti, ma anche gli ambiti territoriali in cui operare.

Aspetto spesso sottovalutato è che l’operare nel mercato delle imprese mafiose mina pesantemente la libera concorrenza, penalizzando inevitabilmente le aziende sane a vantaggio di quelle sostenute da capitali illeciti o gestite con metodi mafiosi, generando danni incalcolabili non solo ai singoli imprenditori ma soprattutto ad interi settori economici, che a causa di tali infiltrazioni diverrebbero quindi sempre meno efficienti e redditizi per gli operatori onesti.

La Relazione della DIA “primo semestre 2020”, nella versione integrale, può essere consultata e scaricata ai seguenti link: link

Le proiezioni della criminalità organizzata attinenti la Regione Trentino Alto Adige sono specificamente trattate da pag.346 a pag 349 (negli ALLEGATI pag. 556-558 sono illustrate le principali attività di contrasto su base provinciale), quelle attinenti la Regione VENETO da pag. 349 a pag. 353 (negli ALLEGATI alle pagg. 558-565 sono illustrate le principali attività di contrasto su base provinciale)

 

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