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LANCIO D'AGENZIA

DELLAI (TWITTER) * ” MI SONO POSTO L’OBIETTIVO DI CAPIRE COSA È SUCCESSO IL 4 MARZO, MA ANCHE QUESTO PARE ESSERE MOTIVO DI POLEMICHE “

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09.42 - domenica 11 marzo 2018

Dopo una sconfitta come quella del 4 marzo, uno ambirebbe ad un po’ di tranquillità. Purtroppo pare che a me non sia dato. Forse ho sbagliato io.
Ho detto alla stampa alcune cose, peraltro piuttosto banali e scontate (come la mia volontà di incontrare le comunità del mio collegio, da candidato sconfitto, per ringraziare e sopratutto per capire cosa sia successo) e mi sono invece trovato, mio malgrado, al centro della scena.

Di certo non era e non è mia intenzione occupare spazi impropri. So bene quale deve essere il ruolo di chi in democrazia combatte una battaglia e la perde. Men che meno mi sento nella condizione di poter insegnare qualcosa a chicchessia.

Leggo che i miei amici consiglieri provinciali dell’Upt (che ancora ringrazio per l’impegno che hanno dimostrato nella campagna elettorale) dicono che devo farmi da parte. Invito superfluo.

Se si riferiscono al mio ruolo nel partito, sono “da parte” almeno dall’ultimo congresso.

Se invece si riferiscono a ruoli istituzionali, ci hanno già pensato, in modo piuttosto chiaro, gli elettori nel voto di domenica scorsa.
Dunque, “a casa” io ci sono già.

Che un ciclo sia finito – non solo sul piano personale – mi è chiarissimo.

Che questo ciclo stesse finendo mi era peraltro chiaro da qualche tempo, come avevo cercato di dire proprio al congresso.

Avevo provato a trasmettere una inquietudine che avvertivo. Evidentemente, colpa mia, non ci sono riuscito. Anche allora era apparsa come una mia voglia di occupare spazi e ruoli.

Avevo provato a dire che il rapporto tra amministrazione e consenso non era più scontato, se mai lo era mai stato; che i cedimenti strutturali non erano solo nella politica e nelle istituzioni, ma partivano anche da noi nel contesto della comunità; che l’Autonomia stava perdendo il suo “carisma” presso larghi settori popolari (altrimenti, come spiegare la crescente omologazione nel voto rispetto al quadro nazionale?); che la coalizione del centro sinistra autonomista aveva urgente bisogno di una rigenerazione.

Certo, l’onda che ci ha travolti il 4 marzo era nazionale. Ma le buone barche sono costruite proprio per resistere alle onde più insidiose, quelle che partono da lontano.

Avverto come anche mia responsabilità il fatto che da allora non si sia attivata alcuna seria riflessione politica e che si sia proceduto a tentoni, tra rassicuranti certezze che “tutto va bene”, dichiarazioni spavalde di “discontinuità” e iniziative ambiziose abortite.

Non intendo accusare proprio nessuno. Tutti ne siamo responsabili: ma nessuno può dire che gli allarmi non siano stati lanciati.
Mi è stato poi chiesto dall’Upt e dalla coalizione di candidare nel collegio della Valsugana. L’ho fatto con impegno e dedizione, al massimo delle mie possibilità.

I risultati sono noti.

E io ho solo dichiarato di voler capire i veri motivi di una sconfitta che sento innanzitutto come mia.

Intenzione che ritengo doverosa (oltre che rispettosa degli elettori), anche perché mi convincono poco le prime letture che ho potuto leggere. Ed è quello che intendo fare.

Semplicemente da cittadino e da militante politico.

Senza coltivare – mi sembra ormai inutile ribadirlo – alcuna suggestione di ritorni o di nuovi ruoli che non siano quelli di una persona che prova a dare liberamente il proprio contributo alla comunità, dopo aver ricevuto dalla comunità, in tanti anni di impegno nelle istituzioni, molto più di ciò che è riuscita a dare.

 

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Lorenzo Dellai

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