RELAZIONE DEL PROCURATORE REGIONALE Gianluca Albo.
Non tenendosi la cerimonia pubblica è apparso logico adattare il testo eliminando i saluti di preambolo finali e tutti i vocativi destinati a un pubblico presente. L’apertura dell’anno giudiziario per le Magistrature, in tutte le sedi centrali e periferiche, è un momento di analisi consuntiva su dati apparentemente “statici” ma indispensabili per una riflessione dinamica di politica giudiziaria, quale sintesi di programmi e scelte, ai vari livelli di riferimento, per l’efficienza del servizio Giustizia.
Vorrei evitare di incorrere nel rischio, insito in ogni momento in cui organi istituzionali espongono la propria attività, di connotazione autoreferenziale e celebrativa dei numeri che si danno. Non si può, tuttavia, non considerare che numeri e dati statistici esprimono l’attività istituzionale, cioè il risultato della nostra quotidianità funzionale, che finisce per assorbire, spesso, e forse troppo spesso, anche la sfera della nostra quotidianità personale; è così, quindi, che i numeri diventano espressione non solo di dati sull’attività ma, anche, delle connesse aspirazioni e delusioni, gratificazioni e amarezze. Prima di entrare in medias res, volevo ringraziare tutte le Autorità per l’accoglienza istituzionale che mi è stata riservata andando oltre la formalità degli incontri e le frasi di stile per approdare a una reale e schietta volontà di interlocuzione e disponibilità nel rispetto sempre delle rispettive competenze.
Mi sia consentito dedicare un ringraziamento per le belle ed efficaci parole di benvenuto dei Presidenti Bersani e Lentini e del Procuratore regionale che mi ha preceduto, Presidente Bacchi, nonché manifestare il massimo apprezzamento per il collega Roberto Angioni, per il dirigente Paolicelli e per il personale della Procura Trento, tutti attivatisi per accogliermi al meglio, riuscendovi. Meritate fiducia e stima vanno espresse alla Guardia di Finanza, alle Forze di Polizia e agli “operatori di legalità” a tutti i livelli in cui essi operano, primo fra tutti quello del “semplice cittadino” sempre insostituibile per assicurare la tenuta del fondamentale sistema della legalità collettiva e quotidiana.