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COPPOLA (FUTURA) – INTERROGAZIONE * COVID: « PERCHÉ I PAZIENTI TRENTINI NON POSSONO ESEGUIRE LE INDAGINI SIEROLOGICHE A CARICO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE PRESSO L’APSS TRENTINO? »

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12.45 - lunedì 17 agosto 2020

I pazienti ricoverati in Trentino nei vari ospedali e dimessi dai reparti di malattie infettive, medicina, pneumologia e cosiddetti reparti COVID, dopo il ricovero per malattia correlata alle complicanze da infezione SARS – Cov2, non verrebbero sottoposti ai dovuti controlli dopo la dimissione. Nella lettera di dimissione si prescriverebbe di eseguire due tamponi naso-faringei alla risoluzione dei sintomi e, se entrambi risultano negativi, il paziente deve considerarsi guarito.

Quindi i pazienti dopo 2 tamponi naso-faringei negativi sarebbero guariti e possono ritornare alle normali attività quotidiane e lavorative senza nessun controllo medico, strumentale e/o di laboratorio, sia sullo stato di salute che sulla ancora potenziale diffusione della malattia virale. È noto che, nonostante i tamponi naso-faringei risultino negativi, possa essere ancora presente il virus, con esiti e complicanze anche gravi della malattia e ripresa della potenziale infettività del paziente.

Numerosi pazienti trentini dimessi dagli ospedali non hanno più avuto nessun controllo dopo i 2 tamponi negativi eseguiti dopo la dimissione. I pazienti che dopo il rientro a casa sono in cura presso il medico di medicina generale non possono eseguire il controllo sierologico per la valutazione della risposta anticorpale e dell’eventuale infezione ancora attiva non potendo il medico di medicina generale richiedere tale accertamento diagnostico di laboratorio presso l’APSS, a causa della mancata codificazione da attribuire alla ricerca di anticorpi IgG e IgM anti Sars-Cov 2; tale codifica sarebbe possibile solo sulle richieste eseguite nei reparti ospedalieri.

Il paziente a domicilio riceverebbe la richiesta cartacea di tale accertamento di laboratorio eseguibile solo presso strutture private. Nel basso Sarca, dove è noto quanto l’ ampia diffusione dell’infezione COVID abbia determinato un alto tasso di mortalità e morbilità, la popolazione non ha possibilità di eseguire questi accertamenti se non privatamente, presso il laboratorio della struttura sanitaria Eremo al costo di 40,00 euro.

Eseguito l’esame sierologico privatamente il paziente positivo viene chiamato dal distretto sanitario per eseguire i tamponi naso-faringei. Tale procedura risulta corretta e necessaria per la valutazione delle condizioni del paziente e l’epidemiologia della malattia. In altre Regioni la situazione del controllo post-dimissione dello stato di salute del paziente dimesso, dell’eventuale presenza di una possibilità di contagio e il necessario controllo epidemiologico vengono organizzati dalle strutture ospedaliere o territoriali.

A Milano i pazienti dimessi dal reparto di malattie infettive del S. Raffaele sono richiamati dopo un mese dalla dimissione al controllo ed eseguono esami di laboratorio, compresi quelli sierologici, il controllo radiologico, ECG, visita infettivologica, pneumologica, cardiologica, neurologica e tutti gli ulteriori accertamenti necessari in regime di day hospital.
A Bologna i pazienti che afferiscono ai centri COVID territoriali vengono trattati ambulatorialmente con terapia orale a domicilio e poi controllati sempre presso i centri territoriali COVID ed eseguono tramite il servizio sanitario nazionale il controllo sierologico nelle strutture pubbliche (non devono eseguire come in Trentino accertamenti nelle strutture sanitarie private).

Tutto ciò premesso si interroga il presidente della Provincia e l’assessora competente per sapere:

quali sono le motivazioni per le quali i pazienti trentini non possono eseguire le indagini sierologiche (ricerca IgG e IgM anti Sars-Cov2), a carico del servizio sanitario nazionale, presso l’Azienda provinciale per i servizi sanitari;

se l’ APSS di Trento intende istituire un percorso di controllo dei pazienti dimessi dopo l’ infezione COVID;

se l’APSS di Trento intende istituire una modalità territoriale di follow-up dei pazienti in cura domiciliare;

se l’APSS di Trento intende istituire un programma di follow-up dei pazienti anche dopo la guarigione, per comprendere meglio gli effetti a medio e lungo termine della degenza e della malattia;

se non si ritenga opportuno promuovere un’ iniziativa, con invio di una lettera a tutti i cittadini interessati, con la quale si sottolinea l’importanza del percorso sanitario e la volontà del sistema sanitario provinciale di rimanere a fianco delle persone che sono state direttamente colpite dalla malattia;

se non si ritiene necessario che l’APSS di Trento organizzi un percorso di cura senza far gravare sul paziente la gestione organizzativa, grazie alla definizione dei criteri che orientano le decisioni e il raccordo e l’interazione tra il medico di medicina generale, a cui è affidata la gestione complessiva del percorso del paziente, e gli specialisti coinvolti.

Cons. Lucia Coppola

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