Raccolgo lo sfogo di alcune maestre delle scuole per l’infanzia che chiedono di poter lavorare in presenza, ma in sicurezza.
La didattica in presenza è fondamentale per i bambini/e dai 3 ai 6 anni, perché rappresenta un passo fondamentale al loro processo di maturazione da un punto di vista non solo cognitivo ma anche sociale ed emotivo. Il bambino/a diventa più autonomo, più indipendente, sviluppa fiducia in se stesso, impara a condividere e a rispettare le regole del gioco, sperimenta cosa significhi fare amicizie, instaura nuove relazioni con gli adulti e con i pari .
Purtroppo il Covid ha scompigliato le carte.
Se è vero che i bambini/e di quell’età si ammalano di meno, non è detto che non possano contagiare. Infatti la comunità scientifica dice chiaramente che vi è una presenza considerevole di bambini/e asintomatici, veicoli inconsapevoli di contagio.
E’ chiaro che in una scuola per l’infanzia il distanziamento è impossibile da sostenere, considerata la necessità di cura e di contatto anche fisico.
Ci si chiede come mai sia prevista, sia per il corpo insegnante che per il personale Ata, l’uso di una semplice mascherina chirurgica, che protegge i bambini/e ma non gli altri.
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Ciò premesso si interroga il Presidente della Provincia per sapere:
se vengono effettuati periodicamente tamponi agli insegnanti e al personale Ata delle scuole dell’infanzia trentine;
quali sono attualmente i dati di contagio all’interno delle scuole dell’infanzia sia riferito ai bambini che agli insegnanti che al personale Ata;
se non ritenga necessario dotare gli insegnanti e il personale Ata di mascherine ffp2 che offrono maggiore protezione rispetto a quelle chirurgiche che proteggono gli altri e non se stessi.
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Cons. Lucia Coppola