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COPPOLA (EUROPA VERDE) * VALDASTICO: « CON 3,2 MILIARDI DI INTERVENTI DA FARE A LIVELLO DI MOBILITÀ CE NE SAREBBERO MOLTI »

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07.42 - martedì 12 aprile 2022

Approvata la variante al piano urbanistico, in vista della Valdastico. Il Consiglio provinciale ha recentemente approvato, non con il mio voto, la variante al Pup per l’allargamento del Corridoio est dell’ A 31. Si va avanti, dunque, nonostante la ferma opposizione che per oltre 40 anni ha coinvolto alcuni partiti e decine di comuni che rappresentano centinaia di migliaia di cittadini. Il tutto mentre la necessaria e non più procrastinabile transizione ecologica andrà a modificare sostanzialmente il modo con cui ci muoveremo e mentre il Sesto Rapporto sul Clima dell’IPCC ci dice che dovremmo ridurre le emissioni del 5 % già entro il 2030, pena un collasso del nostro maltrattato, surriscaldato, sofferente pianeta.

Peraltro, e non da oggi, uno degli obbiettivi dichiarati dell’Euregio, di cui ci fregiamo di far parte, è proprio quello di salvaguardare la qualità dell’aria e del paesaggio e dunque la salute dei cittadini dei suoi territori. Ma nonostante le evidenti criticità di questa ennesima infrastrutturazione e i pochissimi benefici che ne deriverebbero si prosegue in questa folle impresa: 30 chilometri in galleria solo nella parte trentina, 45 nel primo tratto con uno scavo che prevederà 7 milioni di metri cubi di roccia estratti e i cui materiali di scavo troveranno casa nei siti di deposito di Levico, Villa Agnedo, Pergine, Besenello, Segonzano, Mezzocorona, Isera, Ala, Mori, Rovereto, Dolcè, con un un flusso di viaggi calcolato in 923.087, 213 viaggi al giorno. I territori interessati e il Comitato No Valdastico hanno più volte evidenziato che si interverrà su valli molto strette, con frane incombenti, come la frana Marogna sopra il punto di sbocco della galleria San Pietro e lo svincolo dell’Astico a Pedemonte.

Torrente che è più volte esondato anche in zone ritenute sicure e non a rischio alluvionale. Senza dimenticare la precarietà geologica che rende instabili i versanti di Terragnolo, lungo il corso del torrente Leno, coi laghetti di Leno e gli antichi terrazzamenti.
Anche la superficie del fondovalle è strettissima e da quello spazio esiguo verrebbe sottratto ulteriore suolo prezioso, basti pensare agli spazi che servono per servizi e uscite autostradali. Il tutto mentre ci si riempie la bocca di conversione ecologica, di tutela del paesaggio, di risparmio di suolo, di turismo sostenibile, di una mobilità intermodale che faccia i conti con l’ambiente e la salute.

Invece è evidente che con l’A31 il nostro bellissimo, prezioso paesaggio non verrà affatto tutelato: non l’impatto visivo, non la biodiversità vegetale e neppure quella faunistica che vedrà interrotti i pochi corridoi faunistici naturali, impoverendo ecosistemi e paesaggi naturalistici di grande bellezza di cui abbiamo sin qui goduto. Purtroppo verrà anche messo a repentaglio il rifornimento idrico di zone densamente popolate del Trentino e del Veneto per la probabile intercettazione di falde acquifere. Ricordo a questo proposito la relazione idrogeologica eseguita dalla Provincia nel 2008 che ha evidenziato come i tracciati in galleria sotto il Monte Pasubio intersechino le faglie e si addentrino nell’area di carico delle più importanti risorse idriche della zona, tra cui la sorgente Spino al servizio di Trento e Rovereto e la sorgente Molino.

Nella zona sono inoltre presenti importanti cavità carsiche che certo non rassicurano quanto a stabilità geologica. I comuni del Veneto, attraversati dalla parte di A31 già percorribile, denunciano livelli di inquinamento superiori alla media regionale. E’ questo che vogliamo esportare oltre a una mobilità che non ha più alcuna attinenza con le necessità di spostamento attuali? Recedere da questo progetto ormai fuori dal tempo e dalla storia sarebbe un gesto di autentico buon senso, posto che si parla di una riduzione dei tempi di percorrenza di circa 20 minuti per i veicoli leggeri e di 25 minuti per quelli pesanti nella tratta Trento-Vicenza. Ne vale la pena? Credo proprio di no. E che dire dell’immissione in A22 all’altezza di Rovereto di nuovi flussi di traffico che proverrebbero dall’allaccio con l’A31?

Si parla di mirabolanti vantaggi economici per il Trentino, peraltro tutti da dimostrare, mentre ciò che è certo è che questa è e resterà, come più volte affermato, “l’autostrada più inutile del mondo”. Il Piano per la Mobilità Sostenibile, previsto dalla Legge provinciale 30 giugno 2017, che è a tutt’oggi lettera morta, andrebbe per contro velocemente approvato. Il potenziamento della Linea della Valsugana potrebbe rappresentare una valida alternativa per trasferire il traffico merci da gomma a rotaia e la linea ferroviaria Trento-Primolano-Mestre andrebbe a svolgere la funzione di collegamento tra gli interporti orientali e i porti di Venezia e Trieste con l’asse dell’Adige e l’interporto di Trento.

Insomma con 3,2 miliardi di soldi pubblici, anche se non prettamente trentini, di cose da fare a livello di mobilità ce ne sarebbero molte. A me resta la piccola soddisfazione di aver visto approvare l’ultimo punto della mia risoluzione, là dove invitavo a progettare e a realizzare opere ferroviarie prioritariamente importanti per gli accessi con i territori limitrofi e per la connessioni interne intervallive del Trentino, tra le quali il collegamento ferroviario tra l’asse Verona-Brennero e il Lago di Garda, la ferrovia dell’Avisio, il potenziamento della linea della Valsugana. Mi auguro che questa apertura della Giunta non resti sulla carta ma venga davvero perseguita.

Lucia Coppola, consigliera provinciale del Gruppo Misto/Europa Verde

 

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