In relazione alla scomparsa della dottoressa ginecologa e alle accuse di mobbing su chi lavora all’interno dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento è stata istituita dalla direzione generale dell’Apss una commissione interna d’indagine allo scopo di effettuare approfondimenti e raccogliere notizie inerenti a episodi rilevanti accaduti. Pare verranno svolte nelle prossime settimane delle audizioni rivolte a tutto il personale dell’Unità operativa. Ritengo decisamente imbarazzante che a giudicare lo svolgimento dei fatti sia il datore di lavoro. Quale imparzialità garantisce questo modus operandi?
Già nel 2012 dal reparto fu licenziata una ginecologa che poi vinse la causa e e fu rimessa in organico. Le sue lettere ai vertici aziendali e all’allora assessore alla sanità, con le quali chiedeva un confronto e denunciava le vessazioni e umiliazioni subìte, rimasero senza risposta. Solo l’ammissione che talvolta il clima sul lavoro era particolarmente teso a causa dei carichi di lavoro. Risulta difficile immaginare che dal 2014 ben 12 medici si siano dimessi dall’U.O di Ginecologia e Ostetricia del Santa Chiara solo perché non reggevano il carico di lavoro.
Ora una non imparziale commissione di indagine indaga.
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Tutto ciò premesso interrogo il Presidente della Provincia di Trento per sapere:
chi sono i componenti della Commissione di indagine e con quali criteri sono stati scelti;
se il Presidente dell’Ordine dei Medici ne fa parte;
in caso di risposta negativa la motivazione per la quale si è ritenuto di escluderlo dalla Commissione considerato che il Presidente dell’ordine è un profondo conoscitore della situazione che si è creata nel reparto del Santa Chiara, è stato primario negli anni delle U.O di Ginecologia e Ostetricia di Arco e Rovereto, nonché direttore del Dipartimento materno infantile;
se i medici dell’U.O di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Santa Chiara verranno auditi durante l’orario di lavoro;
se ritenga che i medici si sentiranno liberi e sicuri di pronunciarsi, tenendo conto che chi audisce è il datore di lavoro;
se corrisponde al vero che le ostetriche sono state invitate su base volontaria a presentarsi per rispondere a delle domande, garantendo loro l’anonimato, ma non si sono presentate dopo aver saputo che invece avrebbero dovuto dare le loro generalità e firmare un documento che riportava le loro dichiarazioni;
se sono stati verificati i tabulati di servizio degli ultimi due anni e se sono state evidenziate irregolarità rispetto all’orario previsto dal contratto collettivo di lavoro;
se si intendano appurare e approfondire le accuse di atteggiamenti discriminatori ai danni delle dottoresse del reparto.
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Cons. Lucia Coppola
consigliera provinciale/regionale Gruppo Misto/Europa Verde