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COPPOLA (EUROPA VERDE) * COMUNITÀ DI VALLE: « SOTTOPORRE LE DELIBERAZIONI DELL’ENTE ALL’APPROVAZIONE DEI CONSIGLI COMUNALI CHE FANNO PARTE DELL’AREA TERRITORIALE (QUANTOMENO LE PIÙ IMPORTANTI) »

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12.35 - sabato 26 marzo 2022

Si discute ormai da oltre cinquant’anni della forma e dei poteri di un ente intermedio fra comuni e Provincia, per migliorare anzitutto la capacità concreta di operare degli enti locali, fino a qualche anno fa molto frammentati e, spesso, di dimensioni molto piccole e con un numero ridotto di abitanti.

Prima i Comprensori per i quali inizialmente era stata prevista l’elezione diretta dell’ assemblea generale, riforma poi definitivamente affossata da ricorsi e controricorsi che hanno eliminato l’elezione diretta sostituendola con un sistema di rappresentanza farraginoso e spesso inconcludente e che, oltretutto, aveva trasformato il Comprensorio in un ente incapace di decidere o decidere rapidamente.
Siamo giunti così alla Comunità di valle, aumentando il numero dei Comprensori in modo da rendere l’ente più operativo e meglio coerente con il territorio che amministra. Se oggi siamo in ballo con l’ennesima riforma significa che l’ente non soddisfa, tanto più che ora molti comuni sono confluiti in un unico ente, riducendo così in modo consistente il numero originario dei comuni trentini, oltre duecento, con una popolazione media molto ridotta.

Nei giorni scorsi – pur non essendo ancora formalmente depositato un disegno di legge che renda esplicite le intenzioni della Giunta provinciale – molti colleghi sono intervenuti evidenziando critiche e perplessità verso la nuova riforma, in itinere. Non vorrei ripetere osservazioni già avanzate da altri colleghi e che in generale condivido, né anticipare la discussione su una riforma di una certa complessità, tuttavia vorrei toccare una questione finora lasciata in secondo piano che per me è invece fondamentare.

Stando a quanto letto sembrerebbe che la Giunta intenda trasferire ai sindaci i pieni poteri, sottraendo ogni potere di proposta e di verifica ai consigli comunali, unico ente espressione del corpo elettorale. La legge attribuisce importanti compiti decisionali ai Consigli comunali e assegna loro quello di vigilanza e controllo sull’operato di sindaco e giunta, potere di controllo che non viene meno anche se la riforma dei comuni ha stabilito competenze esclusive del sindaco e della giunta comunale, sottraendo alcune questioni al potere deliberativo del Consiglio.
Con questa riforma – stando a quanto è fin qui emerso – il ruolo dei Consigli comunali viene sostanzialmente ulteriormente ridotto, assegnando tutti i poteri ai sindaci e, soprattutto, eliminando qualsiasi controllo dal basso.

Vorrei ricordare che la Costituzione afferma che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nei limiti posti dalla Costituzione (art. 1).
Nel nostro ordinamento costituzionale la sovranità popolare si esercita secondo due modalità: quella rappresentativa, ove i cittadini, eleggendo i propri rappresentanti al Parlamento o nelle assemblee territoriali (regioni e comuni) designano chi li rappresenta nella direzione del Paese e quella diretta in cui i cittadini partecipano in prima persona alle scelte politiche, votando i referendum e presentando disegni di legge o petizioni. L’evoluzione tecnologica renderebbe possibile oggi l’adozione di ulteriori forme di democrazia diretta, la cosiddetta “democrazia elettronica” attraverso l’uso della rete e degli strumenti che questa rende facilmente alla portata di tutti.

C’è il rischio concreto, dunque, che questa ennesima riforma renda le Comunità di valle, benché dotate in taluni casi di poteri ancora più forti degli stessi comuni, sottratte ad ogni effettivo controllo del “popolo sovrano”, e questo, non vi è dubbio, non rispetta i principi democratici stabiliti dall’art. 1 della Costituzione. L’unico modo, a mio avviso, per evitare questo rischio, sarebbe quello di sottoporre all’approvazione dei Consigli comunali che fanno parte della Comunità le deliberazioni della Comunità (quantomeno le più importanti secondo criteri stabiliti dal legislatore provinciale), che per essere valide devono ottenere l’ approvazione dalla maggioranza dei comuni, tenendo anche conto del criterio della popolazione che essi rappresentano.

È evidente che il voto attribuito ai Consigli dovrebbe escludere il diritto di emendare, per non tornare agli inizi disastrosi di questa esperienza di decentramento amministrativo.

 

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Lucia Coppola
consigliera provinciale Gruppo Misto – Europa Verde

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