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CONZATTI (IV) * CRISI GOVERNO: « ALL’ITALIA ED ALL’EUROPA SERVE MARIO DRAGHI, LAVORIAMO PER RIMETTERGLI IN MANO IL TIMONE »

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06.43 - sabato 16 luglio 2022

Prima il voto di fiducia in Senato, poi le dimissioni del premier Mario Draghi. Infine, la decisione del Capo dello Stato Sergio Mattarella di respingerle, chiedendo di verificare in Parlamento, attraverso il voto, se il governo dispone ancora di una maggioranza. A Roma, la giornata convulsa di ieri è stata vissuta con posizioni diverse dai rappresentanti trentini e altoatesini.

Netta Donatella Conzatti, senatrice di Italia Viva: «Le dimissioni di Draghi sono l’ennesimo gravissimo danno all’Italia di Conte e dei suoi populisti. Hanno voluto sfasciare questa maggioranza larga. Non si rendono conto della gravita dei loro gesti». Ma ora la senatrice guarda avanti. E punta il dito sull’appuntamento di mercoledì in Parlamento, quando Draghi riferirà alle Camere: «All’Italia e all’Europa serve Draghi per superare le molte crisi. Lavoriamo per rimettergli in mano il timone del Paese».

Conzatti ritiene che ci siano ancora i margini per vedere un Draghi bis: «l grillini hanno fatto male al nostro Paese, un’altra volta, Parliamo di gente che non vota la fiducia e che poi non ha nemmeno il coraggio di dimettersi da ministro. Draghi si presenterà mercoledì alle Camere per delle comunicazioni e dunque abbiamo ancora qualche giorno per farlo restare, con un’altra maggioranza. I numeri ci sono».

La parlamentare roveretana fa un appello: «La richiesta che si leva da gran parte delle forze di maggioranza è di responsabilità per il momento che stiamo passando, segnato dalla guerra, dall’emergenza energetica, da un’inflazione che penalizza troppo chi ha meno e ancora dalla pandemia. Non dobbiamo fare venire meno l’unità nazionale quando il Paese chiede di fare velocemente e di fare più che si può. Da inizio anno sono già stati stanziati 33 miliardi ed entro luglio è programmato un decreto per il taglio del cuneo fiscale, per introdurre il minimo salariale e per potenziare la contrattazione collettiva. Mi spiace pensare che in qualche capitale dell’Est Europa ci sia qualcuno che festeggia quanto avvenuto in Italia».

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