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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * TERZA COMMISSIONE: « VIA LIBERA A RINNOVO CONCESSIONI GRANDI DERIVAZIONI IDROELETTRICHE E COSTRUZIONE CASERME VVF VOLONTARI »

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15.59 - lunedì 4 aprile 2022

Via libera della III Commissione a due provvedimenti della Giunta sui criteri per il rinnovo delle concessioni per le grandi derivazioni idroelettriche e per la costruzione o il miglioramento delle caserme dei vigili del fuoco volontari. Confronto con il Sindaco Oss Emer sull’impianto sperimentale di termoossidazione a Pergine, contro il quale si schiera anche Job. In maggio sopralluogo al riacceso cementificio di Sarche.

La III Commissione guidata da Ivano Job (Lega), tornata per la prima volta in presenza dopo molti mesi di videoconferenze, si è espressa oggi all’unanimità a favore di due delibere proposte dalla Giunta con l’assessore Mario Tonina: la prima in merito ai criteri ambientali individuati per riassegnare le concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche (Gdi), la seconda sui contributi volti a integrare i finanziamenti relativi alle caserme dei vigili del fuoco volontari ammessi su bandi precedenti e funzionali a manutenzioni straordinarie o adeguamenti tecnici. L’organo consiliare ha poi ascoltato il Sindaco di Pergine Roberto Oss Emer che ha criticato le modalità di raccolta delle firme a sostegno della petizione popolare, che denuncia la pericolosità del progettato impianto sperimentale di termo-ossidazione dei rifiuti nel territorio del Comune (impianto sul quale il consiglio comunale si è già espresso a favore mentre Job ha spiegato la sua contrarietà “perché occorre essere prudenti”) e ha infine approvato la relazione conclusiva sull’altra petizione presentata contro la riaccensione del forno del cementificio di Sarche. La Commissione effettuerà a fine maggio un sopralluogo al cementificio quando sarà entrato pienamente in funzione.

Sì ai criteri ambientali per la riassegnazione delle Gdi.

Unanime è stato il parere favorevole della Commissione sui criteri indicati dalla delibera proposta dalla Giunta (allegata) presentati da Raffaella Canepel, dirigente del Settore Qualità Ambientale dell’Appa. Canepel ha ricordato il quadro normativo che subordina il rilascio delle concessioni per le Grandi derivazioni idroelettriche (Gdi) al rispetto di criteri ambientali che sono stati individuati con uno studio commissionato dall’esecutivo. A definire i criteri – ha precisato – dovrebbe essere il Piano di tutela delle acque che però sarà pronto solo nei prossimi mesi. Per questo la Giunta ha scelto la via della delibera, pure consentita dalla legge provinciale, essendo questi criteri necessari a garantire una ragionevole tranquillità circa il rispetto da parte dei concessionari di canoni ambientali fondamentali in funzione di quattro obiettivi: il razionale utilizzo delle risorse idriche, la possibilità di utilizzarle anche per altri scopi (turistico-ricreativo, sportivo, didattico), la sicurezza del territorio e la tutela ambientale prima di tutto delle stesse acque. Le derivazioni interessate al rinnovo delle Gdi, ha proseguito Canepel, sono 17, mentre i criteri ambientali che i concessionari dovranno rispettare sono 15: 1. il mantenimento del volume degli invasi; 2. il mantenimento della funzionalità degli scarichi e delle opere di derivazione; 3. la gestione di sedimenti e materiale solido derivante dalla manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere; 4. azioni a favore della continuità del trasporto solido in presenza di sbarramenti o opere di presa; 5. interventi che garantiscano la sicurezza idraulica e idrogeologica nel territorio interessato dagli impianti; 6. valutazione degli effetti dei cambiamenti climatici sula gestione degli impianti e proposte per la riduzione delle ripercussioni sulla produzione e sull’ambiente; 7. valutazione dell’adeguatezza delle derivazioni, del deflusso minimo vitale e degli accorpamenti dei rilasci; 8. variazione della portata derivabile dalle opere di presa; 9. valutazione dell’adeguatezza degli attuali livelli di regolazione degli invasi; 10. approfondimenti volti alla mitigazione dell’Hydropeaking e del Thermopeaking; 11. azioni per la riduzione delle interferenze tra gestione delle acque e beni culturali tutelati e per la promozione della fruizione pubblica delle opere; 12. garantire con apposite opere l’accesso a bacini e a invasi; 13. interventi di mitigazione/compensazione degli effetti della derivazione in presenza di pressioni da attività antropiche per il raggiungimento degli obiettivi di qualità; 14. interventi per garantire la continuità fluviale; 15. utilizzo prioritario dei canoni ambientali e finanziamento degli interventi.

Gli interventi dei consiglieri.
Gianluca Cavada (Lega) ha chiesto un chiarimento sul’invaso della diga di Stramentizzo, sempre pieno di detriti e corpi solidi. Per evitare che si depositino in quantità eccessiva sarebbe a suo avviso opportuno predisporre dei pozzi di decantazione perché i detriti non arrivino nel lago quando si effettuano degli svasi, danneggiando la fauna ittica.
Alessio Manica (Pd) ha chiesto precisazioni sui criteri del Deflusso minimo vitale (Dmv) che dovrebbe essere variabile per seguire i cambiamenti climatici, sulla continuità fluviale e sui canoni ambientali- A Tonina ha chiesto come questi criteri si inseriranno nei prossimi passaggi, che a suo avviso dovrebbero diventare la base delle procedure di riassegnazione delle concessioni per valutare le possibili strade alternative alla gara sulle quali occorrerà aprire un’ulteriore riflessione in III Commissione. Manica ha infine chiesto lumi sull’articolo 7 del Piano di tutela delle acque per proteggerne l’utilizzo anche sportivo e sulla distanza minima tra le derivazioni dei torrenti, per permettere ai fiumi di “digerire” portate eccessive.
Lorenzo Ossanna (Patt) ha chiesto come potranno i concorrenti che parteciperanno alla gara programmare la gestione dei volumi, probabilmente solo con una dichiarazione d’intenti.
Job (Lega) ha chiesto cosa voglia dire mitigare gli effetti della derivazione in presenza di pressioni dovuti ad attività antropiche.

Le risposte.
Sandro Rigotti dell’Agenzia per le risorse idriche e l’energia (Aprie) dell’Appa, rispondendo a Cavada in merito agli obblighi del concessionario di restituire i volumi di invaso alla Provincia come li ha trovati al momento di presentare la domanda, ha chiarito che nel caso di Stramentizzo sono previste apposite azioni per liberare l’invaso dai detriti, mentre per altri invasi si sta valutando se lasciare dov’è il materiale attualmente depositato oppure no.

Caneppel sui canoni ambientali ha risposto che dovranno essere adottati per la realizzazione delle misure di risanamento dei corpi idrici o per la riduzione delle pressioni antropiche. Nel Piano di tutela delle acque si andrà a colpire un settore delicato: la gestione non sempre attenta delle reti fognarie da parte delle amministrazioni comunali a volte poco attente al tema dello svuotamento delle acque nere e bianche, che vanifica l’azione dei depuratori. I canoni ambientali potrebbero andare in soccorso di queste criticità dei Comuni. I canoni potrebbero finanziare azioni per migliorare la ri-naturalizzazione degli invasi. Quanto al Dmv, Caneppel ha spiegato che è già oggi variabile, ma con il passo in più che verrà adottato nel prossimo Piano di tutela delle acque sarà inserito il concetto di “deflusso ecologico”, per proteggere la naturalità del territorio nelle situazioni più delicate, specialmente nei tratti dei corsi d’acqua più piccoli. Continuità fluviale: gli studi dovranno individuare quali interventi effettuare a questo scopo, ad esempio sull’Adige, realizzando un corso d’acqua naturale per ripristinare la navigabilità del fiume. In altri casi sarà previsto lo smantellamento di opere obsolete che non si utilizzano più. Quanto alla valutazione degli attuali livelli di adeguatezza, per Canepel i depuratori possono anche causare un problema perché non sempre il punto di recapito nel corso d’acqua è coerente con la portata. Succede quindi che il corso d’acqua non sia in grado di ricevere l’acqua depurata, specie nei piccoli corsi d’acqua. Si tratta allora di imporre alla derivazione un quantitativo di acquache migliori la situazione generata dal depuratore. Quanto alla regolazione degli invasi, uno dei criteri impone ai gestori di utilizzare meno le turbine perché i livelli minimi soddisfino esigenze diverse, ad esempio di tipo turistico, da giugno a settembre. Infine sulla distanza tra i depuratori, Canepel ha segnalato che il depuratore di Trento sud verrà chiuso mentre continuerà a funzionare a Trento nord. L’Adige ha una capacità di assorbimento importante, ma il problema riguarda le grandi quantità d’acqua scaricate a livello comunale.

L’assessore Tonina ha citato il caso del depuratore del Linfano dove di fronte a una piovosità abbondante va tutto in tilt. A Manica ha risposto che l’esecutivo sta lavorando su alternative alla gara perché a fine 2023 venga recepito l’emendamento presentato per allineare la scadenza delle nostre concessioni al resto d’Italia, nel luglio 2024. Per Tonina “sarebbe opportuno che il governo valutasse una possibile proroga. Il Ministro Cingolani – ha aggiunto – ha aperto uno spiraglio su questo punto. In Giunta è in atto una valutazione politica su questo tema, anche perché il percorso trentino è diverso rispetto ad altre regioni, con un gruppo come Dolomiti Energie che gestisce da anni le concessioni. Sui canoni ambientali la Giunta ritiene importante che vi sia una restituzione di risorse ai territori che in passato hanno subito un danno causato dalla costruzione delle Gdi. Quanto ai 15 criteri ambientali, la loro introduzione secondo Tonina produrrà in futuro ricadute positive nei territori.
Lucia Coppola (Misto-Europa Verde) ha ringraziato i funzionari e l’assessore per questi criteri che costituiscono una base indispensabile per il futuro.

Via libera anche ai criteri per il finanziamento delle Caserme dei vigili del fuoco volontari.

La Commissione si è espressa poi all’unanimità anche a favore della delibera illustrata dall’ingegner Ilenia Lazzeri, dirigente del Servizio Antincendi e Protezione Civile della Provincia, che ha spiegato i due allegati da cui è formato il provvedimento: il primo per rendere possibile il finanziamento di nuove caserme dei vigili del fuoco volontari: il secondo per concedere contributi finalizzati alla manutenzione straordinaria e ad adeguamenti tecnici di caserme già esistenti. Entrambi mirano a soddisfare l’esigenza di garantire una continua ed efficiente funzionalità di queste strutture nei vari territori comunali. Il budget complessivo messo a disposizione per l’eventuale costruzione di nuove caserme se l’esigenza risponde a questi criteri di valutazione, è di 10 milioni e 88mila euro. Il secondo provvedimento riguarda i criteri da rispettare per consentire alla Giunta provinciale di finanziare interventi di manutenzione solo straordinari nelle delle caserme già esistenti. Lazzeri ha precisato che tra l’altro si dovrà essere verificare se nei territori interessati vi siano manufatti da utilizzare per evitare, se possibile, nuove costruzioni. Per la valutazione dei nuovi interventi i criteri prevedono che venga accertata l’effettiva necessità nelle unioni distrettuali dei vigili del fuoco volontari. Periodicamente poi la Giunta provinciale definirà gli interventi prioritari e la spesa massima ammissibile. Quanto alle eventuali integrazioni di bandi di finanziamento ammessi in precedenza per manutenzioni straordinarie o adeguamenti tecnici, i requisiti sono tre: la necessità dell’intervento per garantire la fruibilità dell’opera, problematiche di tipo strutturale e il mutamento strategico delle scelte fatte tale a richiedere una progettazione diversa. Tra i casi ammessi a finanziamento vi è anche la distinzione dei servizi igienico-sanitari maschili e femminili, l’adeguamento degli impianti elettrici, dell’impianto idrico, antincendi e antisismico e di aspetti energetici. Sono esclusi interventi per arredi e corpi illuminanti.

Le domande dei consiglieri.
Ossanna ha osservato che a suo avviso è insufficiente l’aspetto economico dell’intervento previsto dalla Giunta e ha auspicato che la cifra si possa implementare. Quanto al secondo allegato ha chiesto di inserire nel provvedimento la previsione di adeguare i prezzi che ultimamente sono aumentati anche per le caserme già esistenti.
Manica ha posto una domanda sulla procedura di finanziamento per sapere se avrebbe senso che la Cassa antincendi consegni alla Giunta un elenco degli interventi prioritari rispetto alle domande di contributo pervenute.
Job ha proposto di inserire nell’allegato 1 il doppio spogliatoio e i doppi servizi per vigili del fuoco uomini e per vigili donne.

Le risposte di Lazzeri.
Lazzeri ha risposto a Ossanna sull’adeguamento dei finanziamenti ai prezzi che vi sono già domande per ottenere contributi ulteriori. Sono anche in corso istruttorie per stabilire gli spazi da destinare ai servizi igienici. Quanto alle priorità Lazzeri ha spiegato che l’indicazione non può venire dalla Cassa antincendi, perché la Federazione dei vigili si limita a valutare l’effettiva necessità dell’intervento. Solo la Giunta può stabilire quali interventi sono prioritari sulla base degli incontri effettuati nei 13 distretti dei corpi dei vigili del fuoco volontari.

Il Sindaco di Pergine Oss Emer ascoltato sulla petizione popolare sull’impianto di termoossidazione dei rifiuti progettato nell’ambito del territorio comunale.

La III Commissione ha poi ascoltato il Sindaco di Pergine Roberto Oss Emer sulla petizione popolare 18 che evidenzia la pericolosità del progetto di impianto sperimentale di termossidazione di rifiuti a Pergine Valsugana. Oss Emer ha ricordato che l’amministrazione comunale ha già condiviso il progetto. Ha aggiunto che in termini di consensi per lui sarebbe stato più comodo dire di no all’impianto, anche se la decisione appartiene alla Provincia. Il Sindaco ha sottolineato soprattutto i pareri favorevoli espressi sulla base di valutazioni rigorose dai servizi competenti della Provincia, i cui tecnici sono consapevoli della grave responsabilità che si sono assunti nel giudicare non pericoloso l’impianto. L’amministrazione comunale si è sentita tranquillizzata circa la sicurezza del progetto di impianto sperimentale anche in virtù del controllo giornaliero garantito dall’Appa, dall’Apss e dall’Università di Trento. Il Consiglio comunale ha quindi espresso a maggioranza il proprio parere favorevole all’impianto, salvo che nel caso dell’esponente dei Verdi e di altri di minoranza. Per Oss Emer è un bene per il Comune che quest’impianto sperimentale di sostituisca l’attuale sito da chiudere. Quanto alla petizione popolare, secondo il Sindaco le modalità di raccolta delle firme di sostegno tra cittadini sono state “disdicevoli”. Oss Emer ha ricordato che come l’Appa abbia evidenziato che i rischi sono minimi. E ha aggiunto di abitare con la sua famiglia a 350 metri dall’impianto progettato e che la scuola dell’infanzia all’asilo nido vicini al termoossidatore sono frequentati dai figli di un ingegnere dell’Appa. “Se non credo ad Appa non possono nemmeno credere ai camion con le bare che uscivano da Bergamo”, ha concluso.

 

Gli interventi dei consiglieri.
Coppola ha ricordato la contrarietà all’impianto espressa dai Medici per l’ambiente e ha ribadito le criticità derivanti dalla vicinanza dell’impianto a siti sensibili come la scuola dell’infanzia, dalla tipologia dei rifiuti bruciati tra cui anche resti di concerie e metalli pesanti, dall’inquinamento che potrà emergere nel tempo anche in considerazione dell’aumento del traffico. Proprio perché una sperimentazione come questa potrebbe avere esiti diversi, andrebbe a suo avviso effettuata in luoghi non rischiosi. I Medici per l’ambiente hanno sottolineato il problema dell’inquinamento da poveri sottili, che può provocare molti morti dovuti all’aria che si respira. Coppola si è infine detta dispiaciuta della delegittimazione emersa dalle parole del Sindaco riguardo alla raccolta delle firme dei cittadini che hanno sottoscritto la petizione, perché per la consigliera in realtà le persone che firmano sono informate e non si dovrebbero giudicare in modo così sommario. Ha perciò concluso condividendo il voto contrario all’impianto espresso dal rappresentante dei Verdi.
Il Sindaco ha reagito ribadendo il suo giudizio sulla raccolta delle firme, “perché a volte le modalità non sono irreprensibili”. Quanto ai rifiuti ha precisato che quelli che saranno conferiti in questo impianto “sono tutti non pericolosi”. Circa la vicinanza a luoghi sensibili, ha ripetuto di fidarsi dei tecnici di Appa che su argomenti come questo “non devono rispondere alla politica ma alla loro coscienza e hanno operato con grande professionalità”.

A Job che ha chiesto se il Comune abbia organizzato incontri pubblici con la cittadinanza prima di prendere la decisione in Consiglio, Oss Emer ha risposto di no perché quest’ultimo è stato eletto apposta dai cittadini per assumersi la responsabilità di scelte come questa. Sempre rivolgendosi a Job, dubbioso sulla localizzazione dell’impianto, il Sindaco ha citato la dottoressa Lo Cicero dell’Appa, la quale ha garantito che la quantità quotidiana di rifiuti conferiti sarà minima. Si escluderà così un gran viavai di automezzi per il trasporto. Inoltre i rifiuti finiranno in un locale chiuso che impedirà contaminazioni verso l’esterno.

Il dottor Gabriele Rampanelli del Settore Autorizzazioni e Controlli dell’Appa, ha sottolineato che la quantità di rifiuti che verranno portati in questo impianto è modestissima e la procedura di localizzazione ha tenuto conto di tutti i pareri tecnici per assicurare la sicurezza dell’area individuata per la gestione dei rifiuti.
Il Sindaco ha poi risposto a Job circa il soggetto che dovrà eventualmente bloccare l’operatività dell’impianto, ricordando che se Appa segnalerà che vi sono emissioni che non rispettano i parametri stabiliti, il consiglio comunale adotterà le decisioni del caso.

L’ing. Rampanelli ha aggiunto che un impianto che ha vari tipi di attività ambientali per la gestione dei rifiuti potrebbe compiere una vasta gamma di illeciti. A seconda di quel che può accadere, la competenza sugli interventi sarà del Comune o dell’Appa, ma sempre coordinata.
Coppola ha ricordato al Sindaco che esiste anche una democrazia partecipativa che si avvale anche dei pareri dei cittadini, come già accade in molte città d’Italia e d’Europa su temi importanti come la salute pubblica. Si tratta per i Comuni di raccogliere i pareri informati dei cittadini anche per mettersi al riparo dal rischio di calare le decisioni dall’alto.

Ossanna ha preannunciato che sulla relazione finale in merito a questa petizione esprimerà un voto di astensione, anche tenuto conto della crisi energetica in atto.
Job ha confessato che se un impianto del genere fosse stata proposto nel suo Comune avrebbe cercato di evitare di accogliere la struttura. Considerato infatti il momento storico che stiamo vivendo e viste le precedenti esperienze realizzate in Italia, questo è uno dei casi in cui sarebbe a suo avviso opportuno adottare una certa prudenza e incontrare i cittadini.
Coppola ha elencato i rifiuti rischiosi, tra cui anche metalli pesanti, che saranno conferiti in quest’impianto sperimentale, la cui tipologia non lascia tranquilli, come preoccupa anche la vicinanza con siti molto sensibili quali l’asilo nido e la scuola materna. Il rilascio dei fumi da un semplice camino è un ulteriore elemento di timore. E ha concluso sostenendo come Job circa l’opportunità di adottare in questo caso il principio di precauzione, per il possibile accumulo nei polmoni di sostanze pericolose come i metalli pesanti. E anche perché non si vede quali vantaggi ne trarrà la comunità di Pergine. Infine Coppola ha giudicato “molto fuori luogo” il giudizio del Sindaco sulla raccolta delle firme dei cittadini a sostegno della petizione. Cittadini che a suo avviso il consiglio comunale avrebbe dovuto incontrare.

Katia Rossato (FdI), critica con la localizzazione del termossidatore, ha ricordato che a Mori in località Casotte dove doveva trovare posto un gassificatore, l’incontro con la popolazione ha indotto a cambiare il sito. Forse poteva essere utile anche per il Comune di Pergine incontrare i cittadini, mentre questo confronto con gli abitanti è mancato. Chi vive nelle vicinanze dell’impianto, la casa potrà anche subire una riduzione del valore di mercato. Secondo Rossato non si capisce infine perché non si sia scelto di collocare l’impianto nella zona industirale di Pergine, a Cirè. E nemmeno che benefici ne trarrà Pergine.

Cavada, pur condividendo l’importanza dell’aspetto ambientale, ha ricordato che l’impianto è sperimentale e che i rifiuti previsti non sono pericolosi. A suo avviso poi non si può continuare a portare i rifiuti del Trentino, tanto più se non nocivi, in altre regioni. Occorre gestire i rifiuti prodotti nella nostra provincia, sia pure con monitoraggi e controlli maggiori. Per Cavada occorre ineifne aver fiducia negli organi di controllo e monitoraggio.
Manica ha evidenziato come su questo tema vi siano oggettivamente delle difficoltà a pronunciarsi. A suo parere non si possono non nutrire dei dubbi su questo impianto che ha suscitato preoccupazione nella comunità locale. Quanto al paragone con Mori, per Manica sarebbe utile capire se regge. Il ragionamento poi dev’essere svolto su scala provinciale e non locale, in vista del Piano di aggiornamento della gestione di rifiuti. Per Manica serverà su questo tema un passaggio in Commissione, “perché la scelta su questo punto sarà epocale”.

L’assessore Tonina ha sottolineato che la decisione che sarà adottata a livello provinciale non potrà prescindere dal parere dei tecnici.
Rampanelli ha ricordato che a Mori l’impianto doveva trattare rifiuti pericolosi, anche ospedalieri, per decine e decine di tonnellate all’anno. La differenza con il caso di Pergine è quindi enorme. E anche le dimensioni dei due impianti sono diverse: a Mori si trattava di un capannone che occupava una superficie di ettaro e articolato su vari piani, mentre il termossidatore di Pergine potrebbe essere contenuto in due container.
Job ha commentato che anche per questo si sarebbe potuta individuare un’altra collocazione.

Sì alla relazione sulla petizione contro la riattivazione del cementificio di Sarche.

La Commissione ha infine approvato all’unanimità anche la relazione conclusiva che ora sarà trasmessa a tutti i consiglieri provinciali e alla Giunta, sulla petizione popolare concernente la contrarietà alla riaccensione del forno del cementificio di Sarche.
Job ha preannunciato al riguardo un sopralluogo della Commissione sul posto, già concordato con l’azienda per fine maggio, quando l’impianto sarà a regime. E ha chiesto se sarà possibile che il cementificio utilizzi fanghi provenienti dal Trentino e non da fuori per evitare la circolazione di troppi mezzi in entrata e uscita dal territorio provinciale.
Rampanelli dopo aver ricordato che il forno dovrebbe essere acceso (tecnicamente si parla di “messa in esercizio”) oggi o domani, ha spiegato che i fanghi utilizzati sono quelli prodotti in Trentino dall’agenzia Adep, con cui l’azienda ha in corso una trattativa.

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