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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * QUINTA COMMISSIONE: « AUDIZIONE DELLE SCUOLE MUSICALI E RILANCIO DEL MUSEO DI SAN MICHELE »

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16.13 - martedì 6 luglio 2021

Quinta commissione, le scuole musicali escono dal Covid ferite ma hanno retto all’urto. Museo di San Michele, si lavora al piano di rilancio.

In Quinta commissione nella mattinata di oggi si è parlato della situazione delle scuole musicali e delle difficoltà causate dal Covid e del rilancio del Museo degli usi e dei costumi della gente trentina di San Michele.

La seduta della mattinata della Quinta commissione, presieduta da Alessia Ambrosi (FdI), di oggi si è aperta con una serie di audizioni con i componenti del Tavolo di coordinamento delle scuole musicali. Margherita Cogo, presidente della Scuola musicale delle Giudicarie ha riassunto la storia e la struttura normativa, professionale e contrattuale delle scuole trentine che oggi sono 13. Scuole che sono di fatto enti para pubblici e, ha detto Margherita Cogo, è giunto il momento di decidere sul loro futuro. Il dibattito è aperto: c’è chi ritiene, ha continuato, che la strada sia quella altoatesina, cioè pubblica, e chi invece pensa che le scuole trentine possano continuare ad essere para pubbliche ma con maggiori garanzie. Il Covid, per venire all’oggi, ha avuto un impatto fortissimo sugli iscritti e il personale: il valore della produzione nel 2020 – 21 è calato di 1 milione 535 mila euro (12 milioni 352 mila euro nel 2018 – 19; 10 milioni 817 nel 2020 – 21); gli allievi sono passati da 5963 a 5049 (- 15%); quelli delle bande da da 1766 a 1630 (- 7,7%); i progetti educativi si sono più che dimezzati passando da 12186 a 5673; il personale da 382 a 349 unità (-8,64%) . La dad ha funzionato, anche con buoni risultati, soprattutto nel lockdown del 2021. Ma la situazione delle scuole, ha detto infine la presidente Cogo, è pesante; il colpo sferrato dalla pandemia è stato pesante.

 

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Bisesti: il sistema delle musicali ha retto al Covid.

L’assessore Bisesti ha risposto che il sistema della scuole musicali ha affrontato la prova del Covid con efficienza, nonostante le difficoltà, e il prossimo anno potrà essere l’anno del ritorno alla normalità. Cogo ha detto che in questi due anni le scuole hanno “tormentato” l’assessorato sui problemi creati dalla pandemia e le risposte sono state buone, anche dal lato dei finanziamenti che sono rimasti invariati.

Lucia Coppola (Misto – Europa Verde) ha ricordato che il tema delle risorse per il rilancio post pandemia riguarda tutto il mondo della cultura, nelle specifico ha chiesto quali siano le esigenze urgenti delle scuole musicali. Sara Ferrari (Pd) ha affermato che la crisi Covid dovrebbe essere un momento propizio per ripensare questo importante servizio culturale e didattico e andare verso un nuovo corso. Quindi, ha chiesto a che punto è il percorso di confronto tra scuole e Pat, di cui ha accennato Margherita Cogo, e quale strada si intende seguire. Anche Paola Demagri (Patt) ha detto che si potrebbe utilizzare la fase post Covid (l’ha definita “l’eredita Covid”) anche rivedendo gli obiettivi formativi delle scuole. Inoltre, per la consigliera autonomista, in questa fase di calma, si dovrebbe guardare all’autunno preparando un piano A e un piano B per affrontare un possibile ritorno dell’epidemia. Pietro De Godenz (UpT) ha sottolineato l’importanza del ritorno di uno spirito unitario tra le scuole. Quindi, oggi è importante discutere del futuro, ma ha auspicato che il sistema rimanga quello attuale, di diritto privato, e quindi diverso da quello altoatesino. I due anni del Covid, ha sottolineato, hanno dimostrato la capacità delle scuole musicali di reagire e di garantire i livelli didattici.

Filippo Degasperi (Onda Civica), riconoscendo la capacità delle scuole di reagire, ha ricordato che il personale è stato l’unico a recuperare le ore del lockdown, ma ha aggiunto che il sistema delle 13 scuole sta arrivando al capolinea e bene ha fatto l’assessore a istituire il Tavolo. Oggi c’è trasparenza nelle assunzioni, contrariamente al passato, anche se rimane aperta la questione del contratto. La prospettiva altoatesina è la più alettante ma c’è una gamma di possibilità, ad esempio quella del consorzio o di una fondazione, per portare le scuole entro un recinto formativo. C’è poi l’ aspetto della “filiera” musicale, della quale fa parte il Conservatorio di Trento, che va fatta lavorare insieme.

Cogo: nelle assunzioni la trasparenza è massima.

Margherita Cogo ha corretto quello che ha detto Degasperi: non è vero, ha affermato, che nelle assunzioni c ‘è poca trasparenza e non ci sono clientele. Tra l’altro, 9 scuole sono coop di produzione lavoro e i docenti sono sempre stati coinvolti nella gestione. Il contratto collettivo è in funzione in 12 scuole; un contratto insostenibile, soprattutto per gli scatti di anzianità automatici e le ore che devono essere assegnate ai docenti anche se queste ore non ci sono. Di aggregazioni tra le scuole, ha detto ancora, non si è mai parlato e altri sono i ragionamenti e comunque non c’è ancora un obiettivo specifico. Nel mondo della musica trentino ci sono le scuole, le medie musicali e il Conservatorio, con quale il dialogo è partito ma se fino ad ora è stato difficile, così come serve un coordinamento, anche se i livelli qualitativi sono diversi, con le medie musicali. Le scuole non possono però rimanere così: non si possono avere tutti i problemi del pubblico e quelli del privati. Quindi, un’evoluzione ci vuole. Ma, ha aggiunto Margherita Cogo, per un paio d’anni si deve blindare il sistema, mantenendo le risorse anche per rimanere attrattivi verso il personale. Per ciò che riguarda Bolzano, il loro sistema pubblico offre dei vantaggi, ma dal punto di vista formativo loro guardano a noi. Degasperi ha ribattuto che c’è voluta una modifica della legge provinciale per garantire la trasparenza delle assunzioni; passi avanti ne sono stati fatti ma grazie al Consiglio provinciale. E comunque, quando i consiglieri provinciali chiedono i compensi dei direttori si risponde ancora che le scuole sono private.
Marta Rizzi, rappresentante degli insegnanti, ha affermato che le scuole non sono solo i cda; ci anche i dipendenti e ha ricordato che le difficoltà, anche economicamente, sono state pagate dagli insegnanti. Sul futuro delle scuole c’è la disponibilità al dialogo, tenendo però presente il ruolo del personale.

 

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Ambrosi: stati generali delle scuole musicali dell’Euregio.

L’assessore ha chiuso l’audizione affermando che il modello è positivo e sano. In primo luogo perché garantisce l’autonomia delle scuole in collegamento con il pubblico. In questi due anni c’è stato uno spirito di collaborazione che va allargato con le altre realtà che si occupano di cultura musicale. Il tema non è quello delle fusioni, ma è quello della creazione di sinergie. Per ciò che riguarda il Covid, ha continuato Bisesti, si sta elaborando per l’autunno un piano per tutto il sistema scolastico anche se diverso da quello dello scorso anno. Alessia Ambrosi ha concluso affermando che le scuole sono una risorsa straordinaria e si potrebbe pensare agli Stati generali delle scuole musicali allargati alle regioni dell’Euregio.

 

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Museo di San Michele, a settembre il piano di rilancio.

Infine, in Quinta commissione sono stati ascoltati il presidente del Museo di San Michele Ezio Amistadi e il sostituto del direttore Lionello Zanella. Amistadi ha affermato che si parte da un Museo che è passato da 17 a 13 dipendenti, con un patrimonio composto, oltre che dall’edificio, da 8000 mila manufatti esposti e una biblioteca che contiene 21 mila libri. Un patrimonio , in termini monetari, stimabile in 11 – 12 milioni di euro e il costo è di un milione 200 mila euro all’anno. Il Museo vive di biglietti, nel 2019 hanno portato nelle casse 40 mila euro, il reso viene dalla Pat. Già con i numeri dei biglietti si capisce che si tratta di un museo che dev’essere rilanciato, che ha poca visibilità che, insomma, è scarsamente percepito dal pubblico. Il presidente ha ricordato in Commissione che, per avere il polso di come e quanto è conosciuto il Museo degli usi e costumi della gente trentina, sono stati somministrati 800 questionari in alcune scuole trentine e tra gli studenti dell’Università Lettere e Economia, e tra le pro loco e dall’analisi è emerso che 56% degli intervistati non sa nemmeno dell’esistenza del Museo. Con punte a Riva dove gli studenti che lo conoscono sono solo il 20%. Quindi la scarsa notorietà è evidente ed è testimoniata dai 7000 visitatori del 2019. Pochi sono gli eventi scientificamente rilevanti e pochi i rapporti scientifici anche se ci sono progetti che stanno andando avanti con la Sat, la diocesi, Dolomiti Unesco e la Fondazione Mach con la quale non c’è mai stato alcun rapporto. Alzare il numero di visitatori, non è tanto una questione economica, ha aggiunto Amistadi, ma è soprattutto un mezzo per poter chiedere di più alla Pat. Quindi, il piano di rilancio deve far conoscere il museo, portare visitatori e convincere i portatori d’interessi a investire. Serve una strategia comunicativa precisa, ogni progetto deve avere ricadute precise e risultati attesi. La notorietà si aumenta creando eventi e attrazioni. Quindi, San Michele va reso appetibile soprattutto alle nuove generazioni creando occasioni importanti.

 

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Il Museo è ancora quello di Sebesta.

Il Museo, insomma, non può rimanere quello che è, perché è ancora quello di Giuseppe Sebesta, quello di 50 anni fa. Serve sviluppare maggiormente la didattica, creare eventi con gli enti territoriali ( si farà un’iniziativa con San Michele, una mostra sulle carte di regola); va sviluppato il patrimonio della biblioteca, vanno anticipate le tendenze culturali, si devono organizzare convegni per abituare la gente a venire al Museo. Inoltre, vanno allacciati rapporti con altre strutture per collaborazioni sul piano del marketing e va potenziata l’azione degli Amici del Museo. A settembre, in occasione della festa del Patrono di San Michele, verrà presentato un progetto di rilancio dettagliato.
Lionello Zanella ha descritto l’attività dell’anno in corso appesantita che è stata appesantita dal Covid. La didattica, ha ricordato, è centrale per il Museo, gli studenti rappresentano il 50% delle visite, ma la didattica è oggi priva di personale. Nel complesso il personale è calato da 17 a 13, manca anche il manutentore, si è passati dai sette custodi del 1990, a uno. Le linee programmatiche, quindi, vanno accompagnate all’adeguamento del personale.

 

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Bene il programma di rilancio, ma non dimentichiamo l’aspetto scientifico.

L’assessore Bisesti ha affermato che il museo va rilanciato e ammodernato. Non si tratta solo di investire risorse economiche, ma di rinnovare l’impostazione per permettere al patrimonio culturale di S. Michele di esprimersi. Per l’assessore il collegamento col territorio è decisivo, senza però perdere di vista le ambizioni di un’apertura verso l’esterno.
Sara Ferrari (Pd) ha affermato che il Museo ha potenzialità inespresse ma il rilancio sarebbe potuto avvenire anche senza il defenestramento del direttore che è ormai prossimo alla pensione. Oggi è il tempo di aprire le porte alla sperimentazione e molte delle cose anticipate dal presidente sono condivisibili. Ma c’è la necessità di un comitato scientifico forte che accompagni le scelte che, a quanto pare, hanno un taglio aziendalistico. Inoltre, secondo la capogruppo Pd, il sondaggio su San Michele presentato dal presidente andrebbe esteso a tutte le realtà museali e culturali trentine.

Lucia Coppola ha detto di essere stata turbata dalla sostituzione, che ha definito “brutale”, del direttore Kezich che ha dato molto all’istituzione museale. Ma al di là di questa scelta di cattivo gusto, secondo la consigliera di Europa Verde, il Museo è importante, in particolare per le scuole perché permette ai ragazzi a riscoprire le loro radici. Il rilancio presentato dal presidente è convincente, ma è indispensabile dare a San Michele le risorse indispensabili, dal personale alla promozione, per realizzare questo piano d’azione. Un piano che però deve avere una base scientifica forte. Anche per Alex Marini (Misto – 5 Stelle) è impossibile pensare al Museo senza una guida scientifica, ma ha ricordato che già nel novembre 2019 si parlava di un piano marketing per San Michele ed era stata posta in evidenza il problema delle risorse umane.

Il presidente Amistadi ha precisato che lo statuto del Museo non prevede il direttore scientifico ma assegna al direttore competenze manageriali. La parte scientifica, ovviamente, non può essere abbandonata ma va resa visibile negli eventi e non può venire dispersa. Inoltre, ha ricordato ancora, c’è un comitato scientifico che ha il compito di valutare le iniziative. Sul piano comunicativo, secondo Amistadi, vanno creati eventi che vanno nella direzione degli interessi del pubblico. Altrimenti, se si fa un piano di comunicazione per un museo che non ha appeal, si buttano via i soldi pubblici.

La commissione, infine, ha votato all’unanimità la relazione sulla petizione in materia di apertura estiva delle scuola.

 

 

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