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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * QUARTA COMMISSIONE: « IL PUNTO SULLE PARI OPPORTUNITÀ / RIORGANIZZAZIONE SANITARIA / ASSISTENZA PSICOLOGICA CAUSA COVID »

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19.01 - mercoledì 30 marzo 2022

Oggi in IV Commissione il punto sulle pari opportunità, la riorganizzazione sanitaria sul territorio che rischia di penalizzare la val di Cembra e la necessità di attivare l’assistenza psicologica per fronteggiare i disturbi mentali e lo stress causato anche dal Covid

La Quarta Commissione presieduta da Claudio Cia (FdI) ha incontrato oggi la presidente della Commissione provinciale per le pari opportunità tra donna e uomo (Cpo) Paola Taufer, che ha presentato la relazione sull’attività svolta l’anno scorso e il report biennale sullo stato di attuazione della legge 13 del 2012 sulle pari opportunità. A seguire l’organo consiliare si è confrontato con il Sindaco Comune di Giovo Vittorio Stonfer, che ha chiesto di rivedere la riorganizzazione territoriale dei servizi sanitari perché non siano penalizzati i residenti della val di Cembra.

I commissari hanno ascoltato infine la presidente dell’Ordine degli psicologi provinciale Roberta Bonmassar, che ha evidenziato la necessità di investire sugli interventi per l’assistenza psicologica dei tanti soggetti affetti da disturbi mentali e legati allo stress anche in seguito alla crisi causata dal Sars-Cov-2. In particolare è stato evidenziato il problema dei preadolescenti e degli adolescenti che per la loro fragilità hanno patito le maggiori ripercussioni psicologiche negative della pandemia.

 

Taufer: la Cpo ha lavorato “dal basso” insieme alle realtà territoriali.

La presidente della Cpo Paola Taufer, accompagnata dalla vicepresidente Carla Reale e Anna Ress, autrice del rapporto biennale sullo stato di attuazione della legge provinciale 13 del 2012 sulle pari opportunità, ha parlato delle modalità adottate per lavorare l’anno scorso (in allegato, il testo della relazione 2021). Evidenziando che la Cpo ha scelto di collaborare con le varie realtà territoriali della provincia interessate al tema delle pari opportunità, anche le più lontane da Trento. Comuni, Comunità di valle, distretti famiglia e scuole sono state perciò contattate e coinvolte dalla Cpo e hanno così collaborato in particolare sul tema delle violenze e delle discriminazioni di genere, del lavoro femminile, della medicina di genere, del rispetto nelle relazioni e nella comunicazione anche attraverso i social e della partecipazione delle donne alla politica.

Taufer ha sottolineato che la risposta dei territori c’è stata e che insieme alle realtà locali sono state ideate e organizzate iniziative in modo strutturato e duraturo nel tempo con una serie di webinar o con incontri in presenza. Se la pandemia ha penalizzato le modalità di intervento in presenza, ha però anche aperto all’utilizzo di nuovi strumenti come i social per raggiungere sedi lontane e soprattutto i giovani che non sarebbe stato facile incontrare in presenza. La Cpo si è dotata di un proprio canale YouTube e ha rafforzato la presenza su facebook. Taufer si è poi soffermata sul progetto “Ma quanto erano forti le nostre antenate”, concretizzatasi nella pubblicazione del volume “33 trentine”. Si è voluti uscire dallo stereotipo “quello che fanno le donne va sempre bene”, perseguendo l’obiettivo di evitare che importanti figure femminili del passato che nel corso dei secoli sono nate o hanno operato in Trentino in molti ambiti dando un notevole contributo alla comunità siano consegnate all’oblio. Si tratta di valorizzare queste donne e la Cpo lo ha fatto con sei webinar dal novembre 2021 fino ad oggi ed esponendo le loro biografie nelle vie e nei parchi di Trento anche a beneficio delle scuole.

 

Carla Reale: importante il focus sulla violenza economica nelle famiglie.

La vicepresidente della Cpo Carla Reale ha sottolineato l’ambito delle attività messe in campo per la prevenzione della violenza di genere sulle donne, in particolare con una ricerca e dedicata al tema della violenza economica in provincia di Trento, fin’ora considerato secondario se non ignorato. Senonché i dati dimostrano la violenza causata dalla dipendenza economica che le donne subiscono soprattutto in ambito domestico. Un apposito report pubblicato dalla Cpo mette in evidenza il problema denunciato dalla ricerca, riconducibile anche al basso grado di interesse e di conoscenza delle questioni economiche e finanziarie da parte delle donne. Per questo – ha proseguito Reale – la Cpo ritiene fondamentale sviluppare un’educazione delle donne su questo tema sul quale ha organizzato il seminario “se vuoi contare conta bene”. Sempre per la questione della violenza di genere, Reale ha ricordato che la Cpo partecipa al Comitato provinciale per la tutela delle donne vittime di violenza e che oggi più che mai occorre moltiplicare gli sforzi per la prevenzione di questo grave fenomeno.
Infine ha ricordato che la legge provinciale sulle pari opportunità prevede la predisposizione di un rapporto biennale sullo stato di attuazione della normativa. E che nel 2021 la Cpo ha affidato l’incarico di questa verifica all’Università di Trento.

 

Il report: la situazione delle pari opportunità in Trentino è migliore rispetto ad altre regioni d’Italia ma resta ancora molto lavoro da fare soprattutto in ambito lavorativo.

La dottoressa Anna Ress, autrice del rapporto di ricerca sulla situazione delle pari opportunità in Trentino, ha sintetizzato il lavoro ricordando di aver considerato vari aspetti e problemi della condizione femminile in Trentino, compresa la questione dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid. L’indagine, realizzata con la supervisione della dott.ssa Barbara Poggio, ha permesso di raccogliere prima e di disaggregare poi per genere dati di trend e di effettuare comparazioni rispetto al quadro nazionale ed europeo. I due aspetti analizzati sono la crisi economica nel 2018 e la crisi pandemica dopo il 2019. Durante la pandemia la ricerca evidenzia che si è verificato un calo della fecondità delle donne, con una procrastinazione notevole del primo figlio, maggiori difficoltà interne ai nuclei familiari e nella conciliazione famiglia-lavoro. La tendenza è a una instabilità coniugale, alla crescita di famiglie uni-personale con donne sole e di genitori soli con figli. Si registra anche un aumento sia della popolazione anziana e dell’invecchiamento in Trentino sia dei fenomeni migratori. Emerge che le donne straniere sono doppiamente svantaggiate in quanto donne e in quanto straniere. Nel settore dell’istruzione le ragazze ottengono risultati migliori dei maschi ma questo poi non paga nel mercato del lavoro. Le scelte degli indirizzi di studio sono però ancora fortemente legate al genere. C’è poi un divario digitale di genere e anche questo limita l’accesso delle donne alle professioni migliori.

Quanto alla salute, la speranza di vita risulta più alta nelle donne, anche se durante la pandemia è calata di un decennio. Vi sono malattie che colpiscono più gli uomini, come i tumori, e altre che colpiscono più le donne, come le patologie psichiche e i disturbi psicologici. Durante la pandemia vi è stato un peggioramento degli stili di vita per le donne, molte delle quali non hanno praticato attività fisica avendo poco tempo libero a disposizione. Capitolo partecipazione: le donne in Trentino occupano ancora pochi posti apicali e l’uguaglianza con gli uomini nella vita pubblica è un traguardo molto lontano. Nelle scuole sono in calo le donne dirigenti. Nell’imprenditoria l’occupazione femminile è caratterizzata da una maggiore precarietà e sono ancora molto diffusi tra le donne il part-time volontario e il lavoro a termine.

Insomma, l’instabilità del lavoro riguarda più le donne degli uomini. In Trentino persistono anche forti disparità di reddito tra donne e uomini, Conciliazione: le donne dedicano molte più ore di lavoro degli uomini nel lavoro non retribuito. Un dato positivo è che il Trentino ha una situazione migliore di altre regioni quanto alla presenza di servizi educativi nella prima infanzia. Ultimo capitolo: la violenza di genere. Dalla ricerca emerge l’intreccio tra disuguaglianze strutturali, comprese quelle economiche, e violenza sulle donne. Violenza che è andata peggiorando con la pandemia anche a causa del confinamento domestico. Ora la situazione è aggravata dalla crisi economica. Le denunce durante la pandemia sono diminuite e vi sono stati quindi meno percorsi giudiziari. La violenza si diffonde dove la cultura e le norme giustificano comportamenti dominanti da parte degli uomini. Su questo fronte vi è molta attività educativa e di prevenzione da fare. In generale, comunque – ha concluso Ress – il Trentino presenta una situazione migliore rispetto al restante panorama italiano per molti indicatori in materia di parità di genere. Restano tuttavia disparità nella precarietà del lavoro e un divario nella scelta delle discipline di studio e di lavoro scientifiche e tecnologiche. I passi da compiere nella nostra provincia devono andare nella direzione dei Paesi europei più avanzati nel campo delle politiche di genere.

 

Le domande e le osservazioni dei consiglieri.

Alex Marini (Misto-5 Stelle) ha posto una domanda sulla minore rappresentanza delle donne in politica per sapere se la Cpo immagina nuove logiche di selezione della classe dirigente.
Sara Ferrari (Pd) ha chiesto perché non sia adeguatamente applicata la legge 13 del 2012 sulle pari opportunità perché nel sito non si trovino i dati come previsto dalle norme. Ha poi ricordato che oggi la raccolta dei dati, un tempo a carico dell’assessorato, è svolta dalla Cpo. E ha domandato se la Cpo si è occupata dello stato di applicazione della legge.

Paolo Zanella (Futura) ha ribadito il suo no al ripristino nella legge elettorale del Trentino della terza preferenza di genere, che a suo avviso segnerebbe un arretramento nella parità di genere. Quanto alla scuola il consigliere ha lamentato la scarsa convinzione con cui sono portati avanti i corsi sull’educazione di genere, con pochi progetti in poche scuole. Dal punto di vista istituzionale questa è una grave lacuna. Zanella ha chiesto se vi siano dati al riguardo.
Paola Demagri (Patt) ha ringraziato la Cpo per il lavoro svolto e per i contenuti della ricerca messi a disposizione.

Mara Dalzocchio (Lega) si è unita all’apprezzamento per il lavoro della Cpo e ha sottolineato quanto sia stato importante mettere l’accento sulla violenza economica che le donne subiscono. Ha esortato ad evitare affermazioni di tipo ideologico quando si parla di parità di genere per non demonizzare sensibilità politiche diverse quando è certo che tutti hanno a cuore le pari opportunità. Va sfatato il pregiudizio che questo sia un tema appartenente a un solo schieramento politico, perché non vi è chi non voglia contrastare la violenza di genere.
Luca Zeni (Pd) ha chiesto chiarimenti sul tema della medicina di genere.

Laura Castagnaro, dell’ufficio competente della Provincia ha precisato che nella sezione del sito dell’Agenzia della famiglia vi è un focus dedicato alle pari opportunità in cui si stanno recuperando tutti i dati pregressi. Un altro focus riguarda la violenza di genere e in quell’ambito sono presentati tutti i servizi messi a disposizione delle donne dalla Provincia per la loro tutela e assistenza. Altro tema che impegna la Giunta: i contributi concessi per i progetti e le iniziative di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne. Il 19 aprile scadrà il termine del bando per presentare progetti sui quali chiedere il contributo.

Taufer ha rinviato al convegno organizzato dalla Cpo lunedì 4 aprile alle 17.00 nella sala di rappresentanza della Regione, dove tutti questi temi saranno approfonditi. E ha poi risposto alle questioni sollevate dai consiglieri. Medicina di genere: la Cpo ha più volte sollecitato la riapertura dell’apposito Tavolo. Elettorato: da quest’anno la Cpo accentuerà l’invito rivolto alle donne perché si avvicinino alla politica in tutti i territori del Trentino. Corsi di genere nelle scuole: la Cpo va già negli istituti per parlare agli studenti di pari opportunità.

Si ricorda che venerdì alle 11.00 nella sede del Consiglio in via Manci 27 (sala presidenza), la Cpo presenterà agli organi di informazione il report “Monitoraggio della situazione della Pari Opportunità in provincia di Trento”.

 

L’appello del Sindaco di Giovo: la riorganizzazione sanitaria non penalizzi i cembrani.

Il Sindaco di Giovo Vittorio Stonfer, che rappresenta anche la Val di Cembra in seno al Consiglio delle autonomie locali, ha premesso di voler evitare polemiche e di essere intervenuto al solo scopo di esprimere alcune riserve sulla riorganizzazione della sanità perché si possano apportare delle modifiche al provvedimento. Il problema per Stonfer è geografico e sta nell’inserimento di Giovo e di tutta la Val di Cembra nell’area est (una delle tre previste dalla riorganizzazione), collocazione che comporterebbe disegni alla popolazione residente per gli spostamenti, perché alcuni Comuni gravitano più verso Trento e altri verso la valle di Fiemme. Il Sindaco ha sottolineato di rappresentare anche tutti gli altri Primi Cittadini del territorio e ha evidenziato che Giovo è più vicino alla valle dell’Adige, mentre i residenti di altri centri della val di Cembra per l’assistenza sanitaria e i medici di base si appoggiano alla valle di Fiemme. Stonfer ha concluso ricordando di aver sottoposto nei mesi scorsi la questione ai vertici dell’Apss e all’assessora Segnana, incontrando sempre grande attenzione.

Zanella ha ricordato che il problema della val di Cembra riguardava anche l’organizzazione sanitaria precedente. E che secondo lui la soluzione consiste nell’inserire la val di Cembra in due diverse aree di servizi sanitari. Ha poi ricordato che la IV Commissione aveva bocciato a maggioranza la riorganizzazione con i tre distretti ma che la decisione finale spetta alla Giunta e non al Consiglio provinciale che può al massimo esercitare un pressing politico.
Demagri ha osservato che il problema evidenziato dal Sindaco non sarebbe stato sollevato se il confronto avesse preceduto la scelta dei distretti rispetto all’articolazione geografica delle valli. Anche la consigliera ha evidenziato lo scarsissimo potere di quest’organo rispetto alle scelte della Giunta soprattutto sulla distribuzione e sul numero dei distretti.

Cia ha segnalato che anche il gruppo di Fratelli d’Italia da lui rappresentato si era espresso contro la riorganizzazione dell’Apss così com’era stata prefigurata dalla Giunta, anche se poi l’assessora si era dimostrata sensibile alle osservazioni emerse sull’argomento. Anche lui ha precisato che la IV Commissione può solo sperare che la Giunta ascolti la voce dei territori.
Il Sindaco Stonfer ha concluso affermando di voler credere alla disponibilità mostrata dall’assessorato e dell’Apss nei confronti delle sue richieste nella delibera sulla riorganizzazione. E ha chiesto di non considerare tanto i numeri degli abitanti di questo o quel versante della valle ma di preoccuparsi piuttosto di non creare scompensi e disagi ai residenti.
Cristina Apolloni, in rappresentanza dell’assessorato alla salute, ha assicurato che riporterà l’appello del Sindaco a Segnana e al dirigente Ruscitti.

 

Gli psicologi chiedono di investire sull’assistenza tempestiva alle tante persone affette da disturbi mentali e da stress anche collegati al Covid, in particolare gli adolescenti.

La presidente dell’Ordine degli psicologici della provincia, Roberta Bonmassar, accompagnata dal consigliere Carlo Dalmonego (questa audizione – ha ricordato il presidente Cia – era stata proposta da Paola Demagri), ha ricordato gli investimenti pari a circa 2 milioni di euro previsti per l’assistenza delle persone con disturbi mentali e dovuti a stress anche in seguito all’epidemia. Vi sono – ha spiegato – disturbi di tipo depressivo e altri legati all’ansia. Un documento redatto dall’Istituto superiore di sanità sulle terapie psicologiche per l’ansia e la depressione del 2022, segnala che il 10% della popolazione, pari a 6 milioni di italiani, soffre di questo malessere e i sintomi sono distribuiti in tutte le fasce di età.

I disturbi psicologici sono la seconda malattia dopo i problemi cardiovascolari per rilevanza economica e sociale. E causano la perdita di molti anni di vita in buona salute. Il tema da affrontare – ha proseguito – è quello del rapporto costi-benefici. Tutte le ricerche confermano che le terapie psicologiche mostrano efficacia sul breve e soprattutto sul lungo termine, a differenza delle terapie che utilizzano psicofarmaci. L’intervento psicologico è quindi il più utile e conveniente. A una diagnosi per patologia fisica, infatti, si affianca spesso un disturbo di origine psicologica. Un intervento psicologico riduce anche la spesa per l’ospedalizzazione e per la perdita di giorni di lavoro. Sul bilancio dello Stato questi disturbi pesano per 4 miliardi di euro all’anno in termini previdenziali. Non va dimenticato poi, per Bonmassar, che il Trentino prevede l’intervento degli psicologi con la legge 13 del 2007 sulle politiche sociali, eppure proprio questa figura è l’unica fin’ora non attivata tra tutti gli operatori citati.

Ciò significa che i servizi sociali sono attualmente sguarniti nelle risposte da dare ai problemi che emergono su questo versante. L’Ordine degli psicologici – ha concluso la presidente – chiede quindi che nella riforma dell’organizzazione della sanità prefigurata dalla Provincia con le Case della Comunità, in cui sono previsti medici, infermieri e altri operatori non meglio specificati, si espliciti anche la presenza degli psicologici. Creando così una rete primaria in grado di intercettare il bisogno con uno psicologo affiancato al medico di medicina generale per poter fronteggiare un alto numero di problematiche da sottoporre solo in seguito ai servizi specialistici. La legge 13 mette per questo a disposizione risorse che non sono state ancora utilizzate. Anche perché il meccanismo previsto risulta farraginoso, da semplificare e rivedere in alcuni aspetti. Facilitando l’accesso alla cure psicologiche. Sulla scuola Bonmassar ha ricordato che vi è con la Provincia un Tavolo aperto dove l’Ordine intende fare la propria parte. A suo avviso, infine, anche per i profughi ucraini occorrerà prevedere un adeguato intervento di supporto psicologico. Il focus – ha aggiunto Dalmonego – non è la cura ma la prevenzione.

 

Le domande dei consiglieri e le risposte dell’Ordine.

Demagri ha chiesto cosa pensi l’Ordine degli psicologi della riorganizzazione sanitaria, se questi professionisti siano stati coinvolti e se la riforma tenga conto della problematica sollevata. E ha domandato chiarimenti sull’accesso alle prestazioni degli psicologi, sui costi e sull’equità delle cure rispetto ad altri specialisti.

Zanella ha chiesto notizie sul disagio che si registra nelle scuole tra i preadolescenti e gli adolescenti, e non solo legato al Covid, con poche risposte da parte del pubblico. Si tratta – ha osservato – di una fascia di età “un po’ orfana”, perché gli specialisti difficilmente se ne fanno carico sia nei servizi di prevenzione sia nei servizi di cura. Seconda domanda: al di là dei disturbi da ansia e depressione, quali altri problemi psicologici emergono in termini di fragilità nelle persone? Fragilità che sembra in aumento nella nostra società?

La presidente Bonmassar ha risposto che la riforma dell’organizzazione sanitaria non è stata preventivamente discussa dalla Provincia con l’Ordine degli psicologici. Quanto alla possibilità dei rimborsi a prestazioni, a Bonmassar non risulta che esistano, tanto che l’Ordine si è convenzionato con una società. Sull’accesso ai servizi è fondamentale renderlo più lineare e semplice possibile. La presidente ha precisato che gli psichiatri rispetto agli psicologici puntano maggiormente sui farmaci e meno sulle relazioni. Quanto al problema degli adolescenti, per Bonmassar oggi c’è indubbiamente un grande vuoto, perché questa è un’età di passaggio tra la condizione di minorenni e quella di ragazzi in grado di fare una autodiagnosi. Per avrebbero bisogno di un servizio psicologico a cui rivolgersi e a cui chiedere di essere seguiti. Ecco perché un investimento su questa fascia di età sarebbe davvero prezioso in termini di prevenzione.

Dalmonego ha sottolineato la necessità di lavorare per una sinergia tra servizi sanitari medici, psicologici, sociali e psichiatrici, perché vi è sempre più bisogno di complementarietà. Accade spesso che i problemi apparentemente cardiaci per cui le persone si presentano al pronto soccorso risultano poi dovuti al panico. Per Dalmonego, poi, è sbagliato contrapporre pubblico e privato. Perché più il pubblico è efficiente e più il privato risponderà sul piano della libertà di rivolgersi al professionista preferito e dovrà posizionarsi a complemento del pubblico. Infine serve “una procedura un po’ meno barocca per accedere a un servizio di assistenza psicologica”, che oggi implica troppe carte e troppi colloqui. Il problema è semplificare le procedure facendo risparmiare tempo e denaro alle persone.

 

 

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