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CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * QUARTA COMMISSIONE: « AUDIZIONI AL DISEGNO DI LEGGE 104 DEL CONSIGLIERE ALESSANDRO OLIVI (PD), DI MODIFICA ALLA LEGGE SU BENESSERE FAMILIARE E ASSEGNO UNICO »

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13.21 - giovedì 24 marzo 2022

Si sono svolte questa mattina presso la Quarta Commissione di Claudio Cia, le audizioni al disegno di legge 104 del consigliere Alessandro Olivi (PD) di modifica alla legge vigente sul benessere familiare e sull’assegno unico provinciale.
Diamo conto in allegato delle posizioni e del dibattito emersi.

 

Assegno unico, in corso considerazioni in ambito giuridico, economico e di coerenza del sistema
Luciano Malfer, Renza Pecoraro e Gianfranco Zoppi sono intervenuti in rappresentanza dell’Agenzia per la coesione sociale, la famiglia e la natalità e dell’Agenzia provinciale per l’assistenza e la previdenza integrativa. Sul primo comma del primo articolo, ha detto Luciano Malfer -che ha premesso di aver istruito le osservazioni in chiave tecnica, dopo il confronto con la parte politica- non ci sono obiezioni quanto al richiamo alla dichiarazione del diritto internazionale del fanciullo. Sulle previsioni di cui al comma 2 e 3 ci sono invece alcuni aspetti da considerare, nell’ambito di un’analisi di contesto giuridica, di impatto economico e di coerenza con il sistema: il primo è il fatto che dal primo marzo 2022 è entrato in vigore l’assegno unico universale che modula tutti gli altri interventi e i riconoscimenti economici che venivano erogati in passato. E’ in corso un lavoro per rivedere e integrare il sistema di interventi a livello locale e la misura include anche l’assegno di natalità, in fase di ripensamento. Il secondo elemento che richiama l’articolo è che la disciplina dei requisiti di accesso all’assegno di natalità fa riferimento a quelli del reddito di cittadinanza. La Pat sta istruendo anche questo passaggio rispetto al mutato contesto, che richiede una valutazione dell’elemento economico a carico del bilancio provinciale e uno giuridico, visto che c’è una recente sentenza in merito che dovrà essere valutata. Gianfranco Zoppi non ha osservato alcun rilievo tecnico sul disegno di legge, che complessivamente non produrrebbe problemi nella gestione della nuova disciplina. Per quanto attiene l’impatto finanziario invece, nel caso in cui entrasse in vigore il disegno di legge si registrerebbe il 5% in più di beneficiari con un aumento della spesa di circa 150.000 euro. A titolo conoscitivo, per l’assegno di natalità, su un totale di 3739 beneficiari 3215 sono italiani (86%), 116 europei (3%) e 408 extraeuropei (11%).

 

Sindacati: parere favorevole al ddl Olivi perché elimina le discriminazioni e rende strutturale uno strumento sperimentale
Salvatore Casella (Acli) ha rilevato un certo ritardo nei termini di presentazione delle domande che stanno causando un po’ di confusione. Lo scorso anno, l’assegno unico era partito il 22 marzo mentre oggi stiamo ancora discutendo delle regole. Il presidente di Acli Luca Oliver ha aggiunto che il tema è molto delicato e dobbiamo essere consapevoli che l’introduzione del criterio di residenza di 10 anni per accedere a certe misure ci rende unici in Italia in senso negativo, perché crea differenze e distanze tra i cittadini. L’Icef è uno strumento che consente di modulare in maniera perfetta le risorse: porre vincoli di natura discriminatoria non ha nulla a che fare con l’equità e significa solo fare dei passi indietro rispetto al passato.
Sul criterio di residenza Andrea Grosselli (Cigil), Andrea Bezzi (Cgil) e Walter Alotti (Uil) hanno condiviso la critica avanzata da Oliver e hanno espresso la propria condivisione per la proposta di modifica di Olivi che supera il principio discriminatorio della residenzialità di 10 anni per accedere all’assegno di natalità e rende strutturale uno strumento fin qui sperimentale. Grosselli ha aggiunto che il principio è oltre che politico, giuridico e che la previsione dei 10 anni di residenza non si può applicare a tutte le politiche sociali perché all’evidenza del giudizio del tribunale non è sostenibile e si è visto anche con altre norme impugnate dalla Corte costituzionale. Abbiamo una bassa natalità e un mercato del lavoro che si sta contraendo per carenza di manodopera: operare affinché queste famiglie restino sulla nostra terra dovrebbe essere un interesse egoistico ed ostacolarle non fa gli interessi di questo territorio.

 

Il dibattito
Alessandro Olivi (PD) ha sottolineato che il sistema del welfare trentino è impropriamente collegato alla norma del reddito di cittadinanza, nel senso che le misure per la natalità, per la casa, per i bambini dovrebbero essere ancorate a criteri più flessibili. Il punto è se noi in Trentino vogliamo essere più restrittivi di tutti, introducendo una previsione che sarebbe in contrasto con la normativa dell’assegno unico universale.
Paolo Zanella (Futura) ha definito miope l’attuale politica trentina, dal momento che il vecchio continente ha bisogno di persone che migrano e questo fenomeno dovrebbe essere visto come un’opportunità, secondo un approccio solidale. Ha poi evidenziato un fatto molto grave, ovvero che l’ufficio nazionale anti discriminazioni ha accusato la nostra Provincia di razzismo, una cosa a suo avviso inaudita.
Paola Demagri (Patt) ha espresso sostegno alla proposta del collega Olivi, mettendo in guardia da politiche restrittive in un momento particolarmente difficile per la carenza di personale, sopratutto nell’ambito sanitario e turistico.
Alex Marini (Misto-5 Stelle) ha svolto alcune considerazioni sulla procedura, osservando che questo disegno di legge arriverà in aula e sarà bocciato, senza poter incidere sulle politiche famigliari. Sarebbe utile abbinare queste proposte alle leggi di bilancio e di assestamento di bilancio, ha suggerito per rafforzare la partecipazione delle parti sociali alla definizione delle politiche. Quanto all’inclusione ha richiamato la sua proposta, a suo tempo snobbata, di allargare la partecipazione e la capacità di incidere sulle politiche pubbliche economiche e sociali anche ai comuni.
Grosselli ha ricordato che in altri paesi in Europa la partecipazione è senz’altro più ampia e ci sono strumenti dedicati in tal senso. Quanto al disegno di legge in discussione, la contrarietà avrebbe una funzione esclusivamente politica e discriminatoria, dal momento che l’impatto finanziario della norma non sarebbe significativo. Alotti ha richiamato la Consulta dei cittadini stranieri a Bolzano che si affianca al Consiglio comunale, con funzione di tipo consultivo, mentre a livello regionale si potrebbe spingere su una partecipazione più vera dei cittadini nel Gect e questo potrebbe contribuire alla discussione e alla presa in carico di molti problemi.

 

Comunità di accoglienza e associazioni famigliari: proposta di universalità e integrazione sociale
Claudio Bassetti per il CNCA (Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza) ha apprezzato del disegno di legge il riferimento alla convenzione dei diritti dell’infanzia e l’attenzione alle condizioni dei bambini e adolescenti. Ha evidenziato che esistono in Trentino delle fasce di povertà relativa tra i minori di età, un dato pari all’11%, inferiore rispetto al resto d’Italia, ma significativo e preoccupante. L’eliminazione del limite temporale di accesso a queste misure ci trova d’accordo, così come la revisione dei vincoli di accesso, visto che i destinatari hanno bisogni primari. Bassetti ha sottolineato anche la necessità di prevedere periodicamente la revisione organica delle misure di supporto e contrasto alla povertà e di integrazione del reddito, che tenga conto della continua evoluzione del contesto.
Anna Vegliach (Forum delle associazioni familiari del Trentino) ha espresso parere favorevole alle proposte di modifica. In particolare è centrale a suo avviso fissare l’attenzione sui bisogni e i diritti dei bambini e sul fatto che tutti debbano avere le stesse opportunità di crescita. Universalità e integrazione sociale sono aspetti irrinunciabili, così come armonizzare i requisiti di accesso alle misure introdotte a livello nazionale con l’assegno unico universale, che riconosce uguaglianza a bambini e ragazzi condizionato alla residenza sul territorio da minimo due anni e al possesso di un rapporto di lavoro da almeno sei mesi.

 

Ordine psicologi: si introduca il “bonus psicologico famiglia”
Roberta Bommassar (Ordine degli psicologi della Provincia di Trento) ha sottolineato come le proposte di Olivi, di modifica della legge vigente, integrano dei concetti fondamentali perché il sostegno alla famiglia è il primo e più qualificato sostegno allo sviluppo dei bambini. La pandemia ha evidenziato un malessere psicologico diffuso e trasversale, ha aggiunto dichiarando che l’OMS ha definito l’ansia e la depressione la seconda causa di sofferenza e disabilità per tutte le malattie e tra dieci anni rappresenteranno la maggiore causa. Intervenire con dei finanziamenti in questo ambito significa dunque risparmiare, per i costi indiretti collegati a queste sofferenze. L’auspicio, ha concluso, sarebbe l’introduzione di un “bonus psicologico famiglia”, facilmente fruibile e alleggerito dal punto di vista burocratico: sarebbe il momento giusto per prevedere uno strumento di questo tipo, perché l’esperienza della pandemia ha lasciato meno diffidenza e maggiore disponibilità a ricorrere a cure psicologiche. Inoltre, c’è un potenziale di professionisti psicologi e psicoterapeuti che potrebbero rispondere con qualità alle richieste, ha ricordato, dando anche la disponibilità all’avvio di un tavolo di lavoro.

 

Il dibattito
Paola Demagri ha ringraziato per l’approccio e per aver messo in evidenza una tematica certamente importante, come rilevano tutti i dati. Il bonus psicologico sarebbe uno strumento interessante, forse si dovrebbe promuovere e strutturare nel contempo una rete di professionisti che, a quanto pare, sarebbero disponibili.

Paolo Zanella ha evidenziato di fatto una carenza nell’ambito delle politiche di sostegno psicologico e psichiatrico che andrebbe colmata. Ha inoltre chiesto se la discriminazione per i bambini (che questo ddl mira a rimuovere), potrebbe concorrere e impattare sul piano psicologico. Bommassar ha confermato che i bambini discriminati saranno ragazzi con maggiori problemi a scuola, che usciranno dal circuito scolastico e che le discriminazioni subite da piccoli in via generale escono enormemente ingigantite.

Alex Marini ha espresso l’auspicio che si trovino forme di raccordo per rendere sistemico e continuo il rapporto tra gli psicologi e le istituzioni. Ha inoltre chiesto un parere sulla figura dello psicologo in supporto all’attività educativa, che assume sempre maggiore rilevanza e poi sui risvolti sull’economia, ovvero sulla minore produttività di un lavoratore che opera in sofferenza psicologica.

La scuola è un tasto dolente, essendo il luogo dove passano tutti i bambini, ha osservato Bommassar. Servirebbero maggiori riflessioni a questo proposito, con il sostegno del corpo docente e con riferimento alle difficoltà che gli insegnanti riscontrano. Quanto alla psicologia del lavoro è un ambito in grande espansione e sul quale diventa fondamentale investire in futuro.

 

La norma dei dieci anni di residenza non pone problemi di violazione giuridica
Francesco Cavallo (Centro studi Rosario Livatino) ha svolto un approfondimento giuridico sul tema del vincolo delle prestazioni ai dieci anni di residenza. In tutta onestà, ha detto, la norma non pone problemi di violazione di alcun principio giuridico di derivazione interna o sovranazionale, perché non sembrerebbe essere una misura destinata a tutti, ma “aggiuntiva” e quindi non può essere posta sullo stesso livello del trattamento che deve essere riservato erga omnes. La valutazione deve dunque essere svolta a suo avviso esclusivamente sul piano politico.
Una norma simile sulle politiche abitative è stata impugnata dalla Corte costituzionale, ha ricordato Claudio Cia, chiedendo chiarimenti.
Il passaggio da due a dieci anni, dal punto di vista della violazione di un principio del diritto, cambia poco, ha chiarito Cavallo e nel momento in cui il legislatore stabilisce che il “premio” va dato a chi ha maturato una maggiore affezione al territorio, misurabile in un maggiore numero di anni, la valutazione diventa “meta giuridica”.
Paolo Zanella ha ammesso che c’è una prevalente valutazione di merito che è squisitamente politica, ma ha detto di fare fatica a non vedere l’illegittimità della discriminazione contenuta nella norma provinciale.

 

Il calo demografico è superiore nella popolazione straniera
Giancarlo Blangiardo (Istituto nazionale di statistica) ha fornito un quadro di riferimento rispetto al contrasto del calo demografico, che sembra essere uno degli obiettivi della proposta in discussione. Stiamo vivendo una situazione di forte declino e qualsiasi intervento di sostegno alla natalità è il benvenuto, ha osservato. Questa dinamica, tuttavia, non differenzia tra italiani e non italiani e l’immigrazione non compensa questo fenomeno e non inverte il trend. Nella componente straniera il calo di natalità è addirittura superiore, basti il dato del Trentino, dove nel 2020 si è registrato un calo della natalità del 6,2% che sale al 10% per la componente straniera.
Zanella ha preso spunto da questi numeri per smontare il luogo comune che gli immigrati fanno tanti figli e confutare le tesi di chi contrasta il presente disegno di legge con la scusa che avrebbe pesanti ripercussioni in termini finanziari.

 

Il Consorzio dei Comuni ha annunciato l’invio di un documento. Le audizioni sono dunque concluse e il prossimo passaggio sarà l’esame del testo in Commissione. In allegato i documenti consegnati dai soggetti ascoltati.

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